Diario di una festa
Scritto da Alberto Cassani sabato 27 ottobre 2007
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Sabato 27 ottobre 2007
Che bello, per una volta, poter essere contenti del palmarès di un Festival del Cinema. Certo, il concorso della Festa di Roma non è esattamente il centro dell’attenzione mediatica, ma per una volta gli applausi mi sono usciti dal cuore. “Juno” è davvero un ottimo film, la conferma del talento di un giovane regista che di sicuro si farà notare ancora in futuro, come anche la sceneggiatrice (che già sta collaborando con Spielberg) e la giovane protagonista.
Non posso però non riportare una cosa di cui sembra pochi si siano accorti: mentre il presidente della giuria Danis Tanovic leggeva la motivazione per il premio e poi annunciava il titolo del film, si sono sentiti alcuni fischi di disapprovazione per la scelta del film. Francamente, non ho parlato con nessuno a cui il film non è piaciuto, ma l’unica ragione cui posso pensare per i fischi è di natura ‘politica’: il film racconta di una ragazzina di 16 anni che resta incinta, contempla l’aborto e poi si accorda con una coppia per lasciare in adozione il figlio appena nato. Posso capire che ci sia gente che trovi questa storia ‘immorale’ (non che io mi trovi d’accordo con loro), ma un premio ad un Festival del Cinema non dovrebbe essere dato in base a criteri morali. Ma qui ricadiamo di nuovo nel discorso fatto un paio di settimane fa.
In ogni caso, la Festa è finita, viva la Festa. Siamo arrivati alla fine sopravvivendo a malapena, e per la prima volta in dieci giorni abbiamo finalmente partecipato ad un evento realmente festoso. Dopo il bel concerto di Ennio Morricone e la noiosissima cerimonia di premiazione (troppi discorsoni di politici sul palco), l’organizzazione ha offerto un bel buffet e ci ha permesso per la prima volta dall’inizio del Festival di fare un pasto decente. Anzi, più che decente.
Poi, però, il ritorno nel gulag della sala stampa è stato il momento più triste della giornata, per via della totale aria di smobilitazione che c’è in giro. Per lo meno è finalmente tornato a splendere il sole sull’Auditorium, e non ci fosse un salatissimo conto dell’albergo da pagare sarei davvero qui a fare i salti di gioia perché questo faticosissimo Festival è finito. La Festa è finita viva la Festa, però io l’anno prossimo vado al Festival di Tripoli…!
Venerdì 26 ottobre 2007
Sarebbe bello poter paragonare la giornata di oggi al sabato del villaggio di Leopardi – l’attesa che rende elettrica l’aria e tutti che non stanno più nella pelle dall’eccitazione. La realtà è che l’attesa non è per la cerimonia di premiazione, ma per il momento in cui tutto sarà finito e potremo finalmente tornarcene ognuno a casa propria. Quelli che fino a ieri lavoravano coscienziosamente a testa bassa, oggi giringirano per la sala stampa senza meta e senza voglia. Quelli invece che fino a ieri sono stati qui a far presenza senza combinare niente, oggi non si sono neanche fatti vedere. L’unica cosa che può davvero interessare, di domani, è il concerto di Ennio Morricone, non certo la premiazione. E avuta la conferma che anche noi avremo accesso in Sala, tutti sono passati a organizzare cena e dopocena. Solo oggi, dopo 9 giorni, finalmente questa manifestazione sembra assumere i connotati di una festa invece che di un brutto festival, peccato non sia merito degli organizzatori. E per fortuna che ha smesso di piovere…
Giovedì 25 ottobre 2007
In questa piovosa giornata romana, stampa e fotografi riescono finalmente ad avere un momento di riposo nella parata di stelle che ha caratterizzato questa seconda edizione della Festa del Cinema di Roma. Al di là di Julie Taymor che accompagna il bel musical “Across the Universe“, infatti, oggi sul fronte ‘mondano’ non c’è nulla di interessante da registrare. Ma in realtà poco importa: abbiamo ancora i postumi delle risate fatte ieri grazie a Sean Penn. Il regista si era infatti presentato in conferenza stampa completamente ubriaco, ammettendolo tranquillamente, e aveva annullato tutte le attività pomeridiane con la stampa.
