On-line vs Cartaceo: alla fine ne resterà soltanto uno. Forse.

Scritto da Alberto Cassani giovedì 15 ottobre 2009 
Archiviato in Quelli che scrivono...

Antonio Capellupo è un altro di quei ragazzi che ogni tanto mi scrivono per chiedermi informazioni e dichiarazioni per la tesi che stanno scrivendo sulla critica cinematografica. Mi ha contattato lo scorso marzo per farmi giusto un paio di domande su come funzionano le cose nell’ambiente di internet, ma al suo relatore le mie risposte sono piaciute talmente tanto da decidere di fare una vera e propria intervista e pubblicarla integralmente invece che limitarsi a qualche estratto all’interno del testo.

L’intervista mi dà modo di dire due parole sull’organizzazione di CineFile, ma verte quasi esclusivamente sul rapporto tra la critica on-line e quella cartacea, che è poi anche l’argomento dell’ultimo post del Diario, per questo la pubblico adesso invece di aspettare di ricevere la versione definitiva della tesi.

Com’è nata l’idea di fondare un sito di critica cinematografica online come CineFile.biz?
CineFile è nato nel dicembre del 2001, inizialmente per raccogliere le recensioni che avevo scritto per una BBS che aveva appena chiuso. Era un sito graficamente modesto, con un altro nome e un altro indirizzo, che però ha trovato subito l’interesse dei navigatori e si è sviluppato molto velocemente grazie ad una manciata di altre persone che hanno cominciato a scrivere per me e con me. Quando poi, nella primavera del 2002, ho concluso la mia collaborazione con un settimanale free-press per il quale scrivevo, invece di cercare un altro impiego redazionale ho deciso di concentrarmi sul sito, che è diventato a tutti gli effetti CineFile ed è cresciuto notevolmente sia come mole di materiale proposto sia come numero di visitatori.

Secondo quali criteri vengono scelti i collaboratori?
Le richieste di collaborazione che riceviamo arrivano soprattutto da laureandi o neolaureati, ma anche da collaboratori di altri siti e professionisti di altri settori giornalistici. Semplicemente, vaglio le proposte che ci arrivano e scelgo le persone che mi sembrano più capaci. Cerco di rispondere sempre a tutti, però non lascio mai speranze a chi mi scrive senza darmi la possibilità di valutare il suo lavoro, ossia senza allegare qualche suo scritto o senza indicare qualche sito o blog dove posso leggerli.
Fare della critica cinematografica su internet un vero e proprio lavoro è praticamente impossibile, e quindi è normale che chi scrive per CineFile dopo un po’ parta per altri lidi – più importanti e remunerativi – o abbandoni l’impresa e si metta a fare altro. Per questo su un sito come il nostro si possono trovare così tante firme, che magari collaborano col sito solo per pochi mesi e poi spariscono. Dei collaboratori che avevano iniziato a scrivere qui nel 2002, solo due fanno ancora parte della redazione. Ma devo dire che, a parte un paio di recentissime acquisizioni e qualche collaboratore saltuario, il nucleo di collaboratori attuali è con noi da diverso tempo.

