Portiamo la critica cinematografica fuori dall'Era del Sarcasmo

Scritto da Alberto Cassani mercoledì 18 luglio 2012 
Archiviato in Quelli che scrivono...

C’è un’abitudine agosciante, tra i critici cinematografici. Lo si può notare nei più piccoli blog come nei quotidiani più importanti. Stiamo vivendo l’Era del Sarcasmo. Il termine inglese “snark” […] si riferisce ai commenti sardonici o sarcastici fatti per divertire se stessi e gli spettatori che hanno le nostre stesse idee. E’ un’abitudine adottata dagli adolescenti che si fingono indifferenti e ciondolano nei banchi in fondo all’aula, ma è sfuggita ai cliché dei licei ed ha infettato la critica cinematografica, dove l’obiettivo sempre più prevalente non è scrivere la recensione di un film ma un monologo da cabarettista dilettante. Ci sono molte onorevoli eccezioni, e le recensioni inperdonabilmente sarcastiche sono molto più frequenti su internet che non sulla carta stampata, ma la generale crescita dei sarcastici è innegabile.

Ricevo spesso mail da parte di aspiranti critici che mi chiedono o di poter contibuire alla pubblicazione che sto curando oppure dei semplici consigli. Moltissime di queste mail contengono variazione della frase «Credo di saper scrivere bene e di avere quel sarcastico senso dell’umorismo necessario per fare il critico cinematografico», come se il critico cinematografico fosse per definizione un mercante di insulti annoiato e privo di immaginazione. Una mail conteneva persino il link alla “stroncatura” che l’autore aveva scritto di Paul Blart: Mall Cop, un articolo che era stato postato circa tre mesi dopo l’uscita del film, ossia due mesi dopo che il film era stato dimenticato.

Un’intera generazione di critici cinematografici – o per lo meno, di gente che vuole diventare critico cinematografico – sembra credere che lo scopo più importante della critica cinematografica sia prendere in giro film che non meritano alcuna attenzione. Ogni volta che parlo di questo argomento, ottengo sempre la stessa risposta prestampata: «E’ solo pigrizia. E’ sempre più facile fare commenti stupidi che scrivere qualcosa di sensato.» La seconda parte è vera: è sempre più facile fare commenti stupidi che scrivere qualcosa di sensato, che è la ragione per la quale, se non puoi scrivere qualcosa di sensato, non dovresti scrivere affatto. Ma la prima parte è falsa: non è solo pigrizia, a spingere i critici a farlo. La maggior parte dei critici che scrivono in maniera sarcastica non sono professionalmente obbligati a recensire dozzine e dozzine di film, che abbiano voglia di vederli o meno.
Specialmente in rete, molti critici possono scrivere quanto gli pare ci qualunque cosa vogliono. Così questi critici, o sulla via del diventare critici, che decidono di scrivere “stroncature” ricche di sarcasmo di Paul Blart: Mall Cop hanno attivamente deciso di scrivere noiose stupidaggini a proposito di noiose stupidaggini. Se fossero solamente pigri, semplicemente non farebbero nulla.

Una volta i critici cinematografici erano responsabili del controllo qualità, esaminavano qualunque cosa uscisse dalla catena di montaggio e davano la propria opinione riguardo la sua fruibilità. I critici cinematografici più importanti – quelli nelle redazioni dei grandi quotidiani, delle riviste e dei grandi siti internet – hanno ancora un ruolo simile: guardano ogni uscita cinematografica importante poco prima della sua uscita nelle sale e scrivono una recensione che, in pratica, spiega se i lettori dovrebbero o non dovrebbero pagare per andarlo a vedere durante il fine settimana. Ma tutti i critici che non lavorano in quell’ambito – il che vuol dire la stragrande maggioranza di tutti quelli che scrivono recensioni, siano essi professionisti, semi-professionisti o dilettanti – dovrebbero lavorare seguendo un modello diverso.

