Caccia al tesoro

Scritto da Alberto Cassani domenica 13 giugno 2010 
Archiviato in Quelli che scrivono...

Per movimentare un po’ il blog in questo periodo di scarsa vena creativa, mi è venuto in mente di fare un simpatico giochino con i miei più affezionati lettori. Una Caccia al Tesoro, un po’ come quelle che fa Natalia Aspesi. La Aspesi scrive infatti lunghi e articolati pezzi di costume in cui, in una sorta di goliardica strizzatina d’occhi diretta ai lettori più colti, inserisce quasi dal nulla delle pillole di critica cinematografica che nobilitano l’intero articolo e lo fanno diventare a tutti gli effetti una recensione. La cosa è molto utile anche per evitare le proteste di produttori e registi, perché la critica è ovviamente da intendersi solo ed esclusivamente come innocuo e scherzoso divertissement, e quindi non meritoria né di proteste né tantomeno di cause per diffamazione e/o plagio.

In un modo simile alla Aspesi, dicevo, ho deciso di proporvi questa Caccia al Tesoro. Le regole sono molto semplici: all’interno del testo riportato qui sotto è contenuta una citazione di un famoso comico italiano, il primo tra voi che riconoscerà la citazione vincerà un rarissimo nigottino d’oro autografato, che gli sarà consegnato a casa, a sue spese.

A quelli che storceranno il naso – ‘che sicuramente ce ne sarà più d’uno – faccio notare innanzi tutto come il testo sia perfettamente attinente all’argomento del blog, e quindi per nulla eccessivo o volgare. Ricordo e sottolineo, poi, che si tratta di un gioco, e che la citazione non è altro che una citazione. Non è la citazione il centro del testo – anzi: non è il testo – ma se anche lo fosse non si possono sottovalutare i miglioramenti che vi ho apportato e il netto cambiamento di senso provocato dal differente contesto in cui l’ho inserita. Proprio questi cambiamenti nobilitano la citazione stessa, la rendono attuale e più pungente, la trasformano insomma in satira intelligente. E comunque, chi non se ne rende conto è perché ha idee politiche diverse dalle mie e vuole solo diffamarmi.

22 dicembre 2000: a Skibo, in Scozia, fa freddo, ma molte celebrità affollano il parco del castello per il party nuziale di Madonna e Guy Ritchie. Il pomeriggio piovoso rende il terreno un liquame paragonabile al gossip che eventi del genere producono. È una festa in grande stile. Numeri circensi, animali esotici, mimi, suonatori di cornamuse e artisti sui trampoli si succedono fra gli ospiti, fin sulle rive del lago del castello, cercando di non carambolare uno addosso all’altro.

Posh Spice, Demi Moore e Liz Hurley adocchiano le celebrità maschili, commentando gli esemplari.
Posh indossa una pelliccia di lince by Michael Kors, abito di Gaultierin taffetà con scollatura asimmetrica e gonna a petali bordati di ruches; cappello Patricia Underwood, bracciali e anelli Van Cleef & Arpels, guanti Christian Lacroix, profumo Arpege.
Demi un maxicappotto di visone bianco dorato a pelo lungo, reversibile, di Lanvin, sopra un abito lungo tutto ricamato in dé gradé e bolero di struzzo brode, by Valentino; orecchini e collana Bulgari; scarpe Prada, profumo Vetiver.
Liz un cappotto di cashmere, gonna e décolletées Armani, giacca di vinile Moschino, cappello Jean Barthet, boa di struzzo Vera Wang, guanti Didier Ludot, calze Pierre Mantoux, scarpe Jimmy Choo, profumo Angel.

Demi: Quello?
Posh: Me lo sono fatto.
Liz: Anch’io.
Demi: Anch’io. E quello?
Posh: Me lo sono fatto.
Liz: Anch’io.
Demi: Anch’io. E quello?
Posh: Me lo sono fatto.
Liz: Anch’io.
Demi: Anch’io. E quello?
Posh: Non ancora. Ma me lo farei.
Liz: Anch’io!
Demi: Anch’io! (ridono di gusto)

Arriva Gwyneth Paltrow. Trench di plastica trasparente Dolce & Gabbana, blusa vintage, sandali, profumo Mitsouko. È avvolta da un plaid scozzese Paula Ruberstein che qualcuno le ha prestato sul posto.

Gwyneth: (tossisce, protegge la bocca con un lembo del plaid) Brrr, ragazzi, fa un freddo boia!
Sting: (cappotto nero Aquascutum, suit con gilet Gieves & Hawkes, cravatta silver Prochownick, scarpe Church’s, profumo Creed) Nulla che otto ore di sesso non possano curare.
Trudie Styler: (dressed to kill) Piantala con questa storia delle otto ore di sesso, caro. Sono stufa di spiegarti alle mogli delle altre rockstar. Ciao, Gwyneth.
Gwyneth: Ciao, Trudie. Vuoi sapere chi è un’idiota? Guarda qua. I sandali, mi sono messa. (indica se stessa) Questa è un’idiota.
Trudie: Manolo Blahnik?
Gwyneth: M-hm. Ho le dita in cancrena. Mi verrà una cancrena Manolo Blahnik. (si gratta il braccio) Per non parlare di questa blusa vintage con dettagli di velluto.
Trudie: È un amore.
Gwyneth: Tremila dollari da Harriet Love, Spring Street. No, dico: tremila dollari!
Trudie: Be’?
Gwyneth: Mi pizzica! Se volevo grattarmi andavo a prenderne una alla Croce Rossa. (si gratta il braccio) Sentite anche voi il vento freddo sulla faccia? (tossisce)
Demi: È il tempo che passa, (si gratta per suggestione)
George Clooney: (cappotto di cashmere, Herring bone tweed suit, pantaloni Principe di Galles, camicia, cravatta e scarpe e profumo Dior Homme) Brrr! Domani stesso parto per Sharm el Sheik. Mi toglierò questo cappotto, andrò in spiaggia, mi tufferò fra le onde e mentre sono lì a fare il morto penserò a voi e mi chiederò:  «Che ci faccio a mollo con i vestiti addosso?» (ridono)
Gwyneth: Perché sposarsi a dicembre! È una follia! (tossisce)
David Beckham: (trench e suit Armani, scarpe Prada, profumo Etro) È il periodo dell’anno in cui la sua specie si accoppia.
Gwyneth: E perché di venerdì?
Posh: Così se la cosa non funziona ha il weekend libero.
Sting: Lei è una post-femminista. Lui un post-maschilista. Funzionerà.
Demi: Ma come fai a tenerti uno così per tutta la vita?
Ashton Kutchner: (cappotto e abito Helmut Lang, profumo Hermès) Come fai a tenerti una così per tutta la vita.
Posh: Non sto parlando di qualcosa che duri tutta la vita. Sto parlando di matrimonio.
Trudie: Comunque hanno preso le loro precauzioni.
Demi: Che precauzioni si prendono contro le calamità naturali?
Trudie: Contratto prematrimoniale: se la storia finisce, nessuno dei due potrà parlarne da Oprah.
Posh: E allora che gusto c’è? (ridono)
Hugh Grant: (cappotto e completo Brioni, cravatta Dior Homme, scarpe Gucci, profumo Creed) Io ho conosciuto una giovane ereditiera miliardaria che è disposta a sposarsi solo se un eventuale futuro marito firmerà un accordo in cui si impegna a portare sempre con sé un videofonino in modo che lei possa controllarlo quando vuole. Voglio proprio vedere chi è il fesso che ci casca.

Liz raggiunge il gruppo.

Liz: (in disparte, a David) Posh mi ha detto che la settimana scorsa hai visto Hugh da Cartier con una sgallettata. È vero?
David: (una mano nei pantaloni, si stava aggiustando il pisello) Oh, salve, Liz. Mi hai beccato con la mano nella scatola dei biscotti. Sì, li ho visti.
Liz: La conosco?
David: Non è famosa. Una ragazza molto ordinaria. Ventitré anni. Gambe lunghissime. Vita sottile. Seno imponente. Labbra carnose. Capelli biondi che sobbalzano vaporosi quando cammina. (mima la vaporosità) Li porta sciolti e lunghi fino alle spalle. E quando ride…
Liz: Basta così. Non ti ho chiesto una rapsodia.
Hugh: Liz!
Liz: Hugh.
Hugh: Hai su le mutandine sexy?
Liz: No, quelle saporite.
Hugh: Vuoi dire che quando stavamo insieme avrei potuto scegliere?
Liz: Troppo tardi. Ormai preferisco esseri viventi che sono più in alto di te nella catena alimentare.
Hugh: È così difficile incontrare qualcuno, di questi tempi.
Liz: (acida) Basta accostare e chiedere: «Quanto?»
Sting: (a Trudie) Sei stufa di spiegarmi. Ti sembro poi così strambo?
Trudie: Non è quello che intendevo.
Sting: Non è quello che intendevi. E allora perché l’hai detto?
Trudie: Non l’ho detto.
Sting: Sì, l’hai detto.
Trudie: Ma non è quello che intendevo.
Sting: E allora perché l’hai detto?
Trudie: Non l’ho detto.
Sting: Sì, l’hai detto.
Trudie: Ma non è quello che intendevo. (ad lib.)
Gwyneth: Questi due non potevano sposarsi domattina? (tossisce) Magari col sole.
Posh: La cerimonia doveva essere domattina, ma è stata anticipata perché questo posto è stato affittato per sbaglio a un’altra cerimonia. (si rivolge a un grassone sconosciuto che si sta sbafando una fetta di torta) Parente?
Sconosciuto: (si volta: ha le orecchie come quelle del dottor Spock di Star Trek e sotto il loden indossa un completo sintetico azzurro e nero tipo flotta dell’Enterprise) Vulcaniano.
Posh: Prego?
Sconosciuto: Oh. Mi chiamo Jim. Sono qui per il Congresso dei fan di Star Trek.
Posh: Non è un po’ in anticipo?
Sconosciuto: Se ai congressi dei fan di Star Trek non arrivi in anticipo, puoi anche morire di fame. (mangia) Posh gli fa il saluto vulcaniano, quello se ne va squadrandola con un’occhiataccia, proteggendo la fetta di torta.
Demi: Lo strano è quanta gente abbia accettato di essere presente a questa pagliacciata.
Trudie: Tutti apprezzano l’incidente altrui.
Posh: Voleva dei testimoni.
Sting: Madonna è qualcosa di originale. Come Picasso.
Trudie: O una caffettiera.
Demi: È solo l’ennesima metamorfosi di Madonna. Da dark lady sadomaso a sposina in bianco. A quando i libri per bambini?
George: Vedo già il titolo: “Guy Ritchie e la prigioniera della propria immagine”.
Trudie: Ogni libro è un libro per bambini, se non sai leggere.
Demi: Oggi siamo tutti comparse involontarie di un suo video. No? Voglio dire: riuscite a distinguere questo matrimonio da un matrimonio finto?
Sting: Sta accadendo. Lo vediamo. Quindi è vero.
Demi: A parte che per la fisica moderna ci sono undici dimensioni e non solo le tre o quattro che conosciamo – e questo lascia la realtà come triste mito dei sensi – anche il cane della Sony puoi vederlo e toccarlo. È forse un cane vero? No. È una riproduzione. È un “cane”, (traccia in aria delle virgolette con le dita. Le virgolette restano in aria come tracce bianche. Un attimo, poi dissolvono) come questo matrimonio è un (altre virgolette in aria) “matrimonio”.
Trudie: Quindi, perfetto per i tempi che corrono.
Sting: Dite quello che volete. Madonna ha segnato un’epoca. Come una vera artista.
Trudie: Oh, dovrebbero esporre la sua spirale al Guggenheim!
George: Fra l’altro credo che la sua spirale sia a forma di Guggenheim.
(ridono)

Passa Manolo Blahnik.

