Star Wars e la stampa francese
Scritto da Alberto Cassani domenica 20 dicembre 2015
Archiviato in Cinema d'attualità, Quelli che scrivono...
Difficile pensare che ci sia qualche abitante del mondo occidentale che non sappia del recente arrivo nei cinema del settimo film di Guerre Stellari. C’era talmente tanta attesa che fino all’ultimo la Walt Disney ha mantenuto segreti luoghi e tempi delle anteprime stampa, anche e soprattutto con la stampa stessa! Come avviene ormai di frequente con questo tipo di produzioni, ai giornalisti presenti alle proiezioni di Roma e Milano è stato chiesto di firmare un accordo di riservatezza fino alle ore 9:00 del giorno successivo, quando sono iniziate le prime proiezioni per il pubblico. Il testo presentato ai giornalisti italiani era il seguente (con grassetti e sottolineature originali):
BENVENUTI A QUESTA PROGRAMMAZIONE PRIVATA RELATIVA ALL’ANTEPRIMA DEL FILM “STAR WARS: IL RISVEGLIO DELLA FORZA”. LA PRESENTE PROGRAMMAZIONE NON E’ APERTA AL PUBBLICO ED E’ RISERVATA AI SOLI POSSESSORI DI UN INVITO. PRIMA DI ACCEDERE ALLA PROGRAMMAZIONE E’ NECESSARIO LEGGERE I TERMINI E LE CONDIZIONI QUI SEGUITO INDICATI E FIRMARE IN CALCE A CONFERMA DELL’ACCETTAZIONE DEGLI STESSI.
- Mi impegno ed accetto di NON effettuare alcuna REGISTRAZIONE del Film tramite sistemi elettronici o qualsiasi altro sistema.
- Sono consapevole che la suddetta programmazione sarà monitorata ai fini della prevenzione delle registrazioni non autorizzate. Qualsiasi registrazione non autorizzata sarà segnalata alle autorità pertinenti e The Walt Disney Company (Disney) si riserva tutti i diritti e i rimedi di legge in connessione alle registrazioni non autorizzate.
- Mi impegno a mantenere assoluta riservatezza su tutte le informazioni relative al Film (“Informazioni Confidenziali”) divulgate da Disney, da società capogruppo, filiali e/o collegate e altresì a non divulgare a persona o entità non vincolata dal presente accordo dette Informazioni Confidenziali senza aver prima ottenuto il consenso specifico di Disney. Mi impegno a non autorizzare, mettere in circolazione, pubblicare o altrimenti disseminare (ivi compreso senza restrizioni la comunicazione o il riferimento a dette informazioni tramite siti web, blogs, social network) qualsivoglia Informazione Confidenziale o di altre notizie di stampa o di altra pubblicità di qualsiasi tipo che direttamente o indirettamente è in relazione al Film. Sono responsabile per qualsiasi divulgazione o utilizzo del Film da parte dei miei agenti o collaboratori. Mi impegno a non duplicare, copiare, registrare o comunque riprodurre le Informazioni Confidenziali . Mi impegno a fare sempre quanto di meglio al fine di prevenire la divulgazione delle Informazioni Confidenziali della Disney.
Per offrire al pubblico di tutto il mondo l’opportunità di vivere al meglio Star Wars: Il Risveglio della Forza e scoprire al cinema tutte le sorprese contenute nel film, vi chiediamo di continuare a supportarci in questa avventura nel vostro ruolo di stampa e di astenervi dal rivelare nelle vostre pubblicazioni, inclusi i commenti sui social network, eventuali spoiler e dettagli sulla storia. L’embargo ufficiale per la pubblicazione delle recensioni termina mercoledì 16 dicembre 2015 ore 9:01 del mattino. Prima di questa data, è vietata la pubblicazione di qualsiasi recensione.