Ormai escono migliaia di film ogni anno. Nel 2011 Roger Ebert, il critico cinematografico più grande e più stacanovista di tutti i tempi, ne ha recensiti 292. E’ il numero più alto di recensioni che ha scritto da quando è diventato un critico, nel 1967. Ma scommetto che è anche la percentuale più bassa dei film usciti in tutto il mondo nel corso dell’anno che lui ha mai coperto. Ormai vengono prodotti così tanti film, e ci sono così tanti modi per vederli – canali televisivi 24-ore-su-24, streaming via internet, download, DVD, Blu-Ray e, per quanto sembrino quasi un ripiego, i cinema – che gli spettatori ne sono sommersi. Una guida critica seria non è mai stata così necessaria.
I critici cinematografici del giorno d’oggi dovrebbero essere dei cani da tartufo, che scoprono le perle sconosciute sepolte sotto la massa di fango e di mediocrità. Non ha senso che ci siano migliaia di blogger che recensiscono il blockbuster della settimana o, peggio ancora, che scelgono quello meno interessante e sprecano parole per prenderlo in giro. Ma avrebbe molto senso se utilizzassero le loro conoscenze e la loro esperienza per scoprire, e portare all’attenzione dei lettori, un film che lo merita e che altrimenti rimarrebbe sconosciuto. Come critici cinematografici, la nostra ambizione dovrebbe essere quella di scovare un film così bello da spingerci a scriverne in maniera talmente convincente che i lettori si sentiranno obbligati a cercarlo per avere la stessa meravigliosa esperienza di visione che abbiamo avuto noi.

Lasciamo il sarcasmo per Twitter, dove la soglia di attenzione è più bassa, il numero di caratteri è limitato e – come suggerisce lo stesso nome “Twitter” – la frivolezza è la chiave. Creiamo recensioni cinematografiche che siano saggi soddisfacenti in grado, il più spesso possibile, di guidare i lettori verso film soddisfacenti. E’ ora di dichiarare guerra alla critica da cabaret dilettantistico.

Scott Jordan Harris, The Telegraph, 13 Giugno 2012.

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Commenti

18 risposte a: “Portiamo la critica cinematografica fuori dall'Era del Sarcasmo”

  1. Manuel ha scritto giovedì 19 luglio 2012 12:07

    Pienamente daccordo

    però va detto che, volenti o nolenti, a volte occorra scrivere qualcosa anche di film brutti e involontariamente ridicoli e la penna si lasci un po’ andare.

    Come diceva il critico di “Ratatouille” le stroncature sono le critiche preferite sia dai recensori che dai lettori anche se spesso sono ingenerose nei confronti del lavoro di molte persone

  2. Alberto Cassani ha scritto giovedì 19 luglio 2012 12:35

    Scrivere stroncature è più divertente, ma di rado si riesce ad essere davvero convincenti. Però non c’è scritto da nessuna parte che bisogna scriverle prendendo in giro il film… Il problema vero, però, è che spesso si decide di recensire il film più importante della settimana (magari anche solo per accaparrarsi qualche click in più) e questo si rivela una ciofeca. In effetti, potendo scegliere, sarebbe molto più utile scegliere sempre il film da consigliare, ma la cosa presuppone la possibilità di vedere tutto e di vederlo sufficientemente in anticipo per poter scegliere.

  3. Paola di Giuseppe ha scritto domenica 22 luglio 2012 07:53

    Arrivo al suo articolo lungo i percorsi labirintici del web, non so se si possa parlare di caso, comunque arrivo e spalanco gli occhi: c’è ancora qualcuno che riesce a dire cose sensate? ebbene si, c’è. Mi rallegro e sottoscrivo. Scrivere é arduo, non basta pensare, c’è da plasmare il pensiero.Roba complessa, moneta fuori corso oggi, e allora impazza il cabaret (magari quello vero!) . Per demolire o per costruire servono strumenti altrettanto sofisticati, bello o brutto un film, buona o cattiva una pietanza, bisogna saper dire perché, e, possibilmente, conoscendo ortografia, morfologia e sintassi, tenere sveglia l’attenzione , impedire crolli sulla pagina, far pensare che, si, é vero, quella cosa é proprio cosí, oh, sí, quell’ altra m’era sfuggita… Sembra facile, diceva quello una volta! Complimenti per il conio “l’era del sarcasmo”, lo adotto 🙂 Paola Di Giuseppe