Manolo Blahnik: È indubbiamente la regina del pop, ma una pessima attrice. (procede)
Gwyneth: (tossisce) Credete sia troppo presto per provarci con Carlos Leon?

Arriva Rupert Everett strattonato da un dobermann. Indossa un cappotto di pelle nera Versace, suit shirt & tie Hugo Boss, sneakersAdidas, profumo Ferré. E anche Everett indossa questo completo. (Scherzo, il cane è nudo.)

Rupert: Cristo, quanto odio i matrimoni.
George: A chi lo dici. Si sposano come mosche.
Rupert: Per quanto tempo ancora dovremo far finta di non essere annoiati? Uff!
George: Giochiamo a “Fuorilegge”?
Rupert: Come si fa?
George: Quando è il tuo turno, metti fuorilegge qualcosa. Che so, dire una certa parola. Se qualcuno infrange la legge, tu gli arrivi un lopez.
Rupert: Cos’è un lopez?
George: Una ginocchiata secca sull’esterno della coscia. Fa un male cane.
Rupert: Continua.
George: Dopo dieci minuti, sta a un altro aggiungere una legge. E così via per tutta la giornata.
Rupert: Chi vince?
George: Nessuno. Ma dopo un po’ fai lopez a tutti.
Rupert: Ci sto. Mi merito una ricompensa. Avevo pianificato questo fine settimana da mesi. Sole. Bagni turchi. Massaggiatori eburnei. Olii profumati. Oppio.
George: Casablanca?
Rupert: Agadir. Nessuno ci va più a Casablanca.
George: Naturalmente. L’avevo dimenticato.
Rupert: Non proprio ad Agadir, bada bene. In un piccolo villaggio più a sud. Sidi Ifni. Ci si vive con due sterline al giorno.
George: Incredibile. Ma suppongo sia già rovinato dal turismo.
Rupert: Non dentro il vulcano. Insomma, ero pronto per partire. Ma mia madre deve rispondere al telefono. «Chi è, ma’?» – «È Madonna, Rupert. Ti invita al suo matrimonio.» – «In Scozia! A dicembre, nientemeno! C’è la segreteria, cosa alzi la cornetta, cretina?» (facendole il verso) – «Ti divertirai, Madonna è sempre così piena di sorprese! – (indica le attrazioni) Vuoi paragonare dei clown sui trampoli a quello che può succedere in un bagno turco in Marocco?» Uff! Mi sento come quando Hugh Grant mi fregò la parte da protagonista di About a Boy. (sospira) Come ne usciamo?
George: Io sparisco. Poi tu dici che il tuo cane mi ha ingoiato e devi correre dal veterinario prima che lo stomaco entri in azione.
Rupert: Buona idea. Ci ucciderà con uno dei suoi reggiseni appuntiti.
George: Siamo incastrati. (accende un sigaro) Domani parto per Sharm.
Rupert: Nessuno ci va più, a Sharm.
George: Oh, non proprio a Sharm, bada bene. A Ras Mohammed, venti chilometri più a sud. Ci si vive con due dollari al giorno.
Rupert: Incredibile. Suppongo sia già rovinato dal turismo.
George: (annuisce guardando altrove) Troppi italiani.
Rupert: (dà uno sguardo mesto al party) Questa ce la paga.
George: L’unico modo per andare pari sarà fregare gli asciugamani. (esala una boccata di fumo denso e bianco)
Rupert: Spero divorzino amichevolmente.
Gwyneth: (a George) Scusa, puoi spegnerlo?
George: Eh?
Gwyneth: Puoi spegnere il coso, lì, il cetriolo? Il fumo mi da fastidio.
George: Ehi, a me mi sta uccidendo!
Rupert: Siamo all’aperto, Gwyneth!
Gwyneth: Da quando in qua fumi, George?
George: Lo faccio solo per tenere il naso al caldo. Non fumo, ma mi piace un naso caldo.
Gwyneth: Si vede che non sei capace. Sembri un robot che sta andando in cortocircuito in un telefilm di serie b. (a Demi) Che ne pensi di George?
Demi: Penso che sia il tuo tipo. Figo, boro e completamente non disponibile.
Gwyneth: Già. (tossisce) La vita è uno scherzo crudele. O è solo senza senso? Non mi ricordo mai. Che tristezza.
Demi: Dici spesso che tristezza.
Gwyneth: Che tristezza.
Demi: Io quando sono triste faccio un test di gravidanza. Così posso dire: «Almeno non sono incinta.» (nessuna reazione di rilievo) Si può sapere cos’hai?
Gwyneth: (sternutisce) Quando avevo cinque anni, mia madre mi comprò una tazza della Disney che suonava quando la alzavi. Siccome c’era scritto “Funziona per mille sollevamenti “, io bevevo il latte senza sollevarla, succhiando. Poi un giorno la musichetta non si è sentita più.
Demi: La tazza era morta.
Gwyneth: Nooo! Non dire così che mi deprimo subito. Si è addormentata.
Demi: Ha raggiunto la grande lavastoviglie che è nei cieli.
Gwyneth: Da allora sono triste. (sternutisce)
Demi: Ti sei presa il raffreddore?
Gwyneth: No, sono allergica al pelo di cane, (si soffia il naso) A casa stasera aprirò la porta del bagno, prenderò una rincorsa e con un balzo mi fracasserò la testa contro le mattonelle. Non posso lasciar passare la giornata senza provare un po’ di felicità. (va a prendere un drink)
Liz: Cos’ha?
Demi: Non riesce a trovare l’uomo giusto.
Liz: Non dire altro.
Rupert: All’altare dovrebbero esserci gli sposi, più gli amanti che ciascuno dei due ha avuto in vita sua fino a quel momento. (rivolto allo Sconosciuto con le orecchie di Spock che sta mangiando l’ennesimo dolce) Se non altro, sarebbe divertente. (si volta verso George come niente fosse, realizza cosa ha visto, ha un sobbalzo di sorpresa in ritardo, riguarda stupito il fan)
George: (a Rupert) Il matrimonio continua a promettere una bellezza e un’intimità impossibili. Nessuno è più disposto ad assoggettarsi all’asimmetria di potere che un tempo rendeva stabili le coppie sposate. I rapporti ormai sono contingenti, saltuari, precari. Il gioco di specchi si è rotto. Il perché è un mistero. Sai che differenza c’è fra un’ostrica e una vagina?
Rupert: (torna a guardare George) No. Che differenza c’è fra un’ostrica e una vagina?
George: Il succo di limone.
Rupert: Ah, ah, ah!
Sconosciuto: Ah, ah, ah!

George e Rupert lo guardano serissimi.

Sconosciuto: Mi piace quando le barzellette finiscono più divertenti di come sono cominciate. (mangia)
Rupert: La mia legge è: vietato portare le orecchie da signor Spock. (gli fa un lopez)
Sconosciuto: Ahia! (di colpo entusiasta) Giocate a “Fuorilegge”?

Si sente un barrito.

George: Oh, Dumbo si è pestato il pisello.
Demi: No, è Courtney Love.
George: A chi ha pestato il pisello?
Demi: A nessuno. È sbronza. Sta bevendo come se dovesse prosciugare i giacimenti di whisky della Scozia intera.
George: I giacimenti di whisky!
Demi: Attenti, sta venendo qui.

Arriva barcollando Courtney Love, ubriaca, in mano una bottiglia quasi scolata di Laphrohaig. Indossa un cappotto oversize di moire con revers ricamati di jais e polsi di volpe by Galliano, abito lungo di satin con bretelle di zibellino e sottogonna brodée di Valentino, borsa gioiello Fendi, bracciali in filato d’oro Calgaro, orologio in oro bianco, zaffiri e diamanti Breguet, profumo Calèche. Canta a squarciagola, stonatissima.

Courtney: Like a viiiirgin! Fucked for the very first tiiiiime! (barrisce un vero barrito, le gambe le cedono, rovina a terra)
Gwyneth: Dio! Come sono impressionabile! (tossisce)
Courtney: (riconosce Clooney) Georgy! Potrei passare la mia vita in un posto come questo.
George: Lo dici ogni volta che trovi da bere.
Demi: Qualcuno le dia del caffè.
Posh: Tazzina o betoniera? (Posh e Demi ridono di gusto)
George: (la aiuta ad alzarsi) Sta benissimo. È il suo corpo che è ubriaco. Mentalmente è una suora.
Courtney: (beve, allontana la bottiglia e parla lasciando che l’alcol le tracimi di bocca) Non sono ubriaca, agente, se posso stare sdraiata senza reggermi.
George: Non lo sai che le ragazze per bene non ingoiano?
Courtney: Se non bevo, credo di essere Cindy Lauper.
George: In questo caso, non fare complimenti. E pisciati pure addosso.

Arriva Donatella Versace. Si mette in posa, imitando Madonna nel video Vogue.