Verso l’ora di cena è giunta voce che l’ufficio stampa della Bim stesse tentando di tenerlo a Roma un giorno in più per fargli recuperare le interviste saltate, ma vederlo camminare a testa bassa lungo il Red Carpet per fare in tempo ad arrivare al bagno prima di vomitare ha fatto capire a tutti che avremmo avuto il pomeriggio libero. Per lo meno noi della stampa, perché proprio in questo momento la giuria popolare presieduta da Danis Tanovic è in riunione per decidere i premi che saranno assegnati nella matinée di sabato. Quali siano i premi da assegnare, non lo sa nessuno.
Una collega di cui è meglio mantenere segreto il nome ha parlato pochi minuti fa con un’addetta dell’ufficio stampa della Festa – la quale preferisce mantenere l’anonimato – per chiedere informazioni sui premi. Sono 13. L’ufficio stampa non sa nulla di più: non si sa quali siano, non si sa quali sezioni siano competitive e quali no, non si sa quando saranno comunicati dalla giuria né chi dovrebbe assegnare quelli delle sezioni diverse dal concorso ufficile. Addirittura, non si sa neanche chi presenterà la cerimonia di premiazione.
Difficile immaginare come i premiati stranieri, se ce ne saranno, possano fare in tempo a liberarsi dagli altri impegni e venire a Roma a ritirare la targa. Ciò che realmente spaventa, però, è la possibilità di una replica della vergognosa gaffe di Sabrina Ferilli dell’anno scorso, quando premiando Giorgio Colangeli come miglior attore per “L’aria salata” disse tranquillamente di non averlo mai sentito nominare. Vista la festa popolare!
Mercoledì 24 ottobre 2007
Non c’è dubbio che fare il critico cinematografico sia mille e mille volte meglio che lavorare in fabbrica, però non è un lavoro di tutto riposo come si potrebbe pensare. Sopratutto quando si è in trasferta ad un Festival del Cinema. Già il fatto che sia qui a scrivere queste righe oggi quando invece avrei dovuto farlo ieri la dice lunga sui ritmi di lavoro (per quanto, questo mi permette di annotare subito la straordinaria bellezza di “Into the Wild” di Sean Penn).
Giunti all’incirca a metà Festival, la stanchezza è tale che guardando il programma di ieri mi ero convinto di non poter perdere la proiezione delle 9 dell’ultimo film di Paul Schrader, “Liebesleben“, per accorgermi troppo tardi che la regia era di Maria Schrader.
La stanchezza è tale che andando al bar a far colazione ho ordinato un caffè invece che un cappuccino, accorgendomi dell’errore solo quando il resto datomi dalla cassiera è stato superiore a quello che mi aspettavo.
La stanchezza è tale che la giornalista colombiana seduta qui a fianco, solitamente precisa e compassata, ogni tanto si prende delle pause mettendosi a cantare per distrarsi un attimo.
La stanchezza è tale che la suoneria del cellulare di uno dei fotografi – “Mist Covered Mountain” suonata con le cornamuse – porta alla mente ogni volta il fatto che negli Stati Uniti viene suonata ai funerali di Stato.
La stanchezza è tale che saltare regolarmente il pranzo ormai non fa più né caldo né freddo.
Per fortuna, di tanto in tanto succedono cose che ci tirano tutti su di morale. Ad esempio, ieri pomeriggio verso le 17:30, l’ufficio stampa della Festa ha mandato (prima via mail, poi consegnandocelo a mano in sala stampa) un comunicato firmato da Teresa Cavina, Piera Detassis, Gianluca Giannelli, Giorgio Gosetti e Mario Sesti in risposta alle lamentele di tante giornali per la mancanza di star in passerella.
