Piccolo prontuario per chi inizia a scrivere recensioni
Scritto da Alberto Cassani giovedì 10 luglio 2008
Archiviato in Quelli che scrivono...
Poche settimane fa mi è capitato di scambiare messaggi con una utente del newsgroup it.arti.cinema sul fatto che CineFile è una delle tre o quattro fonti italiane le cui recensioni sono inserite nel database di RottenTomatoes, anche se poi i nostri giudizi non collaborano al calcolo del tomatometro perché non diamo i voti ai film e scriviamo in italiano, rendendo quindi impossibile ai redattori di RT interpretare le nostre parole. Colpita dalla cosa, l’utente in questione mi ha chiesto se per caso avessi voglia di leggere qualcuna delle sue recensioni e dirle cosa ne pensavo e dove sbagliava. Mi sono rifiutato, rispondendole che…
Io al massimo ti posso dire cosa ne penso, ma per poterti dire dove sbagli la critica cinematografica dovrebbe essere una scienza esatta con regole fisse e chiare. Cosa che non è. Ogni critico (e, più in generale, ogni scrittore) ha un proprio stile, che non è detto si adatti ad un’altra persona. Al massimo io ti posso dire se si capisce cosa vuoi dire e se il modo in cui scrivi dà l’impressione che cerchi, e che tipo di attenzione nei confronti di certi aspetti del film io vorrei vedere in una recensione. Ma questo non vuol dire che si debba sempre prestare questa attenzione a questi particolari… Considerando poi che c’è un sacco di gente che idolatra critici che secondo me dovrebbero lavorare in miniera, hai un’idea di quanto tutto è astratto e soggettivo.
Dietro la sua insistenza, le ho scritto come secondo me si dovrebbe muovere una persona che sta iniziando a scrivere recensioni e non ha alle spalle né una grande preparazione né una redazione che la guidi e la corregga. Non è detto che questo metodo sia corretto, né – in realtà – che sia sensato. Avendo io iniziato a scrivere recensioni dopo dieci anni di scuola di cinema, mi sono ovviamente mosso in maniera diversa. Quello che mi sarebbe piaciuto vedere, era una discussione su cosa effettivamente era utile di quello che ho scritto e cosa invece dovrebbe essere fatto in modo diverso.
Quello che segue non vuole essere veramente una guida a chi muove i primi passi autonomi nel mondo della critica cinematografica, quanto un punto di partenza per discutere su cosa ci dovrebbe davvero essere in una guida di questo genere.
Allora: opinione strettamente personale, se non hai alcuna conoscenza tecnica non fare alcun commento tecnico. Non dire che ti è piaciuta la fotografia se non sei in grado di capire se i colori che hai visto sono naturali o filtrati, non parlare della composizione delle inquadrature se non sai cos’è un “piano americano”, non commentare il montaggio se non ne conosci le regole. Sempre opinione strettamente personale, puoi permetterti appunti sulla colonna sonora se riesci a valutare l’insieme film-colonna sonora, perché nel caso di musica da film è più importante capire quando un brano funziona “per sé” e quando invece lavora a braccetto con il film per cui è stato scritto rispetto all’essere in grado di argomentare sull’uso del controfagotto nel “Don Carlo” di Verdi.
Per spiegarmi meglio, fare commenti sugli aspetti tecnici di un film senza conoscerne la tecnica è come parlare delle figure retoriche e non sapere la differenza tra una metafora e una metonimia.Cosa resta, allora? Resta il racconto, e come dici tu stessa restano le emozioni che questo suscita in te. E’ vero che queste emozioni nascono grazie al modo in cui la tecnica cinematografica è messa al servizio del racconto, ma è meglio fare un passo alla volta e limitarsi a parlare di ciò che si conosce.
Se vuoi scrivere un diario emotivo da spettatrice cinematografica cerca di ragionare a visione finita su cosa esattamente nel film ti ha provocato determinate emozioni e sensazioni e cerca di analizzare freddamente la tua reazione, senza però dimenticarla o cancellarla dal modo in cui scrivi. Cerca di capire se le emozioni che hai provato dipendono dal film in sé stesso o da qualcosa di personale che tu ti sei portata in sala e che il film ha semplicemente risvegliato. Ma in ogni caso, cerca sempre di far capire quanto queste emozioni siano state per te forti e importanti, durante la visione del film.