  4. Alberto Cassani ha scritto domenica 22 luglio 2012 12:36

    Grazie dei complimenti, Paola. Ma vanno girati all’autore originale: com’è scritto in calce all’articolo, questo è un pezzo scritto per il Telegraph da Scott Jordan Harris. Io mi sono limitato a tradurlo.

  5. Paola di Giuseppe ha scritto domenica 22 luglio 2012 12:52

    E allora i complimenti vanno anche alla traduzione che non tradisce.A quanto pare, allora, il fenomeno non é solo italiano, forse bisognerebbe esser contenti,non so.

  6. Alberto Cassani ha scritto domenica 22 luglio 2012 13:34

    No, non credo che si debba esser contenti. Io non frequento il mondo dei blog cinematografici in lingua inglese, ma in effetti non c’è motivo perché su questo punto ci debba essere differenza: al di là del valore dei singoli film, scrivere recensioni serie e approfondite è certamente più faticoso e complicato che non scrivere prese in giro più o meno velate (tra l’altro, io stesso faccio entrambe le cose…). La cosa davvero grave, secondo me, è che i lettori sembrano premiare più queste ultime piuttosto che le prime, e non so se è per una vera e propria scelta di gusto o per semplice ignoranza.

  7. Paola di Giuseppe ha scritto domenica 22 luglio 2012 14:24

    Credo che le cose vadano insieme: ignoranza, scadimento del gusto, facile ricorso a formulari che catturano la voglia di irridere, dileggiare, sghignazzare, tutto tranne che argomentare. Piace anche a me , a volte, adottare un po’ di spirito caustico, ricorrere alla battuta, se il film lo richiede perché no? Ma qui non si tratta di questo, Scott Harris tocca un punto davvero dolente che, purtroppo, non é circoscritto al solo cinema, é stato un vero piacere leggerlo e la ringrazio per la risposta

  8. Alberto Cassani ha scritto domenica 22 luglio 2012 14:37

    E’ un piacere.

  9. Federico ha scritto lunedì 23 luglio 2012 19:51

    “un articolo che era stato postato circa tre mesi dopo l’uscita del film, ossia due mesi dopo che il film era stato dimenticato.”
    Perfetto esempio della differenza tra ironia e sarcasmo.

  10. Alberto Cassani ha scritto lunedì 23 luglio 2012 20:11

    Alcuni lettori del Telegraph però non l’hanno apprezzata.

  11. Marco Albanese ha scritto giovedì 27 settembre 2012 12:20

    Grazie per la traduzione! Ho sempre pensato, nel mio piccolo, che il ruolo di un critico sia soprattutto quello di fornire un’interpretazione, suggerire un percorso, chiarire che idea del mondo e del cinema suggerisca quel determinato film, spiegando magari perchè sia meritevole di visione.
    Qualche volta si può usare anche l’ironia, naturalmente, ma con equilibrio: ad ironizzare sui soliti noti, siamo bravi tutti…
    Questo vale ancor di più se si scrive su internet, che è il regno dell’eternità: una recensione sciatta scritta su un giornale, il giorno dopo non la ricorda più nessuno, ma sul web rimane visibile per sempre. Ed allora occorrerebbe una prospettiva meno superficiale…
    M.
    PS. Questo non toglie che, ogni tanto, una stroncatura (meglio se adeguatamente argomentata!)sia inevitabile e salutare…

  12. Alberto Cassani ha scritto giovedì 27 settembre 2012 14:23

    Come scrive Morando Morandini nel suo decalogo doppio per giovani critici (http://diario.cinefile.biz/decalogo-doppio-per-giovani-critici/), “Due o tre volte l’anno un critico dovrebbe concedersi il lusso di una bella dichiarazione d’odio col cuore in mano”. Io personalmente ritengo che non si debba mettere limiti rigidi alla frequenza di queste dichiarazioni: quando ci vuole ci vuole. Poi sta al critico capire quando vale la pena di usare l’ironia e quando invece bisogna essere seri.