DICHIARAZIONE della DIREZIONE ARTISTICA
della FESTA DEL CINEMAE’ sorprendente che, nel giorno in cui la Festa vede sul proprio Red Carpet personalità come Robert Redford e Tom Cruise, e attende Sean Penn, Terrence Malick, Halle Berry, Ang Lee, Dario e Asia Argento (dopo aver visto sfilare, solo per citarne alcuni, Monica Bellucci, Alain Corneau, Sophia Loren, Shekhar Kapur, Cate Blanchett , Geoffrey Rush, Carlo Mazzacurati, Fabrizio Bentivoglio, Valentina Lodovini, Francis Ford Coppola, Tim Roth, Greta Scacchi, Raul Ruiz, Guido Chiesa, Joel Surnow, Giorgio Colangeli, Valeria Solarino, Sabrina Impacciatore, Chiara Muti, Rolf De Heer, Colin Firth, Jonathan Rhys Meyers, Gavin Hood, Reese Whiterspoon, Jake Gyllhenaal, Francois Girard, Michael Pitt, Julio Medem, Bernardo Bertolucci, Gerard Depardieu, Piera degli Esposti, Dominique Sanda, Nicoletta Romanoff, Giorgio Pasotti, Silvio Soldini, Margherita Buy, Antonio Albanese, Sergei Bodrov, Jane Fonda, Cloris Leachman, Shirley Knight, Franco Battiato, Giulio Brogi, Chiara Conti, Peter Bogdanovich, Robert Davi, Freddie Highmore) la stampa attacchi la nostra manifestazione per mancanza di star, parte delle quali mai annunciate (è il caso di Keira Knightley, Meryl Streep, Benicio Del Toro).
L’anno scorso, con la stessa determinazione, la Festa è stata accusata di abusare di una eccessiva presenza dello star system. E’ difficile non cedere alla tentazione di ravvisare un partito preso, non positivo, nei confronti di un festival che, per numero di spettatori, ha già raccolto, a metà del suo programma, un pubblico assai più numeroso di quello dell’anno scorso.
Il sito di Repubblica c’è cascato in pieno, riprendendo in home-page una dichiarazione tratta dalla conferenza stampa di Robert Redford: “Non servono star per fare un Festival”. Nuff ‘said.
Lunedì 22 ottobre 2007
Dopo una domenica dedicata allo sport (3-1 del West Ham sul Sunderland) e allo scambio di informazioni relative agli infortuni dovuti al freddo in stile “Arma Letale 3” (mani screpolate, nocche tagliate, pelle che si stacca dalle unghie, labbra rosse o bianche a seconda della carnagione…), si arriva all’Auditorium nel deserto delle 8:30. Non c’è nessuno, in giro: molti giornalisti non romani ripartivano oggi, al più tardi subito dopo la proiezione delle 9 del “Giorni e nuvole” di Silvio Soldini, e i fotografi non hanno un grande interesse a seguire gli ospiti che sfileranno durante la giornata odierna. Il deserto, però, è particolarmente triste perché il bar dell’Auditorium apre alle 9 – contemporanemente alla prima proizione della giornata – mentre la sala stampa addirittura alle 10. Non esattamente la situazione migliore per tirarti su di morale dopo quattro giorni di Festival. Ma bisogna farsi coraggio: manca solo una settimana…
Appena apre la sala stampa, vinta facilmente la corsa ad un cavo di rete, ci si rivolge al desk informazioni perché sarebbe bello, al quinto giorno di gulag, riuscire finalmente ad ottenere almeno un posto nel casellario. Il casellario è quell’insieme di scomparti in cui gli uffici stampa infilano i press-book e i comunicati stampa (e a Venezia i CD con le foto di scena). Ogni giornalista ha il suo, così l’ufficio stampa sa a chi sta facendo avere il materiale. A Roma ce ne sono molto meno rispetto al Festival di Venezia, ed erano stati tutti preassegnati prima dell’inizio. Ogni giorno si va a chiedere se se n’è liberato qualcuno, e ogni giorno si rimane sorpresi dal fatto che il responsabile non si ricordi della conversazione avuta il giorno prima.
