Chi vota per gli Oscar?

Scritto da Alberto Cassani giovedì 8 marzo 2012 
Archiviato in Cinema d'attualità

E’ passato pochissimo da quando l’Academy of Motion Pictures Arts & Science ha premiato il francese The Artist come miglior film del 2011 tra quelli usciti sul territorio statunitense. Decisione non scandalosa ma che tutto sommato può anche sorprendere visto il tipo di pellicola. Sennonché, un’interessante inchiesta pubblicata il 19 febbraio dal Los Angeles Times aveva svelato come i membri dell’Academy abbiano in media 62 anni di età (!) e quindi siano ben disposti verso un certo tipo di cinema. Perché in realtà chi siano i membri dell’Academy non si sa. Si sa che sono più di 5.000 e si conoscono i nomi che l’Academy rende noti, e si sa chi è stato invitato a farne parte a partire dal 2004 ma non chi ha effettivamente accettato (ok: quasi tutti, è facile pensare). Così, ecco l’inchiesta di John Horn e Nicole Sperling riguardo la composizione demografica (ma non solo: il 64% dei membri non ha mai vinto l’Oscar e il 47% non lavora nel cinema da più di dieci anni) dell’Academy. Intendiamoci, i due reporter non rivelano i nomi degli associati, se non quelli già resi pubblici, ma è comunque molto interessante per dare se non un volto almeno una parvenza di corpo a quella strana entità che definiamo normalmente “Academy”. Pubblico qui sotto la traduzione dell’articolo principale, invitandovi comunque a visitare il sito per poter vedere le varie tabelle demografiche e gli interessanti articoli ad esso collegati.

Quando i nomi dei vincitori saranno rivelati alla Notte degli Oscar, mesi di suspense lasceranno il posto alle lacrime, ai sorrisi e ai discorsi di ringraziamento. Eppure, quando il sipario si chiuderà una domanda continuerà a rimanere: chi ha votato?
L’anno scorso circa 37 milioni di persone hanno guardato la cerimonia, e i risultati della votazione ha una notevole importanza a livello economico. Vincere quella statuetta dorata può trasformare un attore in una star, aggiungere milioni di dollari agli incassi di un film e far aumentare enormemente il prestigio di un Studio. Eppure l’elenco dei5.765 membri votanti dell’Academy of Motion Pictures Arts & Science è un segreto ben protetto.
Anche all’interno dell’industria cinematografica la composizione dell’Academy è soggetta a numerose ipotesi, come lo è quanto questa composizione influenza la scelta di chi nominare e di chi premiare. L’organizzazione non rende pubblica la lista dei suoi membri.

«Odio doverlo dire» dice la membra dell’Academy Viola Davis, nominata quest’anno come attrice protagonista per The Help. «Io non so neppure chi fa parte dell’Academy.»
Uno studio del Los Angeles Times che i votanti dell’Academy sono molto meno variegati che il pubblico cinematografico, e persino più monolitici di quanto molti nell’industria cinematografica potrebbero pensare. Il Times ha scoperto che chi vota per gli Oscar è al 94% bianco e al 77% maschio. I neri sono circa il 2% dei membri dell’Academy e i latini meno del 2%.
I votanti hanno un’età media di 62 anni, secondo le nostre ricerche. Le persone con meno di 50 anni rappresentano solo il 14% dei membri.

L’Academy si definisce “la più preminente organizzazione del mondo del cinema” formata da “gli uomini e le donne più di successo che lavorano nel cinema”, e tra i suoi membri può contare alcune delle luci più brillanti dell’industria cinematografica: Tom Hanks, Sidney Poitier, Meryl Streep e Steven Spielberg, tra gli altri. Ma l’elenco comprende anche attori molto più conosciuti per i loro ruoli televisivi, come l’Erik Estrada di CHiP’s, la Jacklyn Smith di Charlie’s Angels e il Gavin MacLeod di Love Boat.
Innanzi tutto, l’Academy è un gruppo di professionisti del settore e quasi il 50% degli attori che ne fanno parte sono apparsi sullo schermo negli ultimi due anni. Ma generalmente l’associazione è vitalizia, e centinaia di votanti non lavora in un film da decenni.
Alcune sono persone che hanno lasciato completamente l’industria cinematografica ma continuano a votare per gli Oscar, comprese una suora, il proprietario di una libreria e un selezionatore dei Corpi di Pace in pensione. Secondo le regole dell’Academy, i loro voti contano tanto quanto quelli di Julia Roberts, George Clooney e Leonardo DiCaprio.