Donatella: Piano, ragazzi. Ce n’è per tutti.
Trudie: Donatella! Ci sei anche tu!
Donatella: Riccamente illustrata.
Sting: Non so cosa metti in vendita, ma ne compro due.
Demi: Alleluia. (fra sé e sé) Non la sopporto.
Sting: Abbiamo cominciato senza di te. Va bene lo stesso?
Donatella: Ho avuto un contrattempo. La mia Jaguar ha inseguito una Smart su per un albero. Poi ho dato un passaggio a un autostoppista.
Trudie: Che azzardo!
Donatella: È il minimo che puoi fare quando ne investi uno.
Sconosciuto: Non mi sono fatto niente. Giusto qualche graffio.
Donatella: Trudie, come stai? (baci) Ooooh! Complimenti alla tua personal shopper!
Trudie: Jay Hunt.
Donatella: È la migliore.
Trudie: Non so come farei senza. Quella donna sa come potenziare la mia autostima. Ero nel maelstrom dell’indecisione, le descrivo la contingenza drammatica e in due e due quattro Jay escogita per me questo cappotto di damasco di seta e lurex verde salvia, top e gonna a due strati di tulle ricamato, cappello con fiori e piume Philip Treacy, sciarpa con profilo di Swarovski, cintura di camoscio Ibo, stivali di camoscio Jorando, borsa di Balenciaga, occhiali Cutler & Gross, braccialetti Club Chocolate, autoreggenti Wolford, intimo La Perla, pettinatura Peter Gray using Aveda, manicure Maria Newman@Streeters, maquillage Alex Box@Holy Cow e profumo Balenciaga. Mi sento… invincibile!
Donatella: Sei Wonder Woman.
Trudie: Sono Wonder Woman! (ha un cruccio subitaneo) Non pensi che abbia esagerato, vero?
Donatella: Esagerato? È sottotono! Non potresti omettere un singolo dettaglio senza danneggiare l’intera impalcatura. È una mise che ti rende giovanilistica, coloratissima, allegra eppure saggiamente conscia dei tuoi limiti.
Trudie: Ovviamente, tu avresti potuto esprimere lo stesso concetto con una camicetta logora e un paio di jeans.
Donatella: Ovviamente. Ma non l’ho fatto.
Trudie: I miei occhi vedono un poncho.
Donatella: Quello che ho addosso, mia cara, è un poncho animai print con spilla diamantée. A Londra diventerà oggetto di desiderio collettivo nel 2004.
Trudie: E grossier. Mi piace da morire.
Donatella: Lo vuoi? Prendilo. Sono ricca. (le mette il poncho addosso) L – L – Là.
Trudie: Copre tutto il resto.
Donatella: Molto meglio. (vede Sting) Sting! (lo prende per le guance e gliele strizza) Cos’è questa storia delle otto ore di sesso a notte?
Sting: L’abbiamo già detta.
Donatella: E non essere sempre così serio, (indica il castello) mi rattristi i fantasmi. (vede Demi) Demi! (si baciano) C’è stata la settimana della moda a Londra. Guardandoti, non si direbbe.
Demi: Come sarebbe? Questa è l’ultima moda!
Donatella: Se fossimo nel ’32. Comunque grazie per esserti vestita. Naturalmente il rigattiere te li fa provare, gli indumenti, prima dell’acquisto, sì?
Demi: No. Mi benda e me li fa scegliere a casaccio.
Donatella: Sono soldi tuoi. Adesso che ci penso: questo non te l’eri già messo due anni fa al matrimonio di J-Lo?
Demi: Invidi la mia linea o il mio successo con gli uomini?
Donatella: Invidiosa io? Di chi? Di te?
Demi: Andiamo. È evidente come le capsule sui tuoi denti. Grazie comunque della simpatia. Felice d’averti rivisto, Donatella.
Donatella: Ah, ecco dov’era finita la felicità. Ce l’avevi tu. (vede Ashton) Chi è quel poppante con la pelle delicata come un petalo e lo sguardo febbrile di Rasputin?
Gwyneth: Dimmelo e lo sapremo entrambe. (tossisce)
Trudie: Quello, dite? È Ashton.
Demi: È il bimbo di cui sono fidanzata. Lo allatto e lo scopo. È su tutti i giornali.
Donatella: Oh, non volevo metterti in imbarazzo!
Demi: Sapete leggere, al rettilario?
Donatella: Non ho certo pensato che potevi essere sua madre.
Demi: Meno male. Perché sono più vecchia di sua madre.
Donatella: Basta che il poveretto non si confonda. O forse c’è da augurarselo.

Ashton le raggiunge.

Ashton: Che organizzazione, gente! Madonna fa le cose in grande. Ci saranno più di cinquemila invitati. E più di trecento toilette chimiche.
George: Perché, il laghetto del castello non andava più bene?
Donatella: Tu devi essere Ashton, giusto? Ho saputo che stai con Demi. Su con la vita.
Ashton: Chi è questa befana?
Demi: Ti presento Donatella Versace, Ashton. È italiana. Gli italiani sono fatti così. Insultano sempre tutti, in modo che nessuno può offendersi.
Donatella: Demi mi stava parlando delle vostre età, Ashton. E di quanto siano diverse.
Ashton: Dice sempre che è vecchia. Secondo me, a quarantanni nessuna donna è vecchia!
Donatella: A volte le persone dicono sempre una cosa perché c’è un motivo.
Demi: E a quarantadue?
Ashton: Ne hai quarantadue?

Demi abbassa lo sguardo.

Ashton: Oh.
Donatella: La cosa più grave, secondo me, è che ti ha mentito spudoratamente.
Ashton: Perché mentirmi? Su due miseri anni, poi.
Demi: Perché non ho avuto il coraggio di mentirti su tre miseri anni, Ashton.
Donatella: Uuuh, il bocconcino ne ha quarantatré.
Demi: Donatella!
Donatella: Sono solo numeri.
Trudie: Sentite, se c’è una cosa peggiore della vecchiaia è parlarne. Perché non cambiamo argomento? Uno più piacevole.
Posh: Ad esempio la fame nel mondo.
Ashton: Santo cielo! Ne hai quarantatré adesso o devi ancora compierli?
Demi: Ne ho quarantatré adesso.
Ashton: Quindi il prossimo compleanno ne compirai quarantaquattro?
Demi: Il prossimo compleanno ne compirò quarantasei.
Ashton: Vuoi dire che hai quarantacinque anni?
Demi: Visto com’è chioccante la vecchiaia?
Ashton: Lo è di più vedere la propria donna invecchiare così rapidamente davanti ai tuoi occhi!
Donatella: Quindi ne hai quarantacinque e vai per i quarantasei.
Demi: In compenso sai contare.
Donatella: So contare avanti e indietro.
Demi: Sì, immagino che potresti.
Donatella: Stai serena, Pocahontas. Vivrai più a lungo.
Demi: Sono serena come i tuoi flaconi di Tavor.
Ashton: Sai cosa, Demi? Non m’importa. Sei bellissima adesso come lo eri un minuto fa quando ne avevi quaranta. Oggi il commercio è globale, gli investimenti sono mobili, la tecnologia è magica e l’aspirazione a una vita migliore universale. Demi, se solo vedessi come ti brillano gli occhi quando sei sincera!
Demi: Davvero?
Ashton: Sono due laghetti viola e misteriosi, illuminati da una fiamma segreta, pieni di saggezza e… e di una comprensione infinita. Non come gli occhi spenti delle sciacquette che frequentavo a scuola prima di conoscere te.
Demi: (gli mette un dito sulle labbra) Shhh, non dire cose di cui un giorno potresti pentirti.
Ashton: Capisci però cosa voglio dire?
Demi: Oh, sì, sì!
Ashton: Allora spiegamelo.
Demi: Ti amo, Ashton. Sono tua. Solo tua. Esclusivamente tua. Di nessun altro che tua. Perché tu sei mio e questo ci rende nostri! (si baciano)

Donatella ruota gli occhi al cielo.

Ashton: Raccolgo i miei brufoli e andiamo.
Demi: Scemo. Sei solo più giovane di me.
Donatella: E chi non lo è?
Demi: Donatella, ti adoro. Preferirei trascorrere quindici minuti in tua compagnia piuttosto che sette settimane in ospedale.
Donatella: Faccio fatica a odiarti, Demi. Se questo è il tuo vero nome.
Demi: Anch’io faccio fatica a odiarti, cara. Se questo è il tuo vero nome.
Donatella: Dovremo lavorarci su.
Demi: Telefonami, qualche volta, così posso riattaccarti in faccia.

(Ashton e Demi corrono mano nella mano a infrattarsi in un fienile)

Gwyneth: Come sono carini! (tossisce) Credete sia troppo presto per provarci con Bruce Willis?
Posh: Mai dormire con qualcuno che ha più problemi di te.
Gwyneth: E dove lo trovo? (sternutisce. Nessuno ha riso alla battuta) Questa era divertente, giusto?
Donatella: Non ti ho visto al matrimonio di Brad, Gwyneth.
Gwyneth: (ha un accesso di tosse) Non mi hanno invitato. Evidentemente la Aniston ha un problema. Vorrà dire che sarò invitata la prossima volta.
Donatella: Non sono più affari tuoi. È la sua vita.
Gwyneth: Grazie, Donatella, ma pago già il mio analista, per i consigli. Un sacco di soldi, (si gratta)
Donatella: E lui cosa dice? (si gratta per suggestione)
Gwyneth: Che non sono più affari miei, è la sua vita. (tossisce)
Posh: Io non mi fiderei mai a raccontare le mie cose a un estraneo. Tu ti fidi?
Gwyneth: Non ho motivo di dubitare della sua onestà, anche se forse avrei più fiducia in lui se non insistesse a tenersi la madre al fianco durante le sedute. In realtà non ho metri di paragone. Magari è più scierato di me. Non lo so. Il vostro analista ha dei palloncini appesi alle spalle?
Courtney: (da terra, dove è stesa) Il mio analista, quando entro, esce.
Donatella: Al ricevimento ero seduta fra Sean Penn e Benicio Del Toro.
Hugh: Benicio è un attore pessimo. Una volta ha avuto una parte in un film poliziesco, non riusciva a farsi arrestare. Ah, ah, ah.
Rupert: Almeno non frega la parte ad altri.
Dobermann: Grrrrrr.
Hugh: Ancora con questa storia dì About a Boy? Rupert, mi hanno scelto perché ero più adatto per il personaggio.
Rupert: No. Tu hai approfittato del fatto che mi hanno scartato perché sono gay! È stata una discriminazione bella e buona! Perché credi non mi facciano fare James Bond?
Hugh: Perché James Bond che graffia il capo della Spectre sarebbe ridicolo!
Rupert: Può darsi. Ma sai che incassi se alla fine me lo inculassi?
George: Che frase musicale!
Rupert: Pierce Brosnan avrebbe bisogno di una controfigura, per girare quella scena!
Hugh: Hai ragione. E allora come te lo spieghi? Quelli non pensano che ai soldi.
Rupert: È proprio questo il punto. Non me lo spiego.
Donatella: Eravamo vicini alle cucine e la porta mi sbatteva continuamente contro la testa. Ma mi è andata bene lo stesso: Benicio non ha voluto le sue orecchiette di patate. (si guarda intorno) Questo posto ricorda un po’ troppo Giulietta e Romeo.
Posh: Il libro o il film?
Donatella: C’è anche il libro? (ridono)
Posh: Che te ne pare del mio completo, Donatella?
Donatella: Hai fatto quel che potevi.
Posh: È un abito troppo aggressivo?
Donatella: Meglio essere scambiata per un travestito piuttosto che per un divano molle.
Posh: Il bolero mi dona, no?
Donatella: Stupendo. Valorizza le tue scapole alate. La tua parte migliore.
Posh: La gonna non è troppo corta, con le mie vene?
Donatella: Se non altro i colori fanno pendant. Chi ti fa la ceretta?
Posh: Dannielle Heath, una mia amica.
Donatella: E siete ancora amiche?
Posh: Lo scollo asimmetrico forse è esagerato…
Donatella: Chi ti guarda?
Posh: Ho aggiunto una collana.
Donatella: Il colpo di grazia. Sembri il monte di pietà.
Posh: I diamanti sono il mio unico vizio. Sto cercando di smettere. Ma è sorprendente come la natura riesca a produrne di splendidi semplicemente prendendo un uomo e mettendolo sotto pressione.
Donatella: Ciao, David.
Posh: David, Donatella ti ha salutato.
David: Uh? Oh, scusa, Donatella. Stavo ascoltando il mio corpo.
Donatella: Fammi il baciamano. Avrai qualcosa da raccontare ai tuoi figli. (David le fa un baciamano. Donatella si annusa il dorso della mano) Cos’hai mangiato a pranzo, pesce lesso?
Hugh: Ciao, Donatella!
Donatella: Hugh! Si stava giusto parlando di te.
Hugh: Non esagerate, quando parlate di me. Sono solo un ragazzo medio, tutto inglese, con un eccesso di fascino.
Donatella: Hai dei pori così aperti. Ma devi osare di più col colore. Sembri uno scapolo che vive con sua madre.
Hugh: Se devi sputarmi in faccia, fallo almeno alle mie spalle.
George: Donatella!
Donatella: Ho da fare. Cosa c’è?
George: Ti ricordi di me?
Donatella: Non ricordo il nome, ma l’inguine mi è famigliare. (scherza) Brad Pitt?
George: George Clooney! Mi hai venduto una villa sul lago di Como. Quella con la Porsche dentro la piscina.
Donatella: George! Come no? Ti ho visto in Ocean’s Eleven. E lascia che te lo dica, le roulette recitavano benissimo. Ti dispiace se ti chiamo Brad?
George: Ti dispiace se ti chiamo Shrek? (si volta verso di Te) Quando l’ho conosciuta, c’erano gli avvoltoi in cielo. Era un segno.
Donatella: Smettila di tendere gli addominali, Brad. La donna che è in me ti trova attraente. (Lo bacia. George ricambia con la passione di un Clark Gable, poi si ritrae facendo una smorfia schifata, tanto per scherzare)
Tutti: Ah, ah, ah!
Gwyneth: Una villa sul lago di Como? Dove, di preciso?
George: Non te lo dico. Magari ci vieni.
Gwyneth: Così imparo a chiedere.
George: Non essere triste. Pensa alla tua tazza che sta dormendo.

