Sky e il cinema italiano

Scritto da Alberto Cassani sabato 21 giugno 2008 
Archiviato in Cinema d'attualità

La locandina di GomorraQualche tempo fa, grazie all’amico Antonello Blueberry, ho avuto la possibilità di leggere il testo dell’accordo stipulato nel luglio del 2004 tra Sky Italia, l’Unione Nazionale Produttori Film (aderente all’ANICA) e gli Autori e Produttori Indipendenti (aderente all’AGIS). L’accordo aveva durata biennale, ma è comunque una buona occasione per avere un’idea di come funziona la vendita dei diritti Tv del cinema italiano.

In pratica, il documento stabilisce di quanti e quali film Sky si impegna ad acquistare i diritti per la trasmissione televisiva, e a quale prezzo.

L’accordo è firmato dall’amministratore delegato di Sky Italia Tom Mockridge, dal presidente dell’UNPF Aurelio De Laurentiis e dal presidente dell’API Angelo Barbagallo.

Nella prima parte, l’accordo stabilisce che UNPF e API “rappresentano la maggioranza delle imprese e dei produttori italiani di produzione cinematografica nazionale” e che entrambe le associazioni “hanno come principale e comune obiettivo la crescita, il rafforzamento ed il miglioramento delle imprese cinematografiche italiane e delle condizioni di mercato nelle quali esse operano”, così come Sky “sostiene la crescita, il rafforzamento ed il miglioramento delle imprese cinematografiche italiane e delle opere italiane da esse prodotte”, “è impegnata ad investire nella produzione del cinema italiano” e “favorisce la promozione del cinema italiano”.

Nella seconda parte si stabilisce che Sky “si impegna ad acquisire annualmente i film italiani che hanno raggiunto o superato 25.000 presenze”, fino ad un massimo di 60 titoli. ed una spesa massima di 23 milioni di euro. Secondo l’accordo, questo i film italiani cn più di 25.000 spettatori sarebbero all’incirca la metà di quelli usciti in sala, ma il 98% degli incassi totali dei film italiani. L’acquisto dei diritti dei film che hanno strappato meno di 25.000 biglietti è lasciato alla discrezione dei dirigenti di Sky.

La licenza di Sky dura 15 mesi, a partire da 10 mesi dopo l’uscita del film in sala o 6 mesi dopo l’uscita in DVD, ed è limitata a 120 giorni di programmazione con un massimo di due passaggi nel corso di 24 ore. Nel caso in cui Sky decidesse di non acquistare il film anche per la pay-per-view, la licenza durerebbe 15 mesi. Il prezzo di acquisto dei diritti di trasmissione è stabilito dalla seguente tabella:

Presenze Corrispettivo Euro
Da 25.000 a 49.999 75.000
Da 50.000 a 99.999 150.000
Da 100.000 a 199.999 200.000
Da 200.000 a 299.999 300.000
Da 300.000 a 399.999 350.000
Da 400.000 a 499.999 400.000
Da 500.000 a 600.000 500.000
Da 600.000 a 699.999 600.000
Da 700.000 a 799.999 650.000
Da 800.000 a 999.999 800.000
Da 1.000.000 a 1.999.999 950.000
Da 2.000.000 a 2.999.999 1.200.000
Da 3.000.000 a 4.000.000 1.600.000
Oltre 4.000.000 1.800.000

L’accordo stabilisce anche in 200.000 euro il prezzo minimo che Sky deve versare in caso di pre-acquisto dei diritti di trasmissione, precisando però anche che se poi il film dovesse registrare almeno 200.000 presenze la stazione televisiva dovrà versare la differenza in conguaglio.

Detto detto, è probabile che negli ultimi quattro anni almeno le cifre dell’accordo siano cambiate, ma è altrettanto probabile che le basi siano rimaste sostanzialmente le stesse.

Se volete leggere l’intero documento, lo trovate nella pagina degli e-book.