Com’è vista la critica dei quotidiani dal punto di vista di chi ha scelto di lavorare sul web?
Male. In linea generale, chi scrive prevalentemente per internet – ossia le generazioni di critici più giovani – ha una bassa opinione della critica “cartacea”. Per due motivi: sui giornali quando si parla di cinema si fanno quasi sempre articoli di colore e di gossip, relegando la critica vera e propria a spazi angusti e poco valorizzati, e quindi parlando poco dei film e troppo di altre cose; e poi i critici dei quotidiani hanno quasi tutti un’età piuttosto avanzata e vi è una grande disparità non solo di giudizio ma anche di “filosofia cinematografica” tra i due gruppi. Fanno eccezione alcune riviste specializzate e magari “schierate”, che però – guarda caso – hanno una redazione più giovane e quindi più in linea con le idee del “popolo di internet”. Esasperando la cosa, potremmo dire che per il critico via web il cinema è nato con Blade Runner, mentre per quello “cartaceo” è morto con Blade Runner.
Questo, comunque, è un discorso generale. E’ ovvio che ognuno di noi apprezza questo o quel critico che scrive su questa o quella pubblicazione – io sono letteralmente cresciuto leggendo Morando Morandini, e continuo ad apprezzarlo nonostante spesso non sia d’accordo con lui e abbia un approccio al nostro lavoro totalmente diverso dal suo – ma in linea generale non c’è grande stima. La carta stampata è vista come un cimelio, un retaggio del passato che si trascina moribondo per il presente, mentre internet è visto come il futuro.
La ragione forse risiede nelle motivazioni: chi scrive per la carta stampata è spesso visto come uno stanco impiegato che si sposta di proiezione in proiezione senza entusiasmo e con poco interesse, mentre il giovane di internet si ritiene il vero appassionato pronto a vivere di solo cinema o quasi. Invece, chi scrive per la carta stampata ha generalmente una bassa opinione di chi lavora su internet perché viene considerato poco preparato e mediamente ignorante della storia del cinema. La realtà, però, è decisamente più complessa. In entrambi i sensi.

Che tipo di rapporto c’è tra i giovani collaboratori di siti online e i “vecchi” dei quotidiani? E poi, un critico del web, riesce a fare di questo lavoro una professione vera e propria?
È evidente la pochissima interazione tra la casta dei quotidianisti e i giovani critici: i “vecchi” hanno un atteggiamento snobistico nei confronti dei giovani, e questi ultimi ce l’hanno con i primi perché non mollano lo spazio che hanno conquistato anche se non sono più in grado di fare un lavoro valido come in passato.
Sfogliando un po’ di riviste di cinema, si trovano bene o male sempre gli stessi nomi: nessuno può sopravvivere collaborando da esterno con una sola testata, a meno che questa non sia un quotidiano nazionale o qualche importantissimo rotocalco, quindi si è costretti a scrivere per diverse riviste in modo da mettere insieme una cifra sufficiente a viverci. Oppure scrivere la sera per una sola testata e fare di giorno un altro lavoro, come fanno in tanti.
Detto questo, i soldi che circolano nei siti di critica cinematografica sono pochissimi, e i siti che hanno introiti pubblicitari sufficienti a pagare i collaboratori sono letteralmente due o tre. CineFile non è tra questi, ma in ogni caso i soldi che pagano i siti che pagano sono davvero una miseria. È impossibile farci un lavoro vero, e dal punto di vista contrattuale, per le testate che possono permetterselo, si tratta di prestazioni saltuarie pagate a cottimo. Diversa è la situazione di chi lavora nelle redazioni dei portali multitematici e si occupa del canale cinema, perché questo diventa a tutti gli effetti un lavoro d’ufficio.
L’unica speranza professionale dei critici free-lance di internet è “sfruttare” il proprio lavoro per ottenere dei contatti e quindi dei lavori meglio retribuiti. Però questo non è facile che succeda perché – e questa è una cosa su cui insisto sempre molto – nei siti di critica manca quasi sempre una guida che aiuti i ragazzi a migliorare nel lavoro, nel modo di scrivere e di guardare i film. Quindi i giovani non riescono ad arrivare ad un livello realmente professionale e non riescono a trovare impieghi “seri” nel mondo del giornalismo.

