Decalogo (doppio) per giovani critici
Scritto da Alberto Cassani mercoledì 2 febbraio 2011
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Non sono pochi i giovani, studenti o laureati, che in questi anni mi hanno rivolto la domanda: come si diventa critici di cinema? Mi venne in mente così – un po’ sul serio, un po’ per scherzo – di buttar giù un decalogo per giovani critici. Poiché il dieci non mi bastava, ho raddoppiato.
- Leggere. Di tutto: romanzi, saggi, biografie, giornali, riviste. E libri sul cinema.
- Vedere film. E rivederli anche quattro o cinque volte quando sono belli. Al cinema, s’intende: in sala. Anche in televisione e in videocassetta, senza dimenticare mai che sul teleschermo un film è soltanto un simulacro.
- Scrivere. Prendere appunti. Vai in giro – al cinema – con un quadernetto e prendi nota. Non fidarti della memoria. Che non passi un giorno senza scrivere. Impara a raccontare i film, in quattro o in quaranta righe.
- Scegli un critico di fiducia, di quotidiano o di rivista, per confrontare i suoi giudizi sui film nuovi con i tuoi.
- Ricordati che nemmeno un romanzo nasce nella testa del suo autore isolato dal contesto storico, sociale ecc. A maggior ragione un film. Se lo isoli da quel contesto, ti sarà più difficile capirlo.
- Impara ad amare – a conoscere – gli attori. A differenza del teatro, il cinema si può fare senza attori, ma è raro.
- Il cinema è la sintesi, o la somma, di molte arti. Tienine conto. Vai a teatro, vai per mostre, ascolta concerti e dischi.
- La recensione di un film è un (piccolo) genere letterario come tanti altri e ha le sue regole. Devi impararle per poter trasgredirle.
- Meglio sbagliare per generosità che per avarizia, per eccesso di immaginazione che per miopia.
- Non dimenticare mai che un critico è un parassita che vive sul lavoro altrui.
[Codicillo A — Ricordati che prima di tutto devi vivere.]- Impara le lingue straniere. Ti serviranno anche al cinema: non è divertente al festival di Berlino vedere un film russo con i sottotitoli in tedesco e ascoltarne la traduzione simultanea in francese.
- Non è una colpa essere un fan di Hollywood, ma cerca di ricordare qualche volta che, come dice Garcia Màrquez nel Generale nel suo labirinto, con la favola della libertà gli Stati Uniti ci ridurranno tutti in miseria.
- Uno dei doveri del critico è il rispetto per i film di cui scrive: nel suo significato originario rispettare sta per guardare due volte. (Quando ne vale la pena)
- Un buon critico deve avere una cattiveria militante.
- Esistono due modi per diffondere la luce: o essere la candela o essere lo specchio che la riflette. Gli autori sono la candela, i critici lo specchio.
- La critica per immersione non è soltanto lecita, talvolta può diventare necessaria. Attenzione, però, a non annegare.
- Ricordati che anche l’esercizio della critica è, come l’arte, una lunga pazienza. Bisogna saper aspettare. Che passino le mode, per esempio.
- Due o tre volte l’anno un critico dovrebbe concedersi il lusso di una bella dichiarazione d’odio col cuore in mano.
- Davanti a un film – un romanzo, una poesia, un quadro – che ammiriamo, bisogna porsi per prima, o per ultima, questa domanda di Hofmannstahl: ma sta nella vita?
- I critici devono essere sociali, non socievoli. (Con registi, attori, produttori ecc., intendo). Se sono anche socievoli, a loro rischio e pericolo.
[Codicillo B – Bisogna seguire un film con tutti i sensi all’erta.]
Morando Morandini, Non sono che un critico (Il Castoro, 2003)
Le sottolineature sono mie.
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Una risposta a: “Decalogo (doppio) per giovani critici”
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[…] non dovrebbe essere amico di chi i film li realizza, e lo stesso Morandini ha scritto nel suo Decalogo (doppio) per giovani critici «I critici devono essere sociali, non socievoli. (Con registi, attori, produttori ecc., intendo). […]