Arrivano lo psicanalista di Gwyneth (Heywood Burns, in completo blu scuro Ralph Lauren, niente profumo) e sua madre Lucille (in soprabito di volpe stampata Clements Ribeiro, tailleur e profumo Chanel). Lui è un quarantenne magrolino ancora vergine e pieno di complessi, nascosti dietro un paio di Rayban a specchio; lei un metro e cinquanta di pura volontà concentrata, che dissimula sotto la fragilità di facciata dell’anziana profuga polacca. Heywood ha al collo un bavaglino e nelle mani un cucchiaio e un piatto di minestrone.

Lucille: Tu krede qvezto? Madre di zpozo veztita di nero è! Oy gevaltV [santo cielo, n.d.t.]
Heywood: N-n-non è nero, mamma. È g-g-grigio an-an-antracite. S-s-solo la fascia al b-b-braccio è nera.
Lucille: (si guarda intorno) Kvezto kaztello kade in pezzi!
Donatella: Di te non ci siamo mai lamentati. (ride)
Lucille: Donatella! Ke zorpreza! Tu in kran forma è!
Donatella: Avrei preferito che avessi nascosto la tua sorpresa, Lucille. (baci baci)
Lucille: Ogni parte tuo korpo pare ztezza età è. O liftin, o prima volta che Botocsh applikato kon idrante è.
Donatella: Sono a dieta.
Heywood: S-s-siamo quello che n-n-non mangiamo.
Lucille: Zitto, Heywood! Ke dieta?
Donatella: Atkins.
Demi: (a parte) Nella sua versione vegetariana. Quella a base di coca.
Donatella: Voglio essere magra e bella e sexy.
Lucille: E kvanto tu ci mette? (ridono)
Gwyneth: Heywood! Signora Burns! Che ci fate qui?
Heywood: (arrossisce) B-b-buongiomo, G-g-gwyneth.
Lucille: Zaluta Kwyneth, Heywood! Il mio Heywood analizta di piccola Lovrdez Maria è. Interezzante, nu? Lei pixialetto. Kon madre zimile, minimo è.
Heywood: Mammaaa!
Lucille: Shhh! Tu mancia bortsh, Heywood. Heywood non piace ke parlo di matti kon eztranei.
Heywood: Uf-f-f-fa.
Lucille: Bortsh medicina migliore è. Koza tu vuole, polmonite? (a Gwyneth) io preparato ieri zera, poi in thermoz, kosì non fredda. Anke tu vuoi, Kwyneth? Tu pelle e ossa è. Tu freddolona.
Gwyneth: Sì, grazie. Ne approfitto volentieri. Davvero mi trova pelle e ossa?
Lucille: (passa un cameriere con vassoio, prende dal vassoio un bicchiere di whisky, versa il whisky alle sue spalle prendendo in pieno la faccia dello Sconosciuto, non se ne accorge, riempie di bortsh il bicchiere) Perké tu preokupa? Elefante felice è kon viti no kome tuo!
Heywood: N-n-non mi p-p-piace, n-n-non mi p-p-piace, n-n-non mi p-p-piace!
Lucille: Heywood! Tu klutzV [stupido, n.d.t.]. Vedi kvelle koze arancio? Zai ke zono tu?
Heywood: C-c-carote.
Lucille: Karaté. Noi deve manciare per avere bvona vizta. Non avkuro nezzuno cieco, cieco mio figlio? Koze verdi scivole: erbe è. Piene ferro. Niente ferro, tu debole debole ke non riesce tu in piedi. Tu analizta per terra? Ach! Koze bianke: patate è. Amido. Tu deve avere krazzo attorno ozza per tu non koncela in inverno. Rakazzo ke non mancia bortsh, tanto vale lui zuicida. E a kvel punto zua madre per kvale motivo vivere? Zuicida anke lei. Doppio funerale, kon parenti in lakrime ke zinkiozza, e rabbino ke dice: – Tutto kvezto perké al rakazzo non piaceva bortsh!

Arriva Liz Hurley.

Liz: (a Gwyneth) Presentami a quella donna, Gwyneth.
Gwyneth: Volentieri… Un momento! Cosa hai in mente?
Liz: Nulla, (a Posh, che non stava seguendo) Cos’ho in mente?
Posh: Eh?
Gwyneth: Liz, Liz, Liz. Conosco quello sguardo.
Liz: Gwyneth Gwyneth Gwyneth. Quale sguardo?
Gwyneth: Quale sguardo! Lo sguardo che hai in questo momento. Lo sguardo che manda lampi come in un quadro di Géricault. Lo sguardo che dice “quello me lo pappo in un sol boccone e poi mi pilucco la carcassa come una iena”.
Liz: Oh, voglio solo far ingelosire Hugh.
Gwyneth: Strumentalizzando una persona buona e ingenua come il dottor Burns!
Liz: Cosa mi fa, mi cita per danni? Ma lo sai quanti uomini vorrebbero essere al posto suo in questo momento?
Gwyneth: È immorale.
Liz: Guardalo. Ne ha bisogno. E un po’ anch’io, a dire il vero. Non puoi reggermi il gioco, per una volta?
Gwyneth: Mmm. (valuta la possibilità. È curiosa) Forse.
Liz: Hugh se lo merita, in fondo, no? Volevo amarlo. Ho provato ad amarlo. Tu sai cosa è successo. Cosa potevo fare?
Gwyneth: In effetti ci hai provato.
Liz: Continuavo a guardare le sue foto segnaletiche sui giornali. Dicevo a me stessa: – Forza, amalo! Dimentica il torto subito! Amalo. – Non mi è stato possibile.
Gwyneth: Sei un essere umano.
Liz: Come si è sparsa la voce, i migliori partiti d’Inghilterra e d’America hanno cominciato a cercarmi. Erano le sabbie mobili della tentazione, io ho resistito finché ho potuto.
Gwyneth: Sei fatta di carne.
Liz: A un certo punto gli ho lasciato anche un messaggio in segreteria. «Hugh, se pensi che ne valga ancora la pena, io sono qui. Richiamami.»
Gwyneth: Ti ha mai richiamato?
Liz: Secondo te?
Gwyneth: (a Lucille) Lucille!
Lucille: Kwyneth tsaskele! [bellissima, n.d.t.]
Gwyneth: Ti presento una mia cara amica. Liz Hurley. Liz, Lucille Burns.
Liz: Buongiorno, Lucille.
Lucille: Bvonciorno a te, Liz maidele! [giovinetta, n.d.t.]
Koza tu addozzo ha, kufo impagliato?
Liz: Ah, ah! No, è un boa di piume.
Lucille: Kon ciakka di komma?
Liz: È una giacca in vinile. Lo sapresti se avessi seguito la moda negli ultimi vent’anni.
Lucille: Zaftig [sexy, n.d.t.] E in mia taglia. Kvarda zkarpe di lei, Heywood. Ah, ah, ah!
Heywood: L-l-le sto g-g-guardando, mamma.
Lucille: Ma non tu fai ztrane idee, nul.
Heywood: N-n-no, mamma.
Hugh: (al pubblico) Perbacco, lo strizzacervelli ci sta provando con Liz! Ah, non ha speranza.
Liz: Ah, ah, ah! (alza il piede sinistro in avanti per mostrare meglio il modello. E le gambe) Jimmy Choo. Non sono eclatanti? I tacchi mi fanno sentire come fossi… la Vergine pronta per l’Assunzione!
Lucille: Kvanto tu zoldi per zkarpe?
Liz: Duecentoquaranta sterline.
Lucille: Ki ladro è?
Liz: Chi è…? Oh! Le ho prese da Brookman. (a Gwyneth, riferendosi a Hugh) Cosa fa?
Gwyneth: Sta evitando di guardarti.
Liz: Ha abboccato. Divertente, no?
Gwyneth: È la cosa più eccitante che abbia mai fatto in vita mia. (sternutisce)
Lucille: Duecentoquaranta zterline, oy! È zkarpe o kaparra nekozio?
Liz: Dio in persona non le venderebbe a meno.
Lucille: Dio no forse, ma Kaminsky, in fondo ztrada, vende per settanta.
Liz: In questo caso, comprale tu da Kaminsky e prega per la sua famiglia che vive di stenti, Lucille.
Lucille: (dispiaciuta) Makari io può! Lui finite.
Liz: Ah, be’, quando Brookman le ha finite le vende a cinquanta. E chi è questo bel fusto?
Lucille: Mio figlio, il dottore. Tu zaluta Elizabeth, Heywood.
Heywood: B-b-buongiorno, signora Hurley.
Hugh: Guardatelo, come rotola i suoi occhietti libidinosi su di lei!
Liz: “Signora Hurley”! Mi fai sentire vecchia. (provocante) Gli amici mi chiamano Liz.
Heywood: (arrossisce) B-b-buongiorno, L-L-Liz.
Liz: Così va meglio. Ooh! Mi piace quando un intellettuale mi guarda i capezzoli sporgenti.
Heywood: (sbianca.) C-c-come? lo n-n-non…?
Liz: (gli prende la cravatta sotto il nodo e la tende, facendola scorrere molto lentamente fra indice e pollice) Sei mai stato con una donna, Heywood?
Heywood: (diventa cremisi) C-che… c-che d-d-do-mande!
Liz: Che domande sì o che domande no?
Heywood: Ehm… C-c-che d-d-domande no.
Hugh: Non sono geloso. Altrimenti non resterei qui indifferente a… (vede la scena) E adesso cosa diavolo sta facendo?
Liz: In questo caso, vieni con me. Voglio farti vedere una cosa. (lo tira per la cravatta verso una direzione) Te lo rubo per un po’, Lucilie. (le fa l’occhiolino)
Heywood: Scu-scu-scusa, mamma. T-t-tomo sub-b-bito.
Lucille: Non tu mi kiede ze può. Tu va, tu va. Un figlio può lui mettere con ezkuimeze, pikmea, donna-kannone. Ke importa koza una madre penza? Oy, vey! [povera me, n.d.t.]
Liz: Tieniti pure il bavaglino, Heywood. Ci servirà.
Hugh: Ah, la bestia con due schiene! Sono roso. Che fare? (a George) Ehm, George. Come va?
George: Vuoi davvero saperlo? O è solo per attaccar bottone? Perché se vuoi davvero saperlo, te lo dico.
Hugh: No, era solo per attaccar bottone. Ho bisogno di un consiglio. Su un tema un po’ scabroso.
George: Sono tutto orecchi.
Hugh: Non è per me. È un consiglio per un mio amico.
George: Naturalmente.
Hugh: No, davvero. Cosa faresti se scoprissi che c’è ancora del sentimento in una relazione che sembrava finita?
George: Mi riposo cinque minuti, poi me la scopo per la seconda volta.
Hugh: Vabbe’, ma immaginiamo che tu sia in grado di avere un legame duraturo.
George: Chiederei consiglio a un amico dicendogli che è per un mio amico.
Hugh: E lui cosa ti direbbe?
George: Di lasciar perdere. Quando una relazione finisce, finisce. È già tanto se fra i due resta un po’ di rispetto reciproco.