Il responsabile è un tizio che a quanto pare è stato allontanato di peso dall’Adnkronos e sia attualmente in attesa di nuova occupazione. La sua prima domanda è “come ti chiami”, e fin qui non ci sarebbe niente di male se il nome non l’avesse già scritto il giorno prima. La seconda domanda è “per chi scrivi”, e anche qui non c’è da stupirsi. La terza – sorprendente – è “ma siete su Roma”? Sorprende perché siamo alla Festa Internazionale di Roma, ma questa domanda non suona molto “internazionale”. Non a caso, il nostro Tommaso Tocci ci fa sapere da Londra che «’sto festival così internazionale in Inghilterra non se lo fila nessuno».
Sabato 20 ottobre 2007
Sopravvissuto alla proiezione del terribile film di Francis Ford Coppola, ed uscito dalla brillante conferenza stampa dello stesso Coppola, il problema che il critico si trova a fronteggiare è: “dove vado a mangiare?” Un problema di non facile soluzione in nessun Festival del mondo – vuoi per i prezzi elevati vuoi per la scarsità di locali a disposzione. L’anno scorso a Roma c’era un self service buono ed economico, quest’anno al suo posto c’è uno spazio Autogrill che offre solamente panini e pizza. L’unica possibilità di un pasto più o meno normale è l’Enoteca Regionale Palatium, proprio di fronte allo stand autogrill. I prezzi sono contenuti, ma i clienti non hanno idea di cosa li aspetta…
Basta un pasto in quel locale – in cui in realtà si mangià più che discretamente – per rendersi conto che i camerieri fanno in realtà tutt’altro lavoro. Quello coi capelli brizzolati ha tanto l’aria del DJ, quello col pizzetto e le mani in tasca è senza dubbio un buttafuori in discoteca, la signorina bionda lavora in banca e quella mora si è laureata quest’estate in Scienze della Comunicazione. In ogni caso, nessuno di loro ha la minima idea di come si fa il lavoro di cameriere.
Nessuno capisce mai l’ordinazione alla prima richiesta, non riconoscono i piatti quando li portano e non ricordano i numeri dei tavoli. E nessuno di loro è in grado di portare più di un piatto alla volta, chiaro segno di inesperienza. La teoria che va per la maggiore tra i frequentatori del ristorante è che la Festa di Roma abbia ricevuto così tanti curriculum di gente che voleva lavorarci da aver potuto spargere le persone in ogni settore. Sostanzialmente, questi ragazzi pensavano di aver ottenuto un posto alla cassa piuttosto che al desk delle informazioni, e invece si sono ritrovati a servire ai tavoli in una gelida serata di ottobre. La loro tristezza traspare chiaramente dalla poca lena con cui si muovono tra i tavoli, ma la tristezza che colpisce chi a quei tavoli è seduto è di gran lunga superiore.
Venerdì 19 ottobre 2007
E’ sorprendente quanto cambi il livello dell’inquinamento sonoro in sala stampa quando finisco i photo-call o le passarelle dei divi e i fotografi tornano ai computer. Ma non è solo la classica caciara che accompagna l’arrivo degli uomini con le macchine fotografiche al collo a dar fastidio. I fotografi hanno anche (e soprattutto) la pessima abitudine di arrivare in sala stampa la mattina, collegarsi a internet con i loro portatili e poi andare in giro a scattare foto. Lasciando lì il computer a tenere occupato il posto.
Visto che di cavi cui connettersi con il portatile, in una sala stampa non ce n’è mai molti, e non tutti hanno un portatile con il wireless, quello che succede ogni giorno in ogni Festival è che riuscire a connettersi ad internet per i giornalisti è particolarmente difficile. Perché certo: tu puoi sederti nella loro sedia e appoggiare il tuo portatile sul tavolo spostando il loro, e alle volte puoi persino utilizzare il cavo LAN che loro hanno staccato dal loro computer, però quando poi loro tornano devi andartene. Perché, oh: loro devono lavorare. E questo atteggiamento ha portato spesso a momenti davvero di tensione (quest’anno a Cannes c’è stata anche una scazzottata, ma ignoro chi poi l’abbia avuta vinta). In più, quando i fotografi rientrano e si mettono tutti a spedire contemporaneamente le fotografie, saturano la banda e impediscono la navigazione anche a quelli che stanno utilizzando i computer fissi forniti dal Festival.
