Lo stile e il contenuto
Scritto da Alberto Cassani giovedì 11 ottobre 2007
Archiviato in Quelli che scrivono...
In un articolo riassuntivo dell’ultimo Festival di Venezia pubblicato sui “Cahiers du Cinema” di ottobre, Emmanuel Burdeau scrive che “Redacted” è un film…
…di cui non è semplice parlare: bisogna proteggere la suspense, e in questo caso l’importanza supera di molto la ‘bellezza’.
Francamente, è una delle più grosse stupidaggini che mi sia mai capitato di leggere! E questo non perché io abbia odiato il film di De Palma quando i “Cahiers” ne parlano come di un capolavoro assoluto: è proprio una questione di concetto.
Difendereste un romanzo scritto inconsapevolmente in maniera sgrammaticata?
Difendereste un saggio che presenta in maniera confusa la sua tesi?
E chi lo farebbe?
E allora perché in un film l’importanza del tema trattato dovrebbe essere superiore al modo in cui il tema è trattato?
E’ un discorso generale, come detto: “Redacted” è solo lo spunto di partenza, o meglio: lo è l’articolo di Burdeau. Il punto di arrivo, invece, è che al cinema – come anche in tutti gli altri mezzi di comunicazione – è attraverso lo stile con cui è espresso, che il contenuto assume efficacia e quindi valore.
Non esistono film più ‘importanti’ che ‘belli’, proprio perché più il messaggio è importante più è necessario che sia espresso in maniera ‘corretta’.
Un brutto film con un tema importante non è un film ‘nobile’, e meno che mai è un buon film: è un brutto film su un tema importante. Non è vero – né al cinema né in altri ambiti – che l’importante è dire le cose, e fa nulla come le si dice.
E’ proprio questa sottovalutazione dello stile che molti critici hanno sempre dimostrato che ha portato negli anni il cinema ad essere sempre meno cinematografico, perché si è finiti per tollerare confezioni mediocri se non sciatte in virtù di intenti ‘alti’.
Certo, questa sottovalutazione è anche andata di pari passo con la sopravvalutazione che invece hanno alcuni registi nei confronti dello stile, Tony Scott per dirne uno. Lungi da me, infatti, dire che lo stile è più importante del tema. La realtà è che stile e contenuto – se si vuol fare del buon cinema impegnato – devono obbligatoriamente andare a braccetto. Poi possiamo discutere quanto vogliamo sull’effettiva riuscita dello stile scelto e del film in generale, ma non possiamo semplicemente scrollare le spalle e dire che non ha importanza. Perché nel cinema – e non solo lì – lo stile è inscindibile dal contenuto.
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Commenti
6 risposte a: “Lo stile e il contenuto”
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Ben detto. Quando hai ragione, hai ragione.
Che poi, l’obiettivo sarebbe far diventare il come il cosa…
cioè che lo stile sia l’unico elemento ad informare il film, avendo all’interno sia il cosa che il come…
Uhm… Non lo so, ma può darsi che i miei dubbi derivino dal non aver ben capito cosa intendi.
E’ vero che Marshall MacLuhan diceva che il mezzo è il messaggio, e già qui non sono molto d’accordo, ma dire che il significante è il significato mi pare davvero troppo.
Lo stile è il film per i tanti Tony Scott che ci sono in giro, ma per un regista “normale” (e soprattutto per un buon regista) lo stile è un mezzo che porta al cosa. O al massimo il mezzo porta il cosa, quando il messaggio si sposa bene con la narrazione e il film evita di diventare un cappellotto politico-etico-sociale
Si può aggiungere che il massimo si raggiunge quando, all’interno di un film, il ‘cosa’ non sarebbe più quel ‘cosa’ senza quel ‘come’ e viceversa. Non so fino a che punto questa considerazione sia riscontrabile al cinema in maniera così assoluta, però sarebbe l’ideale.
Per esempio: “American Beauty”, a mio parere, avrebbe probabilmente potuto esprimere efficacemente i suoi contenuti anche senza lo stile adottato da Mendes, che però connota il film in maniera assoluta, plasmandolo letteralmente e con ottimi risultati.
Il connubio assoluto di una forma e di un contenuto penso non esista, in realtà.
il significante è il significato (nel grande cinema e nei grandi autori) perchè non possono fare a meno uno dell’altro…
No, no: il significato e il significante sono collegati intrinsecamente, ma non sono la stessa cosa. Altrimenti, uno stesso movimento di macchina avrebbe sempre lo stesso significato, mentre invece non è così.
Poi ha ragione Fabrizio: sono discorsi teorici, perché nella realtà non esiste.