(un momento di silenzio)

Hugh: Naturalmente, questo non è sufficiente a sostituire notti di sesso infuocato con una ex che a letto ci sapeva fare come poche?
George: No, neanche lontanamente, Otello.
Hugh: Ci avrei giurato. (vede Donatella) Donatella! Hai un buon profumo!
Donatella: È una doccia. Provala, (scorge Everett) Rupert! Ogni volta che ti vedo sembri più giovane. Com’è?
Rupert: Ho un ritratto in soffitta che invecchia al posto mio. (la bacia sulla bocca)
Donatella: Hai letto il Guardian? Gli uomini che fanno un cambio di sesso si ammalano meno di malattie cardiache.
Rupert: Credevo fosse sufficiente mangiare meno grassi.
Donatella: E tu ci hai creduto, testa di velluto?
Dobermann: Grrrrrr.
Donatella: Comunque, hai uno stile. Dovresti cercare di ricavarne qualcosa. Hai uno stile e un cane. (indica il dobermann) Morde?
Rupert: È mite come Gandhi. Ovviamente, se un bambino gli infila un dito su per il culo, lui si incazza e lo sbrana.
George: Come Gandhi. (ridono)
Gwyneth: È vero che se una ha le sue cose e va a fare jogging nel parco, un dobermann potrebbe essere attratto dal suo odore? (tira su col naso)
George: Al punto da chiederle di infilargli un dito su per il culo.
Rupert: Be’, non fino a questo punto, ovviamente. Ma in genere è bene astenersi dal fare jogging nel parco con le mestruazioni. Mai visto un parco con le mestruazioni?
Gwyneth: Prego?
George e Rupert: Ah, ah, ah!
Gwyneth: Due deficienti, (tossisce)
David: Una volta un dobermann ha seguito mia cugina Pamela fino a casa e quando lei lo ha fatto accomodare, lui è entrato nel suo appartamento -scala e, interno 4H- e si è mangiato tutta la sua famiglia e una sciarpa dell’Arsenal.
Rupert: Sono casi eccezionali. Se lo sai prendere, il dobermann non è che un gattino. Perché non gli dai un bacino sul muso, Donatella?
Donatella: Sul muso? Non lo sai come si salutano, i cani? (si china su di lui, affettuosa) Tu sei un cane, giusto?
Dobermann: Woof!
Donatella: Lo vedo nervoso. Come si chiama?
Rupert: Dio.
Donatella: Dio?
Rupert: Il suo padrone precedente lo chiamava Zeus.
Sting: E chi era il suo padrone precedente, Pericle?
Rupert: No, Vance Sullivan, un giocatore di cricket.
Sting: Come mai se ne è liberato?
Rupert: Un giorno ha seguito una ragazza fino a casa e si è mangiato lei, la sua famiglia e una sciarpa dell’Arsenal.
Dio: Woof!
George: Dì a Dio che la smetta di annusarmi il pacco, Rupert. Ho le palle in gola.
Donatella: (accarezza il dobermann) Buono, Dio, buono. Lo dici, alla zia Donatella, cosa c’è che non va?

Il Dobermann la guarda, piega il capo da un lato, scodinzola.

Dio: Woof!
Donatella: Davvero? Ah, questa è bella!

Dio siede sulle terga e si gratta con la zampa posteriore dietro l’orecchio.

Rupert: Cosa gli è successo? Donatella: Reincarnazione. Una volta eri tu il suo cane.

Rupert guarda Dio e soprappensiero si gratta dietro l’orecchio con un piede.

Rupert: Che ironia pensare che adesso è lui a bere l’acqua del mio cesso.
Donatella: E non ti fa il solletico, quando leggi il giornale?
Posh: Guardate!

Nel lago spunta il mostro di Loch Ness.

Courtney: (si desta, sbattendo le palpebre fuori sincrono) E quello adesso cos’è?
Demi: Il mostro di Loch Ness. Hai la sbronza peggiore che abbia mai visto, Courtney.

Courtney fa un rutto baritonale e torna al suo coma.

Sconosciuto: (a Gwyneth) Ciao. Come ti chiami? (mangia un’altra fetta di torta)
Gwyneth: Ti importa davvero?
Sconosciuto: Vuoi sposarti?
Gwyneth: Gwyneth. (si gratta) E tu?
Sconosciuto: Gwyneth?
Gwyneth: Anche tu?
Sconosciuto: No, io mi chiamo Jim. (finisce la fetta di torta)
Gwyneth: Oh, certo, che idiota, volevo dire… Ehm… Uhm… Scusa, sono un po’ timida.
Sconosciuto: Sì, anch’io non so recitare. (si pulisce la mano sporca di panna sul loden. Le dà la mano)
Gwyneth: Sei uno dei clown della festa?
Sconosciuto: Magari. No, insegno matematica in un liceo. (si pulisce la bocca con la manica del loden)
Gwyneth: Che aneddoto affascinante. (tossisce)
Sconosciuto: (allusivo) Sai cos’è una mantissa?
Gwyneth: (gli schiaffeggia via la mano) Non provarci neanche, frescone.
Sconosciuto: (con dignità) Spock! Teletrasporto! (se ne va)
Donatella: Gwyneth, mi piacciono i tuoi capelli sporchi. Ti rendono deliziosamente squallida.
Gwyneth: Ciao anche a te, Donatella. (si gratta il braccio)
Donatella: Questo lo credi tu. (si gratta per suggestione) Ti ho vista agli Oscar. La prossima volta che devi proprio vestirti, Gwyneth, vieni nel mio atelier.
Gwyneth: Ci sono stata. Non avevano quello che cercavo. (tossisce)
Donatella: Cosa cercavi, un trapano?
Gwyneth: Cercavo un vestito fucsia. Avevano solo tinte pastello. (tossisce)
Donatella: Masochista! A te le tinte pastello stanno bene.
Gwyneth: Quale uomo ti invita a cena se indossi vestiti pastello? (sternutisce)
Donatella: Ti spruzzi più profumo, ti metti le unghie lunghe, sbatti di più le ciglia ed è fatta. Cosa ne sa un uomo?
Gwyneth: A casa sono piena di vestiti pastello! (si soffia il naso)
Donatella: E allora? Hillary Clinton non porta che vestiti pastello e le cose le vanno benissimo.
Gwyneth: Sta talmente male coi vestiti pastello che suo marito la tradisce con chiunque!
Donatella: Sì? Prova a immaginarla con un vestito fucsia.
Trudie: Gli Oscar quest’anno li ho trovati loffi.
Sting: Ma stai zitta! L’esperta degli Oscar. Non eri andata via?
Trudie: Sono tornata.
Sting: È tornata, gente.
George: Erano più che loffi. Tutte le attrici avevano i seni dell’anno scorso.
Trudie: Ti ho dato gli anni migliori della mia vita.
Sting: Quelli erano i migliori?
Trudie: Quando ti ho incontrato, eri un ambizioso, un cascamorto, un libertino. Andavi a letto con ogni ragazza ti capitasse a tiro.
Sting: Perché non dici la verità, che eri stata attratta proprio da questo?
Trudie: Dico solo che mi ritengo fortunata.
Sting: Di avermi incontrato.
Trudie: Di non essermi beccata nessuna malattia.
Sting: Ho un’idea. Perché non ti affoghi nel lago? Sempre diritto. Lo riconoscerai. È quello con l’acqua.
Trudie: Il nostro rapporto mi piaceva perché aveva elettricità.
Sting: Ce l’ha ancora.
Trudie: Statica.
Sting: Ti ho sempre soddisfatto sessualmente!
Trudie: Come no.
Sting: Dimentichi i nostri esperimenti.
Trudie: Esperimenti? Si chiama fare l’amore. Non sperare di prenderci il Nobel.
Sting: Ehi, sei tu che hai avuto l’idea dell’orgia coi Rolling Stones!
Trudie: Chiediti perché.
Sting: Non lo so perché. So solo che agli scambi di coppia dovevo sempre aggiungerci la filippina.
Trudie: Ti ho sposato perché eri di moda.
Sting: Stronza.
Trudie: Grazie. Dici sempre le cose di cui ho bisogno.
Sting: Te ne stai un po’ zittina?
Trudie: Vuoi il silenzio? Comprati una giraffa.
Sting: Sta’! Zit! Ta!
Trudie: Devo stare zitta, certo. Perché lo dici tu. Perché io sono la donna e tu l’uomo.
Sting: Guarda, in questo momento ritieniti molto fortunata di non essere un uomo. Perché se eri un uomo ti eri già beccata un bel pugno sul muso.
Trudie: Perché non lo fai? Avanti.
Sting: Co…?
Trudie: Se io fossi un uomo mi daresti un pugno sul muso, hai detto. Be’, avanti.
Sting: Guarda che…
Trudie: Cos’hai, i pregiudizi?
Sting: Non ho pregiudizi, Trudie!
Trudie: E allora provamelo! Dammi un pugno sul muso.
Sting: Ma va’, va’… Basta, non voglio neanche farla, questa discussione. (fa per andarsene)
Trudie: Dove credi di andare?
Sting: Da nessuna parte. Cammino in tondo. Sono fatto così. (si allontana)
Hugh: Vai via, Sting?
Sting: Non hai sentito cosa mi ha detto la mia adorata mogliettina?
Trudie: Non sono la tua adorata mogliettina.
Sting: Non hai sentito cosa mi ha detto il mostro di Loch Ness, qui?
Hugh: È il suo modo di venirti incontro.
Sting: Ah sì? E questo è il mio modo di restare. Ciao a tutti. (fa per andarsene)
Rupert: Ehi! Com’è che lui può andarsene?
Trudie: Se mi amassi davvero, mi daresti un pugno sul muso!
Sting: (si riavvicina) Ascolta: non mi vedrai mai più! Dammi un’ultima occhiata! Guardami bene, così mi ricorderai! Questo sono io di fronte. Questo sono io da dietro. Questo sono io di fianco. Questo sono io che gioco a tennis. E questo sono io che esco dalla tua vita, (se ne va davvero)

Trudie gli tira addosso tartine e vol-au-vent.