Per condurre questo studio, i reporter del Times hanno parlato con migliaia di membri dell’Academy e con i loro rappresentanti – controllando le pubblicazioni dell’Academy, le biografie dei membri e i loro curricula – per poter confermare l’identità di 5.100 votanti, oltre l’89% dei membri con diritto di voto. Queste interviste hanno rivelato una diversità di opinione riguardo la composizione dell’Academy in quando a razza, sesso ed età. Alcuni membri la vedono semplicemente come lo specchio delle abitudini di Hollywood in fatto di assunzioni, mentre altri ritengono che rifletta l’intento del gruppo di dare riconoscimento ai buoni risultati piuttosto che promuovere la diversità. Molti dicono invece che l’Academy dovrebbe rappresentare maggiormente la popolazione.

Il Times ha scoperto che alcune dei settori dell’Academy sono esclusivamente bianchi e maschili. Attualmente i bianchi sono il 90% di ogni settore a parte gli attori, che sono per l’88% bianchi. Il settore dell’Academy che rappresenta i produttori è al 90% bianco, così come quello degli sceneggiatori.
Gli uomini rappresentano oltre il 90% in cinque settori, compresa la fotografia e gli effetti speciali. Tra le 43 persone che compongono il consiglio direttivo dell’Academy 6 sono donne e la PR Cheryl Boone Isaacs è l’unica persona di colore.
«Verrebbe da pensare che al giorno d’oggi dovrebbe esserci un po’ più di eguaglianza, tra i capi. Invece non è così» dice Nancy Schreiber, una del pugno di donne tra i 206 votanti del settore dedicato ai direttori della fotografia. «Fare il direttore della fotografia non dovrebbe avere a che fare col sesso di una persona, ed è ridicolo che lo sia.»

I capi dell’Academy, compresi Tom Sherak e l’amministratrice delegata Dawn Hudson hanno dichiarato che l’Academy sta cercando di diversificare i suoi membri ma che questo cambiamento è difficile, perché l’industria cinematografica non offre una grande diversità. Ed è un cambiamento lento perché nell’ultimo decennio l’Academy ha messo un limite al numero di nuovi membri.
«Sappiamo perfettamente che dovremmo fare un lavoro migliore» dice il regista-sceneggiatore Phil Alden Robinson, da tempo dirigente dell’Academy. Ma «siamo partiti con una mano legata dietro la schiena… Se l’industria cinematografica in quanto tale non fa un buon lavoro nell’aprirsi alle minoranze, per noi diventa molto difficile diversificare i nostri associati.
Studi realizzati da società indipendenti su alcune professionalità del cinema hanno mostrato come la composizione demografica dell’Academy rispecchi quella dell’industria. Le donne rappresentano il 19% del settore dedicato agli sceneggiatori, e secondo un’analisi della sede della Costa Ovest della Writers Guild of America nel 2011 le donne hanno occupato il 17% dei lavori di scrittura. Il settore dell’Academy che rappresenta i produttori è composto all’incirca dal 18% di donne mentre quello dei registi è femminile al 9%, cifre comparabili a quelli dello studio effettuato da Martha Lauzen della San Diego State University. La Lauzen ha esaminato i 250 film più di successo del 2011 e ha scoperto che le donne erano il 25% dei produttori e il 5% dei registi.
«I film commerciali di finzione sono per la maggior parte realizzati da uomini? Purtroppo, la risposta è sì» dice Alexander Payne, il regista e cosceneggiatore della pellicola nominata come miglior film Paradiso amaro, che fa parte del settore dell’Academy dedicato ai registi.
Frank Pierson, ex presidente dell’Academy che nel 1976 ha vinto l’Oscar per la sceneggiatura originale di Quel pomeriggio di un giorno da cani, sostiene che il merito sia il criterio principale per divenire membri. «Non vedo alcuna ragione per cui l’Academy dovrebbe rappresentare l’intera popolazione statunitense. Per questo ci sono i People Choice Awards» dice Pierson, che fa ancora parte del consiglio direttivo. «Noi rappresentiamo i professionisti del cinema, e se questo non riflette la composizione della popolazione non ha importanza.»
Alcuni membri dell’Academy, però, credono che l’organizzazione  dovrebbe riflettere maggiormente la composizione demografica della nazione. Denzel Washington, che ha vinto l’Oscar come miglior attore nel 2001 per Training Day, dichiara che l’Academy dovrebbe “aprirsi” e “bilanciare” la composione dei suoi membri. «Se la nazione è al 12% nera, facciamo l’Academy nera al 12%» dice Washington. «Se la nazione è al 15% ispanica, facciamola ispanica al 15%. Perché no?»