È vero che ormai le distribuzioni strizzano l’occhio più ai blog che ai giornali?
È ormai diverso tempo che le case di distribuzione non hanno alcun interesse a far uscire critiche dei loro film prima che questi arrivino in sala. Ritengono (forse a ragione) più utile l’articolo di colore o l’intervista alla protagonista. È un po’ il caso dell’uovo e la gallina: i giornali pubblicano questo tipo di articoli perché sono facilitati nel farlo, o sono facilitati perché vogliono farlo? A Milano molti film non vengono mostrati alla stampa, e sia qui sia a Roma ormai molti film sono proiettati alla stampa in lingua originale sottotitolata (o a volte persino senza sottotitoli). Questo proprio perché ai distributori non interessa che esca una critica, quanto un articolo che parli in maniera neutra del film.
Ad ogni modo non è vero che i distributori guardano più ad internet che ai giornali: lo fanno in determinate situazioni perché il pubblico di riferimento di una determinata pellicola frequenta internet ma non legge giornali. I blog, poi, sono poco considerati dagli uffici stampa, che invece riconoscono più facilmente i siti internet più grossi. È una questione di numeri, nessun blog si avvicina al flusso di visitatori che hanno siti come MyMovies o FilmUP. Cosa diversa, però, sono siti e testate specialistiche: un ufficio stampa avrà sempre più interesse a far vedere il suo film horror alla redazione di Nocturno piuttosto che a quella de Il Giornale. È sempre una questione di numeri, anche se poi ci sono uffici stampa che guardano i numeri assoluti e li pesano a seconda del “prodotto” e altri che invece mettono in testa tutti quelli della carta stampata e poi, forse, quelli di internet. Ma mai l’inverso. È vero però che ultimamente i distributori più importanti sfruttano maggiormente internet per scopi pubblicitari di quanto non facciano con la carta stampata, ma questo non ha niente a che fare con la considerazione che hanno dei diversi ambiti critici.

Pensa che la critica cartacea sia destinata a scomparire definitivamente?
Dipende dalla critica. O meglio: dipende dai critici. La critica sui quotidiani come la si intendeva una volta e come si fa ancora oggi penso scomparirà presto, quando la maggior parte dei lettori sarà avvezzo a internet e saprà dove cercare le informazioni di cui ha bisogno, spaziando anche in altre lingue.
L’ambiente cinematografico italiano sta cercando di proteggere la critica quotidiana limitando il vantaggio temporale che hanno i siti e i blog nei suoi confronti – al Festival di Venezia i quotidianisti vedono i film prima degli altri, e ad alcune anteprime i critici di internet (solo loro) devono firmare un documento in cui si impegnano a non pubblicare recensioni prima del giorno dell’uscita del film – ma resta un tipo di critica adatta solo ad un certo tipo di lettore, quindi se non si evolve scomparirà quando questo lettore non ci sarà più.
La critica sulle riviste specializzate, in futuro difficilmente potrà offrire qualcosa che internet non potrà offrire, ma potrebbe offrire la stessa cosa fatta meglio. Per ora non sempre è così. In ogni caso, la critica dovrà sapersi adattare alle esigenze del nuovo pubblico. Un pubblico che già oggi ha abitudini molto diverse da quelle che aveva neanche dieci anni fa – grazie ai DVD e alla possibilità di scaricare film da internet – eppure la critica è sempre uguale, e i critici sono in gran parte gli stessi. Bisogna entrare nell’ordine di idee che si sta scrivendo di qualcosa in perenne evoluzione, e si sta scrivendo per qualcuno che sta cambiando di continuo.
Se non si riesce a rimanere al passo con i tempi, se non ci si adatta al cinema attuale e al suo pubblico, si diventa obsoleti molto in fretta. E non ci sarà nessuno da incolpare per la morte della critica, se non i critici stessi.

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Commenti

2 risposte a: “On-line vs Cartaceo: alla fine ne resterà soltanto uno. Forse.”

  1. Uniroma.tv ha scritto venerdì 7 maggio 2010 11:25

    Al seguente link potrete vedere il servizio realizzato da Uniroma.TV dal titolo “Il futuro del giornalismo? Il web”

    http://uniroma.tv/?id_video=15951

    Ufficio Stampa di Uniroma.TV
    info@uniroma.tv
    http://www.uniroma.tv

  2. La critica cinematografica online | Diario di un giovane critico ha scritto martedì 20 marzo 2012 09:32

    […] in cui scelgo i collaboratori per CineFile, visto che sull’argomento avevo già risposto ad Antonio Capellupo. Però, nonostante la lunghezza, vale la pena leggere le mie risposte per scoprire con quali […]

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