Trudie: Aaaaaarggh!
Hugh: La scena obbligata.
Sting: (da lontano) Sei isterica! Stai ovulando?
Rupert: (a George) Una donna isterica. Mi chiedo dove l’abbiano trovata.
George: (a Rupert) Capisci adesso perché non mi sposo?

Un Mimo presente alla festa si accoda a Sting replicandone perfettamente la camminata, nell’ilarità degli astanti: che si fa via via maggiore quanto più Sting si interroga sul loro comportamento, che a lui pare strano.

Dio fa una pisciatina addosso a Courtney.

George: Questo dobermann doveva essere un critico musicale.
Donatella: Davvero non vuoi sposarti?
George: Mi sposerei all’istante, se poi non dovessi viverci.
Trudie: (si ricompone, si ravvia i capelli sconvolti. È in affanno) Dovresti pensarci, invece, George.
George: Oh, non dispiacerti troppo per noi single, Trudie, solo perché torniamo a casa ogni sera e non abbiamo nessuno con cui litigare.
Trudie: No, seriamente. L’assenza di un corpo a corpo con le ambivalenze del discorso amoroso fa mancare alla tua figura reale quella completezza che caratterizza invece la tua figura filmica.
George: Cioè sarei un bambinone che non vuole crescere? È questo che stai cercando di dirmi?
Trudie: No, è quello che stavo cercando di non dirti. E ci sono riuscita perfettamente. (prende un bicchiere di vino bianco, lo tracanna)
George: A ciascuno la sua ulcera. Solo, risparmiatemi i luoghi comuni sulle donne che amano in modo più profondo e sui maschi riluttanti a misurarsi coi sentimenti, sì?
Posh: Nessuno lo ha detto, George.
George: È il modo in cui non l’avete detto!
Ashton: Paura del legame stabile.
Demi: Un altro scandalo segreto dal rutilante mondo dello spettacolo.
George: (ad Ashton e Demi) Da dove sbucate voi due, tutti rosa?
Demi: Il grande George Clooney, un cliché da Cosmopolitan! Qualcuno mi dia un pizzicotto. Non ci credo!
Donatella: Non pizzicatela troppo forte. Alla sua età i capillari sono molto fragili.
George: E va bene. Detesto avere la vita sotto esame. Odio essere giudicato. Sono un artista e bla bla bla. Ma l’indipendenza è importante. È ciò che rende il mio lavoro ciò che è.
Demi: E che cos’è?
George: Ah, non lo so. Chiedilo a Cosmopolitan.
Trudie: Ragazze, è solo un uomo! È soggetto alle oscillazioni del mercato. (poggia il bicchiere vuoto)
Demi: La sua confusione interiore gli dà quell’espressione che i registi pensano possa soggiogare il pubblico femminile.
Posh: No, ama talmente se stesso che è già in coppia. (ridono)
George: Ok, ok, scusatemi, donne, se sono refrattario alle rigide regole che costituivano una necessità funzionale nelle società agrarie. C’è chi preferisce passare il tempo libero andando al saggio di danza delle proprie gemelline, io preferisco stare nella mia Jacuzzi con due gemelline.
Trudie: E quando esci dalla vasca cosa fai?
George: Mi invento qualcosa.
Posh: Ti assicuro che per loro sei solo un pollice da succhiare, George.
George: Vengo otto volte a notte.
Posh: Troppa Red Bull! (risate)
Demi: Sai una cosa, George? È divertente prenderti in giro. È come da piccole quando per gioco staccavamo la testa a Ken.
Rupert: Otto volte! La vita non comincia a sembrarti un po’ standard, dopo la quarta?
Trudie: George non sente la necessità di stare con una donna tutto il tempo. Gli basta essere inseguito dalle ventenni.
George: Sting componeva canzoni incredibili, quando era inseguito dalle ventenni!
Trudie: Questo è un colpo basso. Gli ho rovinato l’ispirazione? È questo che stai cercando di dire?
George: No, è quello che stavo cercando di non dire. E ci sono riuscito perfettamente.
Demi: Mi immagino quante lettere d’amore da fotogeniche sconosciute riceverà ogni settimana, il nostro George.
George: Una o due.
Trudie: Poi se le fa.
George: Poi me le faccio. Embe’? Non è illegale!
Gwyneth: Che alti princìpi. «Non illegale.» (tossisce)
Trudie: Cosa c’è, Gwyneth? Non sei mai stata con uomini immaturi?
Gwyneth: Ce ne sono altri? (si soffia il naso)
Demi: Con tutto il successo che ha, potrebbe avere almeno la decenza di essere scontento.
Posh: Resta comunque un uomo affascinante.
Trudie: Ricorda: affascinante e fascista derivano dalla stessa radice.
Rupert: Ma come, George: non hai bisogno anche tu di un po’ di comprensione, di calore umano e di tutte le altre stronzate?
George: Oh, so quanto sia meraviglioso stare con una donna. Sono stato fidanzato con dozzine di ragazze e quando penso a loro migliaia di violini fringuellano nella mia mente. E immagino quanto sia stupendo essere sposati. (prende la mano a Gwyneth) Dico davvero. Accorgersi di cosa significhi essere altruisti, fare sacrifici, reprimere il tuo io, (le torce le dita) sublimare, scendere a compromessi, arrendersi definitivamente.
Gwyneth: George.
George: Dimmi.
Gwyneth: Mi stai storpiando la mano.
George: Oh, è la tua mano? Fa’ vedere. Sì, è la tua mano. I mignoli sono al posto giusto. Stavo dicendo?
Gwyneth: Mai sposarsi.
George: Ah, sì. Mai sposarsi. Ma questo sono io, Gwyneth. Tu non puoi farcela.
Demi: George deve essere uno di quegli uomini a cui piace leccare la fica guardandoti in faccia. E come tu lo guardi, lui ti fa l’occhiolino.
George: Sei sexy quando mi odi, Demi. Dovresti fare film porno.
Demi: Guardi ancora film porno, George? Alla tua età!
George: Infatti c’è scritto “Solo per adulti maturi”.
Demi: E tu sei uno di loro. Ne sarai orgoglioso.
George: Toglimi una curiosità: sei sarcastica di natura o lo fai solo perché vuoi che la gente pensi che sei ancora vergine?
Demi: Sono vergine di natura.
Rupert: E questa, se posso permettermi, è buona.
Donatella: L’ultima volta che ti ho visto, a Roma, non stavi con una, George?
George: No. L’avevo ordinata, ma non era arrivata.
Donatella: E la modella che ti ho presentato un anno fa?
George: L’ho lasciata per mettermi con un film della Miramax.
Gwyneth: Ho letto che a Roma hai visto il papa.
George: Sì. E mi ha detto: «George, il tuo celibato è un esempio per tutti noi».
Donatella: Madonna poteva essere giusta per te.
George: Se avessi voluto sposare una come Madonna, avrei sposato una come Madonna.
Donatella: Potrebbe sempre accadere.
George: Potrebbe non é. È è è.
Trudie: Toglimi una curiosità: come fai poi a mollarle, le poverette?
George: Facendo il vago e il tormentato.
Trudie: Un classico.
Donatella: Ho saputo che Mel Gibson sta facendo un film su Gesù.
George: Arma letale 5?
Donatella: La Passione di Cristo.
Demi: Non c’era una parte per me?
Donatella: Sì, ma l’hanno data a una figurante.
Demi: Oh, non sapevo ci fosse la Bellucci.
David: Qual è la trama?
George: Morte a Venezia più Hulk. (ridono)
Rupert: Ero sul set quando hanno girato le scene finali.
Donatella: Com’è?
Rupert: Non voglio anticiparvi nulla. Dico solo questo. Se andate a vederlo, finito il popcorn tenete il secchiello a portata di mano. Potrebbe servirvi.

Torna Liz.

Liz: Ci andrò. Mi piacciono i film di paura.
Hugh: Com’è che alle donne piacciono i mostri?
Liz: Non abbiamo molta scelta.
Courtney: (ancora a terra, si desta un attimo) George! Se tu assomiglieresti a lui che fosse simile a Sting, ti gaserei?
George: Mi dispiace, Courtney, il vocabolario di ubriachese l’ho lasciato a casa.
Courtney: Uurrghhh! (vomita, poi perde i sensi)
Ashton: (osservatore distaccato) C’è qualcosa di seducente in lei, quando vomita.
George: Stai facendo i complimenti a una donna che non sa neanche di essere qui.
Trudie: Come si è ridotta così?
George: È sempre stata così.
Trudie: Oh, è sempre stata così? Caso chiuso.

Dio lecca il vomito di Courtney.

Posh: All’andata guidava lei. È un miracolo che siamo ancora vivi. Sai quelle persone che guidano in una corsia immaginaria?

Flashback:

Esterno Campagna Scozzese. Giorno. Una Mini Minor sta percorrendo una statale. Procede in mezzo alla strada.

Interno Mini Minor. Giorno. Courtney al volante, sbronza. George nel sedile accanto. Posh e David dietro.
George: Perché stai in mezzo alla strada?
Courtney: Perché non c’è nessuno.
Posh (voce off sul suo pp spaventato in auto): Ci siamo persi. Temevo che non avremmo più trovato la strada di casa e avremmo finito per mangiarci a vicenda. Poi ci ha fermato la polizia.

Esterno. Giorno.
I
quattro passeggeri in piedi fuori dalla Mini Minor, a gambe larghe, le mani sul tetto.
Poliziotto: Chi era al volante?
Courtney: Nessuno, agente. Eravamo tutti dietro.
Poliziotto: Cammini sulla striscia bianca.
Courtney: Cammino sulla striscia bianca se ci mette sotto una rete.