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Commenti

8 risposte a: “Sky e il cinema italiano”

  1. Fabrizio ha scritto sabato 21 giugno 2008 18:20

    E tutti sti soldi solo per i diritti di film italiani valevoli per pochi mesi? Non oso pensare a cosa spenda per i film americani…

    La conclusione è una: coi porno in pay per view Sky fa un sacco di soldi. Altrimenti farebbe fatica a spendere certe cifre, così ad occhio.

  2. Alberto Cassani ha scritto sabato 21 giugno 2008 18:42

    Beh, è chiaro che se hanno fatto un accordo a queste cifre è perché sanno che gli conviene.

  3. Fabrizio ha scritto sabato 21 giugno 2008 19:10

    Indubbiamente. Anche perchè mantenere un’offerta attenta e allargata è indispensabile. Più guadagni e più devi spendere per continuare a guadagnare: questa è la regola per aziende di certe dimensioni.

    Mi sorprende però che riescano ancora a mantenere così basso il quantitativo di pubblicità.

  4. Alberto Cassani ha scritto sabato 21 giugno 2008 19:49

    Mah… In realtà loro operano in regime di monopolio: secondo me potrebbero giocare tranquillamente su altre cifre.

    A questo proposito, leggevo qualche settimana fa un articolo sui soldi che la HBO strapaga per trasmettere degli incontri di boxe che poi nessuno guarda. Di riflesso, questo ha portato ad un impoverimento del panorama pugilistico statunitense, cosa che ovviamente non può succedere con il cinema italiano, più che altro perché non può essere più povero di così.

  5. Fabrizio ha scritto domenica 22 giugno 2008 15:26

    Mah… In realtà loro operano in regime di monopolio: secondo me potrebbero giocare tranquillamente su altre cifre.
    ————————————————-
    beh, c’è Mediaset Premium che pare stia crescendo, e credo lo considerino.

  6. Alberto Cassani ha scritto domenica 22 giugno 2008 16:50

    Mediaset Premium è una pay-per-view, è una cosa diversa. Qui si parla di licenze pay tv, nel documento si dice esplicitamente che Sky non è tenuta ad acquistare anche i diritti pay-per-view. Al di là del fatto che non so se legalmente i diritti sono diversi, tra satellite e digitale terrestre.

  7. Fabrizio ha scritto domenica 22 giugno 2008 23:55

    Io intendevo a livello di competitività. Sì, la pay-per-view è un’altra cosa, ma può mangiare il mercato delle pay-tv, di conseguenza (a prescindere da quanto maggiore o inferiore possa essere il prezzo dei diritti per i film in pay-tv) un’azienda del genere deve sempre migliorare la propria offerta o lavorare sui prezzi al consumo per allargare il proprio mercato o non perderne parte. Questo intendevo.

  8. Alberto Cassani ha scritto lunedì 23 giugno 2008 00:53

    Il digitale terrestre mangerà sicuramente una buona fetta del mercato delle Tv via satellite a pagamento, soprattutto quando finalmente le stazioni televisive lasceranno definitivamente l’etere. Ma resta (e resterà) il fatto che il segmento di mercato è molto diverso: la pay-per-view ha la precedenza sulla pay, ma ha una durata molto limitata nel tempo. Un mese dopo essere passato in pay-per-view il film arriva in pay, invece poi passano sei mesi prima che arrivi alle tv libere. Secondo me, per quanto riguarda i film, la concorrenza tra le due cose è bassa.

    E’ chiaro che Sky deve tenere in considerazione Mediaset Premium, e quindi tenere un palisesto di qualità (almeno numerica), ma il vero problema di Sky è che l’impianto satellitare costa abbastanza mentre il decoder digitale terrestre è più economico ed è il futuro, per cui continuerà a rimanere la necessità di convinzione del “passare a” Sky. Non è tanto la concorrenza di Mediaset Premium, quanto la “barriera architettonica” del satellite.

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