Le stellette del cinema
Scritto da Alberto Cassani lunedì 21 luglio 2014 	
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Oggi 21 luglio 2014, Morando Morandini compie 90 anni. Morandini è il decano della critica cinematografica italiana, autore dell’omonimo dizionario dei film (in cui qualche anno fa ho avuto l’onore di veder pubblicata anche una mia recensione) e padre spirituale dei critici della mia generazione, letteralmente cresciuti leggendo le sue recensioni sui quotidiani La notte e Il giorno.

Il 23 giugno sua figlia Luisa – anch’essa critica e curatrice col padre del dizionario pubblicato da Zanichelli – ha organizzato per lui una festa al cinema Anteo di Milano, in cui sono intervenuti un centinaio di colleghi e addetti ai lavori. Nell’occasione, ci è stato consegnato il testo in cui Morando ricorda com’è nato e si è sviluppato l’uso delle stellette per indicare il valore dei film a fianco delle recensioni. Ve lo riporto qui perché è un interessante spaccato di un mondo giornalistico che ormai non esiste più, e che forse anche allora era piuttosto anomalo. Ed è un magnifico omaggio a uno dei più importanti critici cinematografici della storia d’Italia.
Negli Anni 50, mezzo secolo fa, un esercente – un amio/nemico che conosceva la mia antipatia per la vita militare – andava in giro a dire che avevo militarizzato il cinema, mettendogli le stellette. La Notte, quotidiano del pomeriggio di centro-destra, arrivò in edicola il 7 dicembre 1952. Fu il primo quotidiano italiano ad avere un’organica pagina degli spettacoli e il primo a classificare i film in programmazione con le stellette del giudizio critico – da una a quattro – in una rubrica intitolata “Dove andiamo stasera?” che più tardi divenne una pagina intera separata da quella degli Spettacoli. Nel frattempo le stellette erano diventate cinque, erano stati aggiunti i pallini del successo di pubblico – pure da uno a cinque – i riassuntini della trama, talvolta spiritosi, preceduti dal nome del regista, dei due o tre attori principali e il genere.
La Notte fu anche il primo quotidiano metropolitano che pubblicò nei cosiddetti “tamburini” di “Dove andiamo stasera?” l’indirizzo della sala col numero di telefono e i tram che passavano nei paraggi. L’idea era stata di Nino Nutrizio, direttore della Notte e, tra i tanti che ho avuto prima e dopo, il direttore dal quale ho più imparato come giornalista. Fui io, assunto come redattore unico degli spettacoli, a suggerirgli le stellette: insufficiente, discreto, buono, ottimo. All’inizio avevo a disposizione tre illustri critici: Enzo Biagi (cinema), Eugenio Ferdinando Calmieri (teatro, il mio maestro come critico), Alceo Toni (musica). Nell’agosto 1953 Biagi, molto occupato come direttore di Epoca, mi cedette il posto e divenni titolare.
Nel settembre 1953 esce Il ritorno di Don Camillo di Duvivier. Lo recensisco con rispetto e gli do due stellette. Pochi giorni dopo Nutrizio mi chiama. Ha appena ricevuto una telefonata di Rizzoli, il vecchio Angelo Rizzoli, suo amico, che si lamenta: «Ma come! Sta incassando più del primo, campione assoluto di incassi, e gli avete dato soltanto due stellette!» Nutrizio mi domanda: «Che cosa facciamo?» (Quale direttore oggi si comporterebbe così? Altri tempi).
Non sono mai stato un tipo dalle reazioni veloci, ma in quell’occasione lo fui: gli proposi di mettere i pallini per il successo di pubblico. Proposta accettata. Quando fu varata la novità dei pallini Il ritorno di Don Camillo ebbe due stellette e cinque pallini (sul Dizionario dei film ne ha due e ½, ma sulla Notte non avevo i “mezzi”).
Intanto, però, La Notte cresceva in copie vendute e in prestigio. Cresceva anche il numero dei redattori degli spettacoli. Purtroppo non ho registrato la data precisa, ma capitò tra la fine del ’53 e il ’54. Agli esercenti milanesi, ma forse anche ai distributori e ai produttori, la novità delle stellette, poi adottata da molti altri giornali, anche più importanti della Notte, risultava indigesta. Reagirono con una messa al bando: fu dato ordine alle casse dei cinema milanesi di non ritenere valida la mia tessera Agis. La reazione di Nutrizio fu immediata: fece pubblicare ogni giorno un piccolo inserto in neretto incorniciato che diceva: «La Notte è l’unico giornale in Italia che paga per andare al cinema». O pressappoco, non l’ho schedato nel mio archivio. Non ricordo per quante settimane e mesi durò quel bando. So, però, che, come le sanzioni negli anni Trenta, in pratica e a poco a poco, non fu rispettato più di tanto. Oramai i direttori di sala e le cassiere gentili mi conoscevano. Così passavo senza pagare il biglietto.
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Nel settembre 1953 esce Il ritorno di Don Camillo di Duvivier. Lo recensisco con rispetto e gli do due stellette. Pochi giorni dopo Nutrizio mi chiama. Ha appena ricevuto una telefonata di Rizzoli, il vecchio Angelo Rizzoli, suo amico, che si lamenta: «Ma come! Sta incassando più del primo, campione assoluto di incassi, e gli avete dato soltanto due stellette!» Nutrizio mi domanda: «Che cosa facciamo?» (Quale direttore oggi si comporterebbe così? Altri tempi).