Discussioni sulla diversità demografica dell’Academy, o sulla mancanza di diversità demografica, ci sono da anni. Nel 1996 il reverendo Jesse Jackson ha organizzato una protesta nazionale sull’assenza di neri e di esponenti delle minoranze tra i nominati agli Oscar, sostenendo che fosse una prova «della discriminazione razziale e della violenza culturale» di Hollywood. La questione è tornata a galla l’anno scorso, quando non c’era nemmeno un singolo esponente di una minoranza tra le 45 persone nominate come attori, atttrici, attori e attrici di supporto, registi e sceneggiatori.
Negli ultimi 83 anni di Oscar, meno del 4% dei premi dedicati alla recitazione sono stati assegnati ad afroamericani. Una sola donna – Kathryn Bigelow – ha ricevuto il premio Oscar per la regia di The Hurt Locker.

Dopo che la cerimonia del 2011 fu realizzata senza neanche un singolo presentatore maschile nero, l’attore Samuel L Jackson si è lamentato mandando una mail al Times: «E’ ovvio come ad Hollywood non ci sia neanche UN attore nero capace di leggere un gobbo, o che sia “hip enuf” per la nuova composizione demografica dell’Academy!»
Interrogato riguardo la diversità dei presentatori degli Oscar, Sherak ha dichiarato che i dirigenti non hanno dato alcuna indicazione ai produttori della cerimonia di quest’anno – Brian Grazer e Don Mischer – di includere più membri delle minoranze. «Sono i produttori a produrre lo show, fine della questione» ha detto. Tra i conduttori delle cerimonie passate ci sono stati gli afroamericani Chris Rock e Whoopi Goldberg, ed Eddie Murphy avrebbe inizialmente dovuto condurre la cerimonia di quest’anno.

Età e sesso hanno portato a un’altra domanda. L’anno scorso i dirigenti della Sony hanno dichiarato di ritenere che il loro film su Facebook The Social Network avesse perso la corsa per il miglior film con Il discorso del Re perché votanti i più anziani non si riconoscevano in una storia che riguardava internet. Quest’anno, alcuni credono che il dramma di Stephen Daldry sull’11 settembre Molto forte, incredibilmente vicino abbia ottenuto la nomination come miglior film perché piace agli uomini di mezz’età.
«E’ un film su uomini che cercano di essere buoni padri, su figli che cercano di essere bravi figli» dice Terry Press, membra del settore pubbliche relazione dell’Academy che ha aiutato per anni a realizzare campagne pubblicitarie per spingere gli autori cinematografici agli Oscar. «E’ un film su conversazioni che non hai mai avuto con tuo padre, e questa è una cosa molto da uomini di mezz’età. E’ come L’uomo dei sogni
L’attrice afroamericana e membra dell’Academy Alfre Woodard, 59 anni, cita il sessualemente esplicito Shame, che non ha ottenuto alcuna nomination come esempio di come la composizione demografica dell’Academy possa distruggere le speranze di Oscar. «Forse se l’età media fosse tra i 45 e i 50, un film come Shame avrebbe potuto trovare posto. Io penso che fosse un’opera costruita brillantemente ma un argomento che non ti aspetti possa interessare molto un certo tipo di persone più anziane» dichiara.
Woodaed, che è entrata nell’organizzazione nel 1985 ed ha fatto parte di vari comitati dell’Academy, dice di incoraggiare spesso le donne a richiedere di poter entrare a farne parte, ritenendo che il modo migliore di cambiare le cose sia dall’interno. «E’ come non andare a votare» dice. «La nazione segue i suoi ideali solo se la gente partecipa.»
Ma altri hanno perso la pazienza. Il membro dell’Academy Bill Duke, un attore e regista di colore, ha detto «La comunità nera vede l’Academy come un’entità che ignora i bisogni, le richieste, i desideri e la rappresentanza di registi, produttori, attori e sceneggiatori neri. Che questo sia vero o meno, è così che viene percepita, come un gruppo elitario senza alcun interesse né riguardo per la comunità di minoranza e per l’industria. E non sembra che ci sia alcun desiderio di cambiare questa percezione.»