Un documento di embargo decisamente dettagliato ma, come detto, ormai non inusuale. Anzi, tutto sommato sensato nonostante la proiezione stampa fosse a ridosso dell’uscita in sala, visto che si trattava di un’uscita in contemporanea mondiale e che le anteprime stampa avvenivano addirittura prima della première mondiale. Fu molto meno sensato, ad esempio, l’embargo che la stessa Disney impose alla stampa italiana in occasione della presentazione del primo Cars, che fu sì mostrato ai giornalisti romani due mesi prima della sua uscita, ma quando il film era già nei cinema di mezza Europa. E per quanto appaia esagerata la richiesta di trattenersi dal raccontare elementi di particolare importanza per lo sviluppo della trama, trova purtroppo ragione di esistere nella pessima abitudine di molta stampa – magari blasonata ma non per questo di alta qualità – di raccontare tranquillamente dettagli cruciali dell’intreccio e addirittura il finale dei film. Ci fu chiesta la stessa cosa anche in occasione della recente proiezione di Spectre, e addirittura anche a quella di The Amazing Spider-Man 2, nonostante quel film finisse esattamente come il fumetto degli anni 60!
Ad ogni modo, questo è quanto è stato richiesto alla stampa italiana. In Francia, invece, le cose sono andate diversamente: le misure di sicurezza erano più strette e quanto chiesto ai giornalisti era decisamente più folle. Tant’è che la redazione di Le Monde si è rifiutata di accettare le richiesta della Disney, spiegando ai lettori le ragioni per cui avrebbero trovato sul giornale la recensione del film solo il giorno dopo la sua uscita ufficiale. Ecco la traduzione dell’articolo:
Come qualche altro miliardo di esseri umani, la rubrica cinematografica di Le Monde si appresta a scoprire il settimo film della saga inaugurata 39 anni fa da George Lucas. Ma dovremo pazientare fino alla mattina di mercoledì 16 dicembre, come la stragrande maggioranza dei francesi.
Certo, la Disney – che ha acquistato Lucasfilm nel 2012 – ci ha proposto di vedere Star Wars – Il risveglio della Forza martedì 15 dicembre, cosa che ci avrebbe permesso di pubblicarne la recensione mercoledì nella versione digitale e giovedì in quella cartacea del giornale. Ma le condizioni che la casa dalle grandi orecchie ha richiesto ai giornalisti per questa anteprima ci sono sembrate inaccettabili.Come accade sempre più di frequente con le grandi uscite hollywoodiane, ci sono in primo luogo delle precauzioni talmente esagerate da sconfinare nel grottesco: ottenimento di un “codice QR di accesso personale” subordinato alla firma di un accordo di riservatezza, luogo e orario tenuti segreti e comunicati il giorno prima via cellulare, annuncio della presenza di agenti di sicurezza equipaggiati con occhiali a infrarossi, “embargo critico” fino a mercoledì 16 dicembre alle ore 9:01.
E c’è poi, essenzialmente, la volontà da parte del distributore di controllare il contenuto degli articoli scritti dopo la proiezione del Risveglio della Forza. Il form online che dev’essere sottoscritto dai giornalisti desiderosi di partecipare all’anteprima, infatti, domanda loro di «non rivelare elementi chiave dell’intreccio, al fine di lasciare intatto il piacere ai futuri spettatori». I critici cinematografici sono poi invitati a riconoscere «che ogni rivelazione da parte loro riguardo il film a persone che non hanno partecipato alla proiezione costituirà motivo di compensazione per Disney/Lucasfilm». Nell’e-mail che accompagnava questo formulario, i mittenti intimavano anche di tenere secreti «i legami che uniscono i personaggi».A memoria di giornalista, nessuna casa di produzione ha mai preteso di immischiarsi nei contenuti degli articoli e nelle conversazioni private dei giornalisti con i loro cari, per di più brandendo la minaccia di adire alle vie legali. Tutto questo testimonia la natura corporativa di Star Wars: si tratta di giustificare agli occhi degli azionisti della Disney il colossale investimento – 4,4 miliardi di dollari (4 miliardi di euro) – che ha rappresentato l’acquisto della Lucasfilm. Ogni decisione, compreso il tentativo di appiattire le critiche, è presa con questo scopo, non con quello di creare qualcosa o di intrattenere.
Certo, possiamo essere d’accordo con Topolino che “spoilerare” è un peccato. Ma se non parliamo di ciò che avviene sullo schermo (la trama del film) né dei personaggi che lo popolano, non restano che i paesaggi e gli effetti speciali. Ci vediamo mercoledì su Lemonde.fr o giovedì sul quotidiano, per parlare di tutto quello che ci pare interessante, o meno, del film.
