Diario di uno sceneggiatore in sciopero

Scritto da Alberto Cassani venerdì 16 novembre 2007 
Archiviato in Cinema d'attualità, Televisione

Sono uno sceneggiatore televisivo, e sono in sciopero. Mi sto ancora abituando allo cosa. Per me gli scioperi sono sempre stati una faccenda di trasportatori e minatori e insegnanti; gruppi che sono criminalmente sottopagati o emarginati dal punto di vista socio-economico. Il peggio che mi è mai capitato, invece, è che finissero le M&M’s alla nocciola durante una riunione di scrittura.

Detto questo, io non sono uno dell’élite di Hollywood. Non sono il nome portante di una serie, o uno “script doctor” pagato un milione di dollari a correzione, o uno sceneggiatore-produttore-regista con un contratto triennale con un grosso Studio. Io trovo lavoro stagione per stagione. Nell’ultimo paio d’anni ho fatto parte dello staff di una serie televisiva di medio livello per una stazione via cavo di media importanza. In parole povere, sono uno delle tante figure anonime della Writers’ Guild of America. Il che, stando alle dichiarazioni della WGA, vuol dire che io sono la persona per la quale stiamo tutti scioperando.
Forse che questo mi riempie di felicità/orgoglio/nobili sentimenti/fervore da vero lavoratore? Non esattamente. Ma non fraintendetemi: so quello per cui stiamo lottando, appoggio il sindacato e i miei colleghi sceneggiatori, e starò al loro fianco fino alla fine. In teoria. Da un punto di vista personale, non riesco a non pensare all’influsso che questa cosa sta avendo sulla mia vita e sulla mia carriera.

Innanzi tutto, c’è il semplice e immediato problema della mancanza di soldi. Se questo sciopero dovesse andare avanti per mesi (alcuni colleghi dicono addirittura un anno), avrei dei seri problemi economici. Non faccio questo lavoro da abbastanza tempo da aver messo da parte a sufficienza per dormire sonni tranquilli, e a differenza di quelli più famosi, ci sono buone possibilità che non riuscirò a trovare lavoro quando tutto sarà finito. E così potrò dire addio alla mia bella carriera.
Poi ci sono quei dilemmi più mondani che noi sceneggiatori ci troviamo a fronteggiare ma che non assurgono all’onore delle cronache. Ad esempio l’ottavo punto del regolamento dalla WGA in caso di sciopero, anche noto come Script Validation Program. Il sindacato vuole che tutti gli script non ancora prodotti vengano consegnati ai loro uffici, per assicurarsi che nessuno possa fare alcun lavoro illegittimo durante lo sciopero. Quindi la sceneggiatura che ho appena finito per la serie per cui lavoro dovrebbe finire nelle mani della WGA. Solo che lo Studio che produce la serie ha dichiarato – per mezzo di una decisa lettera al mio agente – che il mio script è di loro proprietà, e che quindi non devo neanche pensare di consegnarlo al sindacato. Devo dar retta a quelli che stanno lottano per i miei interessi e il mio futuro, o a quelli che mi pagano lo stipendio (e che spero continueranno a farlo ancora in futuro)? Fate caso, entrambi hanno dei punti a loro favore. E’ come essere un bambino conteso tra i genitori in una causa di divorzio…

Nonostante lo sciopero, lo Studio può produrre comunque l’episodio che io ho scritto, e sicuramente lo farà. E lo farà senza di me, perché per esserci dovrei rompere i picchetti. E questa cosa mi fa stare davvero male.
Io sono abbastanza inesperto da subire ancora il fascino di questo lavoro. Per me è sempre un piccolo miracolo quando, poche settimane dopo aver scritto “EST. NEW YORK – NOTTE”, vedo centinaia di persone sul set che lavorano come dei matti per creare dal nulla la strada che io avevo immaginato. Così, sentirò la mancanza delle riunioni di preparazione, delle riunioni di finalizzazione, dei sopralluoghi tecnici e delle letture al tavolo. E, ovviamente, delle riprese.

Un amico che lavora come produttore esecutivo mi ha fatto sapere tra le righe che potrei comunque essere testimone di tutto il lavoro, alla condizione di evitare di dare qualsivoglia input creativo. Non lo ammetterei mai con i miei vicini di picchetto, ma sono tentato di accettare. Dopo tutto, il mio episodio lo gireranno comunque, che io ci sia o no: per quale motivo non dovrei andar lì a dare un’occhiata? Essere un osservatore silenzioso farebbe di me un traditore della causa?

Chissà dove sarò, e cosa starò facendo, quando lo scioperò finirà. E se questa fosse la mia ultima occasione per vedere una mia scenegggiatura prender vita?
Se questo dovesse accadere, di una cosa sono certo: mi mancherà molto di più delle M&M’s alla nocciola…

Articolo anonimo pubblicato sul sito di Entertainment Weekly il 6 novembre 2007.

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Commenti

6 risposte a: “Diario di uno sceneggiatore in sciopero”

  1. ziopoli ha scritto lunedì 19 novembre 2007 15:30

    “Io sono abbastanza inesperto da subire ancora il fascino di questo lavoro”.
    geniale!
    e vera…

  2. Alberto Cassani ha scritto lunedì 19 novembre 2007 16:37

    In realtà, la maggior parte dei commenti che questo articolo ha ricevuto sul sito di Entertainment Weekly dicevano proprio che fosse un falso fatto scrivere dalla direzione per portare la gente a parteggiare per i produttori (EW è di proprietà della Warner Bros.). A parte che non vedo dove l’articolo sia “politico” in questo senso, potrebbe anche essere un falso ma certamente è molto realistico.

  3. ziopoli ha scritto martedì 20 novembre 2007 09:57

    bè forse “politico” nel senso che negli usa i sindacati sono “sacri” e ci si fida molto di quello che fanno. Magari questo tipo di esternazioni danno comunque fastidio. Però non conosco la situazione in dettaglio…

  4. Alberto Cassani ha scritto mercoledì 21 novembre 2007 15:57

    Quello che a me non piace dell’organizzazione sindacale di Hollywood è che per poter lavorare presso uno Studio devi per forza essere associato al sindacato di categoria – ed essendocene solo uno per categoria sei in mano loro – e quando questi decidono che tu devi scioperare, sei obbligato a farlo anche se non sei d’accordo.

    Ad ogni modo, per adesso gli sceneggiatori sono in una posizione perdente: i produttori hanno più soldi e possono tenere più alungo grazie anche ai film stranieri e ai magazzini, e in Tv ai tanti reality. Per vincere la “tenzone”, gli sceneggiatori devono trovare il colpo giusto, altrimenti nisba.
    Sarà una lotta lunga e dura, comunque.

  5. romina ha scritto martedì 18 marzo 2008 13:47

    “Io sono abbastanza inesperto da subire ancora il fascino di questo lavoro”.
    questa frase ha colpito tanto anche me!
    sintetica e geniale al tempo stesso…

    Sono sicura che vedrai realizzarsi tante altre tue sceneggiature

    in bocca al lupo
    romina

  6. Alberto Cassani ha scritto martedì 18 marzo 2008 13:55

    Adesso lo sciopero è finito (quello degli sceneggiatori: adesso aspettiamo gli attori), e chissà se l’anonimo articolista ha potuto riprendere il suo posto. Quasi tutte le serie erano state congelate e molti contratti erano stati sciolti per “cause di forza maggiore”, non è detto che gli sceneggiatori degli staff televisivi siano stati tutti ripresi: per molte cose, uno sceneggiatore vale l’altro…

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