Alcuni critici dell’Academy credono che l’organizzazione, attraverso i suoi membri e le sue scelte per gli Oscar, rinforzi la mancanza di verietà demografica sullo schermo e nelle decisioni degli Studio.
«Le persone di colore sono sempre periferiche» dice il veterano caratterista afroamericano Bernie Casey (Trappola in alto mare), che ha di recente lasciato l’Academy perché disilluso dalla sua composizione razziale. «Asiatici, latini, neri… non li vedi mai. Siamo 320 milioni di persone, in America, di cui circa 48 milioni di neri e altrettanti di discendenza latina, ma non ci crederesti mai se ti basassi su ciò che vedi al cinema e in televisione.»
Quest’anno diverse minoranze hanno ottenuto una nomination nelle categorie attoriali: David e la sua collega in The Help, l’attrice non protagonista Octavia Spencer; Demián Bichir, nato in Messico e protagonista di A Better Life. Tutti e cinque i nominati come miglior regista sono bianchi, e nessuno dei 21 produttori dei nove film nominati nella categoria principale è di colore. Se nell’Academy ci fossero più latini, dice Bichir, le opportunità per i latini aumenterebbero. «Vorrebbe dire che ci sarebbero molti più ruoli per gli attori latini» dice l’attore, «e molti più film per gli autori latini.»

L’Academy è stata fondata nel 1927 con due scopi: fare da mediatrice nelle dispute professionali e migliorare l’immagine dell’industria cinematografica. Louis B. Mayer, il leggendario capo della MGM, aveva concepito l’idea e invitato un gruppo dei migliori professionisti – tra cui l’attrice e cofondatrice della United Artists Mary Pickford, il regista Cecil B. DeMille e il produttore Irving Thalberg – a unirsi a lui.
Il numero dei membri dell’Academy è cresciuto negli anni con regolarità mentre l’organizzazione si è allontanata dalle questioni professionali specializzandosi nella salvaguardia dei film, nella ricerca e negli Oscar, assegnati per la prima volta nel 1929 nella Blossom Room dell’Hollywood Roosevelt Hotel.
Oggi, l’Academy amministra oltre 196 milioni di dollari di beni mobili e immobili e dispensa oltre 20 milioni all’anno in fondi e borse di studio, compresa la Streetlight, un corso di avviamento e inserimento che si propone di promuovere la varietà etnica ad Hollywood. L’Academy dona 750.000 dollari all’anno ai festival del cinema di tutta la nazione e sponsorizza un concorso annuale di sceneggiatura che premia il vincitore con 35.000 dollari. Stando alla dichiarazione dei redditi per l’anno fiscale 2009/10, gli Oscar hanno generato un guadagno totale per l’organizzazione di 81,3 milioni di dollari.