Nei giorni seguenti, non direttamente in risposta a questo articolo, alcuni amici e colleghi hanno stigmatizzato sui social network – spesso con senso dell’umorismo – l’abitudine allo spoiler di una certa parte della critica cinematografica. Tutto sommato, quindi, accettando una situazione che con questo tipo di film sta diventando la regola. Sono pienamente d’accordo con questa stigmatizzazione (tanto che su CineFile limitiamo alle quattro righe introduttive il racconto della trama ed evitiamo per quanto possibile ogni altro particolare nel corso della recensione), ma una cosa è chiedere educazione ai critici, un’altra è impedirgli di scrivere determinate cose. Se io voglio farmi odiare dai miei lettori rivelando il destino del tal personaggio, è una scelta mia. Deve essere una scelta mia. La critica cinematografica è giornalismo di opinione, e se io sono dell’opinione che un certo elemento della pellicola meriti di essere raccontato e analizzato, devo poterlo fare. Se poi i miei lettori non sono d’accordo con la mia decisione si regoleranno di conseguenza, ma non si può lasciare che siano produttori e distributori a decidere cosa possiamo o non possiamo scrivere nei nostri articoli.
Durante una delle lunghe file fatte per entrare in sala all’ultimo Festival di Cannes, mi trovai a parlare con un’amica di un altro sito internet delle nostre recensioni di An (Le ricette della signora Toku). Nella mia, io avevo segnalato che tono e tema del film cambiavano radicalmente verso metà proiezione, mentre lei aveva costruito buona parte del suo articolo proprio sulla ragione del cambiamento, che in effetti rappresenta il cuore emotivo del film. Non ero d’accordo con la sua scelta, ma era una scelta perfettamente legittima dal punto di vista critico, e che anzi le aveva dato modo di raccontare nel dettaglio alcuni particolari pochissimo noti dell’odierna società giapponese. Se ai festival avessimo le stesse imposizioni volute da Hollywood, non l’avrebbe potuto fare.
Del divieto di discutere del film con amici e parenti prima della scadenza dell’embargo, minacciando addirittura di adire alle vie legali, non vale neanche la pena parlare. Sono 14 anni che litigo con gli uffici stampa perché mi permetto di dire ai colleghi quando e dove si terrà la tale anteprima (ricevendone una volta anche una “squalifica” di tre settimane), di certo non avrei accettato il divieto di parlare in casa di quello che ho appena visto al cinema. Anzi, penso di poter dire che se mi fossi trovato a dover firmare un documento come quello sottoposto a Le Monde mi sarei girato e sarei tornato a casa, andando poi a vedere il film nella sala del paese accanto a quello in cui vivo. La mattina dopo, certo, ma avendo la piena libertà su cosa scrivere e cosa non scrivere nella mia recensione.
Che poi, volendo guardare, la situazione di Guerre Stellari è semplicemente la diretta conseguenza della mancanza di rispetto che i produttori e i distributori importanti hanno per gli organi di stampa. Dal loro punto di vista le anteprime stampa non sono altro che un favore fatto verso giornali e siti, il cui risultato ha per un’utilità molto vicina allo zero. Anzi, sono spesso un fastidio, come dimostrano appunto i tanti modi in cui cercano di appiattire se non proprio zittire lo spirito critico degli invitati. E come dimostrano anche le misure di sicurezza sempre più strette – dai metal detector agli occhiali a infrarossi – che vengono prese nei confronti di una categoria di cui evidentemente non ci si fida per niente. E il problema è che la stampa ha contribuito con la sua passività (oltre che con la sua maleducazione, beninteso) a questa escalation, perché nessuno (me compreso, sia chiaro) si è mai lamentato quando per lasciarti entrare in sala ti viene chiesto di consegnare il cellulare all’ingresso; nessuno (me compreso) ha mai rifiutato di firmare l’embargo… Anzi, siamo tutti allegri e sorridenti quando al cinema ci regalano quaderni, penne, tazze o pupazzetti. Perché ormai anche noi siamo entrati nell’ordine di idee che le anteprime sono un favore che ci viene fatto, o forse addirittura che sono una cosa che ci è necessaria per poter far bene il nostro lavoro. La decisione di Le Monde, e l’articolo con cui l’hanno argomentata, ci dice invece proprio il contrario: se queste sono le condizioni per partecipare a un’anteprima stampa, il nostro lavoro lo possiamo fare molto meglio non andandoci.
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