Ora, non è che io ce l’abbia con i fotografi – al di là del fatto che davveri dovrebbero imparare a parlare senza urlare – però è fuori di dubbio che da parte loro ci sia una supponenza notevole nel pretendere di avere ‘diritto di precedenza’ sui giornalisti e nel pensare che gli altri debbano accettare una regola non scritta decisa da loro – perché nessuna organizzazione di Festival ha mai ‘ratificato ufficialmente’ questo modo di lavorare. E’ evidente a tutti quelli che frequentano le sale stampa che nessuno riesce a lavorare bene, se la stanza è in comune tra giornalisti e fotografi, eppure per qualche strano motivo nessun Festival si muove per separarci. E di sicuro in molti hanno cercato di farglielo notare…
Giovedì 18 ottobre 2007
Le cattive abitudini sono dure a morire. Ma il problema è che quando vengono pubblicizzate bene, fanno proseliti. E così, anche qui a Roma arriva il “film a sorpresa” di mülleriana memoria. La novità, però, è che non si tratta di un film orientale, bensì di un cartone europeo intitolato “Peur(s) du Noir“, che raccoglie brevi lavori di cinque autori diversi, tra cui il nostro Lorenzo Mattotti. E questo già ci rende di buon umore, anche se la produzione francese promette male visto il film d’apertura.
“Le deuxième souffle” è infatti una mattonata inenarrabile, ma quello che veramente preoccupa è che l’immagine aveva una fastidiosa sfocatura nella parte sinistra dello schermo. E non è un problema del film: è proprio un problema del proiettore della sala Petrassi dell’Auditorium, quella in cui saranno fatte quasi tutte le proiezioni per la stampa. Speriamo che se ne rendano conto e possano correggere il problema, altrimenti ci vediamo tutto il Festival così…
E d’altra parte, anche questa volta ci toccherà convivere allegramente tutti insieme – giornalisti e fotografi – in un’unica sala stampa. E’ una cosa di cui si lamentano tutti in tutti i Festival, ma nessun organizzatore ha mai sistemato le cose in modo da permettere ad entrambi i gruppi di lavorare meglio. La cosa è ancora più grave qui rispetto ad altre manifestazioni, perché la sala stampa è ricavata da uno dei guardaroba dell’Auditorium, che non è esattamente un luogo pensato per accogliere una settantina di persone. Soprattutto se le sedie a disposizione sono solo 30…
Mercoledì 17 ottobre 2007
Nella conferenza stampa di conclusione della prima edizione della Festa del Cinema di Roma, gli organizzatori ammisero di aver messo in cartellone troppi film rispetto alle possibilità del pubblico di vederli e della stampa di parlarne. E quest’anno hanno tenuto fede alla loro parola, con un Festival composto da “appena” una cinquantina di film, che in confronto a Venezia sono pochissimi ma sembrano la cifra giusta per una manifestazione come questa.
La seconda cosa che gli organizzatori dissero, l’anno scorso, fu che stavano considerando di cambiare le date. C’era poco spazio di manovra, in questo senso, visto che tra poco inizia la stagione concertistica, ma rispetto al 2006 la Festa inizia una settimana dopo, che la separa un po’ di più dal Festival di Venezia e permette ai giornalisti (non solo italiani) di organizzarsi meglio.
Delle buone premesse, insomma. Peccato solo che tra le sale della Festa ci sia ancora il piccolissimo Metropolitan. Speriamo almeno che quest’anno non ci siano le scazzottate dell’anno passato…
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10 risposte a: “Diario di una festa”
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Ma “Into the wild” era fuori concorso o qualcosa di simile?