L’Academy è cresciuta rapidamente tra il 1990 e il 2000, aggiungendo ai propri ranghi quasi 800 persone. L’ex amministratore delegato Bruce Davis aveva avvisato il consiglio di questo esagerato aumento e aveva fatto notare come non fosse collegato ad un aumento nel volume d’affari del cinema. L’organizzazione attribuisce la ragione di questo aumento delle iscrizioni ad un’attitudine più rilassata riguardo nel ammissioni. «I sindacato sono democratici. Se vieni accreditato una volta, nessuno ti chiede quanto sei bravo» dice Davis, amministratore delegato dal 1989 al 2011. «Ma l’Academy dev’essere differente.»
In risposta, nel 2004 l’organizzazione ha iniziato a limitare l’ingresso di nuovi membri a 30 all’anno, senza contare quelli che vengono invitati per riempire vuori creatisi a causa di morti, dimissioni o pensionamenti. Ha reso anche più chiare e rigide le proprie regole per l’ammissione. I posti disponibili vengono suddivisi nei 15 settori che la compongono e nella divisione “in libertà”.
Ci sono tre modi per cui un candidato può diventare un membro: ottenere una nomination all’Oscar, fare richiesta ed essere raccomandato da due membri del suo stesso settore, oppure essere sponsorizzato dal comitato di gestione del suo settore o da quello dell’Academy. A quel punto il comitato di ammissione vota e quelli che ottengono la maggioranza vengono invitati a entrare. Secondo l’Academy quasi tutti gli invitati accettano l’offerta.
Gli attori, ad esempio, ora devono avere tre ruoli significativi prima di poter essere presi in considerazione, mente ai produttori bastano due crediti produttivi o equivalenti. Di questi criteri beneficiano le persone con più esperienza. «L’Academy diventerà sempre un po’ più anziana, anche solo per il fatto che si devono avere cinque anni di lavoro alle spalle per poter essere anche solo presi in considerazione» dice Joe Letteri, vincitore di quattro premi Oscar per gli effetti speciali.
In pratica, l’asticella per l’ammissione varia notevolmente da settore in settore. L’anno scorso l’attrice Rooney Mara e il supervisore degli effetti speciali Tim Burke sonn stati tra i 178 invitati dall’intera Academy. Mara aveva avuto piccoli ruoli in The Social Network e Nightmare (non aveva ancora interpretato il ruolo che le ha fatto ottenere la nomination all’Oscar in Millennium). Burke, al contrario, ha vinto l’Oscar un decennio prima per il suo ruolo ne Il gladiatore.

L’Academy ha iniziato a rendere pubblici i nomi degli invitati nel 2004, ma non rivela quali di questi accettano e diventano effettivamente membri.
Delle oltre 1.000 persone invitate dal 2004 fanno parte attori neri come Jennifer Hudson, Mo’Nique e Jeffrey Wright. Ma in totale il gruppo è solo leggermente più variegato rispetto all’Academy cui si stava affiliando: 89% bianchi e 73% maschi. Sherak ha fatto notare come nel 2011 gli invitati fossero il 30% donne e il 10% non bianchi.
La composizione globale dell”Academy prima e dopo il cambio di politica di ammissione del 2004 rimane vicino al 93% bianchi e 76% maschiu, mentre la sua età media è scesa da 64 a 62 anni.

Come parte delle nuove regole più strette del 2003, Davis ha richiesto che uno spettro più largo di potenziali invitati venisse preso in considerazione. Nel 2009 ha suggerito al comitato del settore dedicato al suono come avesse ignorato il lavoro fatto dall’indiano Resul Pookutty, che aveva vinto l’Oscar quell’anno per The Millionaire. David aveva ammirato il lavoro di Pookutty e si era emozionato ascoltando il suo discorso di ringraziamento. (Il comitato ha esteso l’invito un anno dopo.)
«Quando ho ricevuto la lettera in cui mi dicevano che avevano piacere di invitarmi a entrare nell’Academy, mi sono letteralmente messo a urlare nell’ufficio» dise Pookutty, che è volato da Mumbay a Los Angeles per presenziare al ricevimento per i nuovi membri. «Vuol dire tantissimo. Oltre all’orgoglio, penso che la mia intera congregazione in India sia stata riconosciuta e onorata.»

Sherak e altri dirigenti dell’Academy dichiarano di essere ben disposti a ricevere più richieste di ammissione da parte di donne ed esponenti di minoranze, e di volere un maggiore interesse da parte di chi è già membro. «Spero che il vostro articolo sia pubblicato e che 7.000 telefonate facciamo saltare i centralini» dice Serak. «Stiamo cercando di raggiungere l’elettorato, e abbiamo bisogno di aiuto. Volete far parte di un comitato? Diteci quale. Se ve ne state lì seduti ad aspettare che noi troviamo il vostro nome nel libro dei desideri e v i facciamo uno squillo, non succederà. Venite voi da noi, vi faremo entrare. Vogliamo farvi entrare. Ci sarebbe di grande aiuto.»

La composizione demografica dei membri dell’Academy

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