Fine Flashback. (ridono)

Donatella: Lasciatela dormire. Se dorme, non può bere.
Courtney: (da terra) Questo lo dici tu. (si versa del whisky in faccia, getta la bottiglia con la soddisfazione etilica di aver compiuto un’impresa, ripiomba nella sua narcosi)
George: Il peggio è che è sobria.
Donatella: Cos’è quella cordicella rossa che hai al polso, Gwyneth?
Gwyneth: Oh, questa? Kabbala. Sto seguendo un corso di religione ebraica. (tossisce)
Posh: Credi a quella roba?
Gwyneth: Non si deve credere a un bel niente. Devi solo verificarlo nella tua vita. Deve funzionare per te. Credere significa che hai ancora qualche dubbio. Certo, la kabbala è lontana dalle nostre abitudini moderne. Questo la rende una cosa impegnativa. (sternutisce) Ci sono – – – (sternutisce) Ci sono un sacco di regole da rispettare se vuoi essere kosher. (si gratta il braccio)
Posh: Kosher? (si gratta per suggestione)
Gwyneth: Purificata. (tossisce, Demi le porge una caramella, Gwyneth la prende, la guarda, decide che non va bene e gliela ridà) Ad esempio, devi mangiare solo cibi kosher, cioè preparati secondo la tradizione. Non puoi mischiare carne e latticini. Devi buttare via tutte le tue stoviglie e comprarne di nuove, un set per la carne, un set per i latticini.
Donatella: E quando cucini tutto insieme in una wok come fai?
Gwyneth: Scordati la wok! La wok è trayf! (tossisce)
Trudie: Trayf?
Gwyneth: Tutto quello che non è kosher è trayf. (sternutisce)
Trudie: Ce ne sono altre, di regole così?
Gwyneth: Sono solo così. Ad esempio, di sabato non puoi andare a cavallo, né puoi accendere le luci di casa. (si gratta il braccio)
George: Già che ci sei, daresti una grattatina anche a me, Gwynnie?
Gwyneth: Continua a sognare.
George: La mia legge è: vietato grattarsi. (le fa un lopez)
Gwyneth: Ahia! Bastardo!
Donatella: Cosa succede?
Posh: Giocano a “Fuorilegge”.
Hugh: Come sarebbe, non puoi accendere le luci di sabato? E come fai?
Gwyneth: Le accendi di venerdì, prima del tramonto.
Rupert: E se ti scordi?
Gwyneth: Allora devi lasciarle spente. Oppure chiami un tuo amico non ebreo ad accendertele.
George: O un cavallo.
Gwyneth: Però devi metterti d’accordo col tuo amico prima che il sabato cominci. (sternutisce)
David: E se ti scordi?
Gwyneth: Allora non puoi neanche chiederglielo e resti al buio. Non puoi accendere neppure elettrodomestici, naturalmente. (tossisce)
Donatella: Questa religione mi piace. Solo di bollette risparmierei una fortuna!
Gwyneth: Ti farò conoscere il mio rabbino, allora. Me lo porto sempre dietro, in esterni. È giovane, ma è bravissimo, (tossisce) Sono convinta che un giorno sfonderà e aprirà una propria catena di sinagoghe. Mi chiedo se sia troppo presto per provarci con lui. (sternutisce)

Il sole tramonta già.

Posh: Ma come fai a ricordarti tutte le usanze?
Gwyneth: Come fa il rabbino. Con dei Post-it sul frigorifero. (tira su col naso)
Rupert: lo avevo due amici ebrei, ma solo uno era religioso. La sua idea di religione era andare ai concerti di Barbra Streisand.
Posh: E tu?
Rupert: No, io sono troppo cinico per i culti.
George: Come Nostradamus aveva previsto.
Posh: Io invece sono troppo idealista per essere cinica.
Rupert: A me invece non me ne frega abbastanza per essere idealista.
Gwyneth: (si gratta il braccio) A Hollywood l’ebraismo sta diventando di moda.
Hugh: (le fa un lopez) È prodotto da Steven Spielberg?
Gwyneth: Ahia!
David: Le religioni sono un mucchio di stronzate.
Gwyneth: Prego?
Posh: (abbraccia David con affetto ormonale) David e io pensiamo che il mondo sia andato avanti e occorra liberarsi dalle superstizioni.
Hugh: Sì, abbiamo visto le vostre foto sul “Sun”.
Gwyneth: Mi tocca sentirle tutte! Dio ha stabilito che il sabato è il giorno del riposo e della preghiera solenne. Ma i Beckham qui hanno qualcosa da obiettare a Dio. (tira su col naso)
Dio: Woof!
Donatella: (al cane) Non tu, quello di fantasia.
David: Ciascuno ha il diritto di credere a quello che vuole. Ma quello che era lavoro nell’antichità, quando scrissero la Bibbia, non è necessariamente lavoro oggi! A quei tempi, accendere una luce in casa significava uscire nei boschi, tagliare legna, accendere un fuoco. D’accordo, quello era lavoro. Ma questo prima dell’elettricità! Oggi non ti è permesso di pigiare un interruttore! Cos’è, lavoro, questo? (pigia con il dito indice un interruttore immaginario) Prova a ottenere un sussidio di disoccupazione perché non fai questo. (mima di nuovo il gesto)
Ashton: Io una volta ho fatto quel gesto lì in metropolitana e un altro po’ mi arrestavano.
George: Potevi convertirti a qualcosa di più semplice, Gwyneth. Ad esempio il voodoo. Tutto quello che devono fare è rimpicciolire teste.
Trudie: Quanto costa quella cordicella rossa?
Gwyneth: (sternutisce) Venticinque dollari e novantanove. Da Target.
Trudie: Però. E quanto costano le lezioni?
Gwyneth: A un maestro è vietato prendere soldi per insegnare la kabbala.
Trudie: E come fanno?
Gwyneth: Prendono soldi per il loro tempo. (si gratta il braccio)
Trudie: Mica scemi. (le fa un lopez)
Gwyneth: Ahia!
Demi: E puoi fare sesso, di sabato?
Gwyneth: Certo. Il rabbino dice che è una benedizione fare sesso di sabato. Per una coppia sposata. E sempre che il sesso non sia perverso. (sternutisce) Però non puoi ballare, di sabato. Che i ballerini siano sposati o no.
Posh: Fare sesso da dietro è perverso?
Gwyneth: Sì, perché potrebbe portare al ballo. (si soffia il naso in un kleenex)
Hugh: Una volta ero innamorato di una modella che non me la dava. Una sera, dopo che mi ero masturbato ben quattro volte pensando a lei, dlin dlon, me la trovo alla porta! Grazie tante, una bistecca dopo pranzo! Adesso, tutte le volte che ci ripenso, mi viene un’erezione. Questo è perverso?
Gwyneth: Non lo so se è perverso, ma la Convenzione di Ginevra dovrebbe vietarli, aneddoti del genere. Oh, ecco qua il rabbino Goldberg! Kirk, voglio presentarti alcuni amici. Signori, il rabbino Goldberg. (tossisce)
Kirk: (in completo scuro e cappello di feltro) Gold baum. Salve.
Tutti: (salutano)
Sconosciuto: (gli fa il saluto vulcaniano) Non è un nome strano, Kirk, per un rabbino?
Kirk: Anche mio padre era un fan di Star Trek. (gli fa un lopez)
Sconosciuto: Ahia!
Gwyneth: Racconta ai miei amici cosa hai fatto oggi, Kirk.
Kirk: Che giornata! Sono in giro da stamattina. Ho tenuto discorsi all’inaugurazione di una chiatta petrolifera nel mar Rosso e a una circoncisione a Parigi.
Trudie: Sarà stravolto!
Kirk: Rimedio subito. (prende un drink dal vassoio di un cameriere) Per fortuna sono riuscito a usare lo stesso discorso in entrambe le occasioni. L’chaim. [alla vita, nd.t.] (beve d’un fiato. Sospiro soddisfatto)

Gwyneth sternutisce.

Kirk: Gesundheit! [Salute, n.d.t.]
Gwyneth: Grazie. Ho un’allergia. Colpa del cane di Hugh. (si soffia il naso)
Kirk: Non è esatto.
Gwyneth: Non è allergia?
Kirk: Un’allergia è solo un sintomo. Ricorda, Gwyneth: sei tu che controlli la tua vita. Se hai un raffreddore o un’allergia, significa che spiritualmente qualcosa non va.
Gwyneth: Cavolo, Kirk, non sapevo che potessi infilare tanto senso di colpa in una frase!
Kirk: L’ho detta poco fa anche a un trapezista se fardita che mi aveva confidato una scappatella.
David: Si è confessato?
Kirk: Ah, ah! I rabbini non confessano.
David: Oh. E allora quando un ebreo vuole raccontare qualcosa di privato, a chi lo dice?
Kirk: Lo dice a tutti! (risate) Comunque, gli dico questa cosa della colpa, e lui se ne va pensieroso. Be’, il rimorso deve avergli turbato la coscienza perché poco dopo ha mancato la presa al termine di un triplo ed è piombato su un elefante che era in equilibrio su una palla. L’elefante si è sbilanciato ed è ruzzolato addosso al cannone della donna-cannone.
David: E la donna-cannone dov’era?
Kirk: Nel cannone, in attesa del lancio. Vi interessa sapere com’è finita?
David: Sono un assetato nel deserto. Com’è finita?
Kirk: L’urto con l’elefante ha abbassato l’alzo del cannone. Quando il cannone ha sparato, la donna-cannone è finita contro la capoccia di uno sconosciuto in loden.
Sconosciuto: Non mi sono fatto niente. Giusto qualche graffio. Ma adesso sono cotto di lei. Sa dov’è?
Kirk: Girovaga fra gli ospiti stuporosa, blaterando di dodecafonia. Disturbo se…? (cava dalla giacca un sigaro)
Gwyneth: No, no. (comincia a tossire compulsivamente)
Kirk: Non l’ho ancora acceso.
Gwyneth: Oh, che sbadata.
Kirk: (indica la Donna-Cannone) Il bitorzolo le sta crescendo a vista d’occhio.
Trudie: Cosa sta farfugliando?
Kirk: È convinta di essere i Schonberg. (accende il sigaro)
Lucille: Mel e Edna Schonberg, di Coney Island?

Kirk le dà uno sguardo di commiserazione. Poi, ammette:

Kirk: Sì.
Gwyneth: (si gratta il braccio) L’episodio in sé non prova nulla.
Kirk: Prova tanto, invece.
Gwyneth: Ad esempio?
Kirk: Ad esempio che tutti siamo in colpa e ne paghiamo le conseguenze, (le fa un lopez)
Gwyneth: Ahia! Che ne paghiamo le conseguenze lo so. Ma non mi convince il gioco masochistico della colpa, perché nessun masochismo può prodursi senza un potere assoggettante e sadico. Almeno, così dice il mio analista.
Kirk: Chi, il mammone coi palloncini appesi alle spalle?
David: Rabbino Goldbaum, prima Gwyneth parlandoci dell’ebraismo elencava tutte le regole, tutte le tradizioni…
Kirk: Sono sempre meno di quelle vulcaniane. Eh eh eh.
Sconosciuto: Ma più illogiche. Eh eh eh.
Kirk: (gli fa un lopez) Gwyneth è un’allieva modello.
Sconosciuto: Ahia!
Kirk: Di questo passo, fra un mese potrà fare la Mik vah.
Gwyneth: Dici sul serio? Che bellezza! (si gratta)
Donatella: (le fa un lopez) Cos’è la Mikvah?
Gwyneth: Ahia!
Kirk: È una cerimonia che simboleggia la nuova nascita di una donna. Rinasce nell’ebraismo. Per cui deve purificarsi dalla testa ai piedi. (si gratta per suggestione) Viene immersa nell’acqua. Questo significa Mikvah. Immersione.
Trudie: La farete in un tempio? (gli fa un lopez)
Kirk: Ahia! La Mikvah richiede solo acqua naturale. Secondo la tradizione, è inaccettabile l’acqua condotta da delle tubature. Faremo la cerimonia nelle acque dell’Oceano. A Brighton.
Gwyneth: A Brighton? Credevo di dover essere nuda, per la Mikvah. (si gratta il braccio)
Kirk: Infatti. E ti immergerai alla presenza di tre rabbini, (le fa un lopez, poi si gratta per suggestione)
Gwyneth: Ahia!
George: Perfetto. Entra nuda in acqua a Brighton. E quando diventa ebrea, prima o dopo l’arresto? (gli fa un lopez)
Kirk: Ahia! Non c’è motivo di preoccuparsi. Gwyneth indosserà una tunica aperta ai lati, priva di cuciture. Si immergerà, la tunica galleggerà e i rabbini avranno la prova che è completamente purificata.
Gwyneth: (tossisce) E poi sono ebrea?
Kirk: No. Devi ancora frequentare la Sinagoga e superare l’esame dei tre rabbini. Ma c’è tempo. Diciamo qualche mese.
Gwyneth: Fantastico. Diventerò ebrea in tre o quattro mesi! (si gratta il braccio)
Kirk: (le fa un lopez) Fantastico sì. A me ne sono occorsi nove. (risate)
Gwyneth: Ahia!