“Into the Wild” era nella sezione Première, che ha un primo premio di ciu in realtà si erano dimenticati tutti. Ma comunque, giustamente l’ha vinto il film di Sean Penn.
Qui si possono leggere tutti i premi e le motivazioni.
Certo però che sentir parlare di ‘premi Fastweb’ in un festival così fa un pò rabbrividire…
“Troppi discorsoni di politici sul palco”? A Roma?? Alla festa di Veltronia??? Roba da non credere, guarda!
Eh!
Cito le tue parole…
<>
non per difendere nessuno ma in 10 giorni non hai idea di quante persone hanno chiesto uno spazio nel casellario…abbiamo parlato con migliaia di persone e mi sembra del tutto normale non ricordarsi di una persona con cui hai parlato il giorno prima…
Per 10 giorni lavorando dalle 9 alle 22.30 alcune cose possono sfuggire!
Ogni mattina, pomeriggio, sera si presentavano giornalisti su giornalisti, di tutte le religioni, lingue e culture a chiedere un posticino ma purtroppo era tutto assegnato e in più tutto il materiale che era disponibile a noi lo rendavano disponibile anche nella sala stampa.
Il responsabile con cui hai parlato non era assolutamente in cerca di lavoro…semplicemente non poteva fare favoritismi e doveva comunque informarsi su chi si presentava come un giornalista.
Un consiglio, prossimo ottobre cerca di avere una casella con largo anticipo e non avrai nessun tipo di problema!!
Ovviamente è un pò tardi per darti questa mia risposta, è passato un secolo…però è brutto pensare che c’è gente che resta con la convinzione che da noi in Italia non funziona proprio niente.
Nelle mie parole, scritte da una semplice ragazza, non ci sono toni critici, ironici o scandalizzati. Mi andava solo di rispondere e salutarti. Speriamo di vederci il prossimo autunno!
A presto
Staff Volontario 2007 Casellario stampa
eheh… non è uscita la citazione nel commento di prima 😀
A Roma ce ne sono molto meno rispetto al Festival di Venezia, ed erano stati tutti preassegnati prima dell’inizio. Ogni giorno si va a chiedere se se n’è liberato qualcuno, e ogni giorno si rimane sorpresi dal fatto che il responsabile non si ricordi della conversazione avuta il giorno prima.
Il responsabile è un tizio che a quanto pare è stato allontanato di peso dall’Adnkronos e sia attualmente in attesa di nuova occupazione.
Hai fatto benissimo a rispondermi, anche se con questo ritardo.
In ogni caso, non era mia intenzione aprire una polemica né dare a voi (soprattutto a voi volontari) la colpa di come sono andate le cose, anche perché penso di capire la situazione di lavoro in una manifestazione simile.
Però preciso due cose: al di là del fatto che il responsabile rispondesse effettivamente alla descrizione che mi è stata data e che ho riportato, se tu fai l’ufficio stampa e mi chiedi il nome oggi, domani puoi non ricordartelo e me lo richiedi e va bene, ma non accetto che al terzo giorno consecutivo tu non ti ricordi neanche che abbiamo parlato, anche perché si presume che la lista di ieri con su il mio nome tu non l’abbia buttata. Non stiamo parlando di un volontario, stiamo parlando di un giornalista con incarichi di responsabilità.
Il fatto poi che il responsabile di cui sopra chiedesse a tutti “ma voi (redazione) siete di Roma?” mi fa pensare che in realtà qualche favoritismo sia stato fatto eccome… Ma comunque, è vero che i materiali li si otteneva comunque, per cui alla fine va bene così.
Che poi l’organizzazione non ci avesse comunicato la necessità di richiedere la casella prima dell’inizio della Festa, questa è tutt’altra cosa…
Mi rendo conto che il post è di qualche anno fa, ma mi sono ritrovata qui per caso in seguito a qualche ricerca. Ho inviato il curriculum per fare la volontaria al Festival. Sono stata convocata per un colloquio. Per la ragazza che ha fatto parte dello staff casellario stampa.. che tipo di esperienza è? Grazie!
Intanto in bocca al lupo, Giulia.