    Per quanto riguarda il ruolo del critico, a me sembra che raramente la funzione di guida (ossia il consiglio di visione) vada a braccetto con quella di interprete (ossia lo spiegare davvero il film): solitamente risiedono proprio in due luoghi diversi, i quotidiani e il web la prima e i mensili la seconda. Ogni tanto c’è qualche articolo che scompagina le carte, ma sono un’eccezione. D’altra parte è anche vero che non tutti i film meritano entrambe le analisi, e che di rado ci si può permettere di scrivere un papiro per fare un’analisi completa, e – ancora – che alcuni critici sono semplicemente più sintetici di altri (io, ad esempio), ma in ogni caso la sciatteria non dovrebbe mai essere tollerata. Eppure…

  13. andrea ha scritto martedì 2 ottobre 2012 12:06

    scusi alberto, una domanda off-topic: da qualche giorno non è più possibile visualizzare la lista delle anteprime stampa milanesi sul suo sito, e alcuni addetti ai lavori, tra cui il sottoscritto, si trovano un pò in difficoltà.
    desideravo quindi sapere se c’è un modo per ovviare al problema…

    grazie in anticipo

  14. Alberto Cassani ha scritto martedì 2 ottobre 2012 13:18

    Andrea, purtroppo gli uffici stampa mi hanno poco gentilmente obbligato a togliere quella pagina dal sito, perché ritengono che il calendario dei loro appuntamenti debba rimanere assolutamente segreto, manco fossimo la P2. Mi rendo conto del disagio che crea a molti colleghi, ma non ho modo di ovviare al problema fino a quando non se ne rendono conto anche loro.

  15. Benedetta ha scritto mercoledì 17 ottobre 2012 16:36

    Salve..(io non c’entro niente) sono arrivata a leggere questo articolo (che mi è piaciuto molto) perchè amo il buon cinema..e mi piacerebbe sapere se ci capisco qualcosa..mi piacerebbe soprattutto capire se le mie intuizioni hanno qualcosa di fondato magari confrontandomi con persone qualificate e preparate..(ma è soltanto un sogno nel cassetto) Purtroppo negli ultimi tempi a causa degli impegni mi riesce difficile andare al cinema..soltanto qualche giorno fa sono riuscita a vedere “Quasi Amici” un film che rincorrevo da tempo… Bene non sò che altro aggiungere..e sinceramente mi sento pure un pò sciocca..cmq poche cose riescono ad attirare completamente la mia attenzione e un buon film è una di queste..è stupefacente come la visione riesce a farmi sentire cinica e romantica..razionale e fantasiosa..commiserevole e stronza..Buon lavoro a tutti..

  16. Alberto Cassani ha scritto mercoledì 17 ottobre 2012 18:26

    Benedetta, non c’è nulla di cui sentirsi sciocchi. Se vuoi confrontarti con altri sulla tua idea di cinema hai due semplici possibilità: apri un blog in cui scrivi recensioni e ne discuti con i tuoi lettori, oppure vai su un sito/blog di qualcun altro e ne parli lì con gli autori e con gli altri lettori. Puoi farlo benissimo anche su CineFile, se vuoi (per quanto non abbiamo la recensione di “Quasi amici”).

  17. Benedetta ha scritto mercoledì 17 ottobre 2012 19:14

    Sono sorpresa e lusingata..non mi aspettavo certo una risposta..GRAZIE di cuore..cercherò di seguire i suoi preziosissimi consigli, spero di esserne capace.

  18. roberto ha scritto domenica 18 agosto 2013 19:47

    Lucidità, impeccabile. Grazie

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