Tornano Heywood e Lucille. Heywood è eccitato e confuso insieme. I palloncini sono flosci.

Heywood: Sono stato un idrante! Un geyser! Un Vesuvio! Mi sembra incredibile che io abbia dovuto aspettare tutti questi anni per scoprire il sesso, mamma!
Lucille: Vesuvio Shmesuvio! Tu fa shtup [scopata, n.d.t.] kon Liz Hurley e tu piance?
Heywood: Perché non mi hai mai detto niente, mamma?
Lucille: (smette di parlare con l’accento buffo) Ci avresti creduto?
Heywood: (sbalordisce) Mamma! Tu parli benissimo!
Lucille: (mangia l’oliva del martini che ha in mano) Balbettavi, non volevo farti sentire inferiore.
Heywood: (se ne accorge adesso) Ehi, è vero! Non balbetto più! Io non… Io… Apellefigliod’Apollofeceunapalladipelledipollo! Non balbetto più! Questo è un miracolo!
Lucille: E non sei più politicamente scorretto agli occhi del mondo.
Heywood: Io… Io cambierò il corso della mia vita! I miei obiettivi! Sì! Sarò meno introspettivo! Più aperto! Più… più consapevole, come è giusto! “Introspettivo.” Prima non riuscivo neanche a dirlo! Non balbetto più! Non balbetto più!

Se ne va baciando e abbracciando tutti, compresi Madonna, Guy Ritchie e la piccola Lourdes Maria che stanno arrivando. Madonna (quarantadue anni) indossa un abito bianco in stile gotico disegnato da Stella McCartney; Guy (trentadue), seguendo la tradizione di famiglia, porta un kilt tartan Macintosh. La bimba invece puoi immaginartela come ti pare, perché così è vestita.

Guy: Quello non era il dottor Burns?
Madonna: Non credo di volerlo sapere.
Lucille: Loz im gayn! [Lascia che vada, n.d.t.]
Madonna: Amici! Grazie di essere venuti alla nostra festa.
George: E chi se la perdeva?
Rupert: Se non mi invitavi, narcotizzavo Elton John e gli fregavo l’invito!
Gwyneth: (tossisce, sternutisce, si gratta il braccio)
Madonna: Saluta i nostri amici, Maria Lourdes. Di’ un po’: ciao a tutti! Questa è Maria Lourdes. Epidurale. (fa a Gwyneth un lopez)
Tutti: Ciao, Lourdes.
Gwyneth: Ahia!
Guy: Come va, gente?
Posh: Una festa indimenticabile. Il nostro matrimonio al confronto è stato Chernobyl. Vero, David?
David: A un certo punto i nostri parenti scivolavano sulla pancia attraverso la stanza per vincere scommesse da cinque dollari.
Posh: I suoi parenti.
Rupert: Eh, ci manca solo una cosa del genere…

La Donna-Cannone attraversa la compagine litigando con se stessa, in delirio. E con un bitorzolo grosso e trasparente come un palloncino rosso che le solleva la parrucca bionda di una spanna.

Donna-Cannone: Tu e la tua stramaledetta cocciutaggine, Edna! Il concetto di modulazione, invocato ogni volta che l’orecchio sembra avvertire un mutamento dalla tonalità d’impianto, va sottoposto a un radicale processo riduttivo! Cosa ne sai tu, Mel? Oh, lo saprai tu, Edna! Sei un pizzicagnolo di Coney Island, Mel, non sei Arnold Schonberg. Stai insinuando che non so niente di musica, Edna? Non sto insinuando, te lo sto dicendo, Mel: non sai nulla di musica! Non solo non sai nulla di musica, ma sei stonato come una campana! Chiedimi scusa, Edna! Tu chiedimi scusa, Mel! No, tu chiedimi scusa, Edna! No, tu chiedimi scusa, Mel! Io dovrei chiederti scusa, Edna? Per che cosa? Lo sai, Mel! Oh, non chiederò mai scusa per quello, Edna!

Si allontana imprecando e strappandosi i capelli, in lite furiosa con se stessa. Lo Sconosciuto è al tavolo del buffet. Si sta facendo tagliare un’altra fetta di torta. Vede la Donna-Cannone.

Sconosciuto: Ehi! (fa cenno al cameriere di sbrigarsi con la torta, ma quello è lentissimo. Lo Sconosciuto deve decidere: aspettare la fetta di torta e perdere la Donna-Cannone, o inseguire lei e perdere la fetta di torta? Sceglie la Donna-Cannone) Ehi! Dove va? Io l’adoro! Io l’amo!
Rupert: …ma forse no.
Donatella: Congratulazioni, Guy. Non so se è la gravidanza, ma Madonna non è mai stata più splendida!
Guy: È per questo che mi piace fecondarla.
Lucille: Guy, sei portoricano?
Guy: Scozzese.
Lucille: Credi sia meglio? (alle altre) Ha preso i baffi da sua madre!
Donatella: Come va la gravidanza, Veronica?
Madonna: Bene. La nausea è sparita. Ma mi sono stancata di essere presa a calci da uno sconosciuto.
Hugh: Ormai è tuo marito.
Donatella: Intendeva il bimbo che ha in grembo.
Hugh: Oh.
George: “Il matrimonio è un legame sacro fra un uomo e una donna incinta.”
Rupert: (a George) Spero che il loro duri tanto quanto mi è sembrata lunga questa giornata.
Demi: (giocosa) Oooh, la piccola Lourdes è ormai una signorina! O no? (le fa il solletico sotto il mento) Gucci, Gucci, Gucci.

La piccola Lourdes fa un ruttino.

Posh: Veronica, chi vi ha fatto il catering?
Madonna: Spencer & Sloane.
Rupert: Entusiasmo. Spencer & Sloane.
George: Li conosci?
Rupert: Li conoscono tutti. Organizzarono le nozze di Andrea e Fergie. Una cosa molto chic. Quattrocento intossicati.
George: Siamo al matrimonio di due assassini!
Gwyneth: (si tiene la pancia) Improvvisamente sto così male.
Donatella: Sarà il marchese.
Rupert: Hai mangiato i tramezzini coi funghi, per caso?
Gwyneth: Non ricordo.
Rupert: Non ricorda. Adesso sono tranquillo. (a George) Fregare gli asciugamani non basterà.
Gwyneth: Sto malissimo.
Rupert: Stringi i denti. Qualunque sia il dolore, non può essere peggio di questo matrimonio.
Gwyneth: (ha un crampo) Uuuuhnnh!
Rupert: E adesso vado a cercare un gastroenterologo prima che le tartine comincino il genocidio.
Dio: Woof!
Donatella: Fermo. Non c’è bisogno di alcun gastroenterologo.
Rupert: No?
Donatella: È il marchese.
Rupert: Sei sicura?
Dio: Woof!
Donatella: Parola di Dio.
Rupert: Rendiamo grazie a Dio.
Donna-Cannone: (allo Sconosciuto) No, grazie, giovanotto, il grande Arnold Schonberg non è tipo da par touze. Tu non sei Arnold Schonberg, Mel. Stai insinuando che non sono Arnold Schonberg, Edna? Non sto insinuando, Mei, te lo sto dicendo: tu non sei Arnold Schonberg! Vuoi vedere il mio Pierrot lunaire, Edna?
Sconosciuto: Un momento. Chi è Mel?

La Donna-Cannone gli fa un lopez.

Sconosciuto: Ahia! Non mi stavo grattando!
Donna-Cannone: È per le orecchie.
Sconosciuto: Ah, già.
Gwyneth: (al telefonino) Ciao! Voglio solo che tu sappia questo, credo che tu sia incantevole! Continua così, continua così, continua così. Ti voglio bene. Ciao. (chiude) Ehm… Ho lasciato un messaggio alla mia segreteria telefonica. Così ho un po’ di incoraggiamento quando torno a casa. Ragazze, avete un cachet? (si gratta)
Liz: (le fa un lopez) Io, ma non so se è kosher. (si gratta)
Gwyneth: Ahia! (le fa un lopez)
Liz: Ahia!
George: (ad alta voce, facendo loro il verso) Qualcuno ha un cachet kosher?
Guy: Vuoi sederti sulle mie ginocchia, Gwyneth? (si gratta)
Madonna: Caro, sei sposato, ora. Non hai ginocchia. (gli fa un lopez)
Guy: Ahia!

Madonna si gratta. Guy le fa un lopez.

Madonna: Ahia!
Donatella: E comunque, Gwyneth, è troppo presto per provarci con Guy.
Gwyneth: Eh?

Donatella: Nel caso ci stessi pensando. (si gratta. Demi ne approfitta per farle un lopez. Donatella, che non conosce il gioco e ce l’ha con lei, le arriva un ceffone. Demi le strattona i capelli. Donatella le strappa il vestito. Si azzuffano! Hugh interviene per separarle e si becca una gomitata da Donatella. Hugh le dà un calcione nello stinco. Intervengono le tre guardie del corpo di Donatella, ma prima che possano mettergli le mani addosso si trovano davanti le tre guardie del corpo di Hugh. Cominciano gli spintoni fra i bodyguard, poi la scazzottata. A un certo punto, un bodyguard di Madonna lancia una torta in faccia alla guardia del corpo di Hugh, che però s’abbassa, e così la torta colpisce il rabbino Goldbaum. Goldberg. Goldbaum, scusate. Allora prende dalla torta nuziale le mammelle di Madonna in pan di spagna e le lancia in faccia alla guardia del corpo di Madonna, che s’abbassa, e così il dolce colpisce Gwyneth e Lucille. Queste ricambiano con un altro po’ di torta, ma sbagliano mira e prendono in pieno due signore che non c’entrano nulla. In un attimo lo smorgasbord di torte in faccia si estende a tutti gli invitati presenti, molti dei quali già intenti a pestare calli o a subire pestoni. Quando la situazione pare ormai fuori controllo, a un cenno dello scenografo della festa l’orchestra attacca a suonare un valzer di Strauss. È il segnale: un maestoso Zeppelin in fiamme atterra in riva al lago. Ne escono, mano nella mano, saltando giù, coppie di ballerini in abito di gala; come toccano il suolo, si mettono a ballare il valzer. La scena è illuminata da bengala autentici della Seconda guerra mondiale. La zuffa si è interrotta d’incanto. Nascono spontanei degli “Oooooh!” di meraviglia, seguiti da un fragoroso applauso collettivo)

Rupert: (incredulo) Questa poi…
Madonna: (Strauss, bengala, applausi: deve urlare) Cos’è quella cordicella rossa che hai al polso, Gwyneth?
Gwyneth: (inzaccherata di panna e fango, come tutti) Eh? (si gratta il braccio, Madonna le arriva un lopez) Ahia!

(riprendono la rissa, e tutti vissero felici e contenti)

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