Se invece vuoi provare ad andare oltre, a scrivere veramente per chi ti legge invece che per (e di) te stessa, devi essere in grado di separarti completamente dalle emozioni che hai provato e riuscire a capire se sono solo tue o se anche chi ti legge, che non ha nulla a che fare con te, le proverà (quasi) allo stesso modo vedendo lo stesso film in un altro momento e in un altro luogo.
A questo punto, con un po’ di impegno puoi essere in grado di dare al film un minimo di contestualizzazione dal punto di vista storico (del cinema) e dal punto di vista della carriera di chi l’ha realizzato. Ossia: una volta capita l’importanza del film per te e per gli altri spettatori, passi a studiarne l’importanza per il cinema.Tutto questo – come si suol dire – “in my very humble opinion”, soprattutto perché la maggior parte dei critici cinematografici italiani non è in grado di fare nessuna delle cose che ho scritto…
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Commenti
23 risposte a: “Piccolo prontuario per chi inizia a scrivere recensioni”
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Sei proprio un brav’uomo…
Direi che il tuo sugerimento e’ perfetto, non fa una piega. Cosi’ hanno insegnato anche a me.
Però non sono cose molto popolari, nella cerchia dei critici cinematografici professionisti…
Aggiungo solo un consiglio: leggere bene e correggersi prima di pubblicare, altrimenti si lasciano errori tipo “sugerimento”.
Se esistessero ancora i correttori di bozze, o i caporedattori leggessero gli articoli prima di pubblicarli, vedremmo molti meno errori, in giro.
Che dire? Quoto tutto quanto!
Denghiù!
In realtà mi hanno fatto notare che non ho scritto il più importante di tutti, ossia guardare un sacco di film, ma l’ho dato per scontato.
L’ho dato per scontato anch’io a dire il vero, ma a volte può non esserlo. Quello a cui penso spesso è che il “meccanismo” nel criticare un film è assai complesso e soggettivo. Un film è un qualcosa che “funziona o non funziona” in un determinato momento della vita di ognuno; come disse Francesco De Gregori in una intervista parlando di libri. Mille fattori influenzano la visione anche del critico più “corazzato” agli eventi esterni…da qui la bravura che dicevi tu nel separare le cose. Per contro, sono a favore di una critica che viri leggermente più sul “personale”…anche se lo sappiamo, la virtù sta nel mezzo!
E il linguaggio usato? Lo lasciamo allo stile personale del critico (o del “sito” di pubblicazione) oppure ci sono dei suggerimenti?
Politically correct, espressionista o provocatorio?
Il problema è che lo stile è impossibile da insegnare e difficile da guidare. Si può insegnare a scrivere correttamente, ma non a scrivere bene: quello dipende dall’intelligenza e dalla capacità di chi scrive.
Personalmente ritengo sia giusto che un critico conservi il prorio stile personale, però dev’essere sempre in grado di capire com’è meglio scrivere a seconda della pubblicazione. Dovrebbe capire cosa i suoi lettori sanno, e quindi cosa lui può dare per scontato, e come invece deve spiegare determinate cose. Se su Fumo di China posso dare per scontato che i miei lettori sappiano chi è Garth Ennis, non posso farlo su CineFile, e su Radio inBlu non posso neanche dare per scontato che gli ascoltatori sappiano chi è il Punitore. Allo stesso modo, uno stile colloquiale può andar bene su una rivista popolare come FilmTv, ma non su una più “accademica” come Segnocinema. E se su quest’ultima si possono usare determinati termini tecnici, è meglio evitarlo quando il target dei lettori è più ampio e variegato.
E’ per questo che in genere suggerisco di approfittare dei blog per fare esercizio mentre ancora si studia: scrivendo in continuazione ci si impratichisce, e rileggendosi si capisce cosa funziona e cosa no. Così lo stile si evolve (si spera nella giusta direzione) e si impara a capire anche cosa vale la pena dire e cosa si può tralasciare. Certo, se uno ha alle spalle una redazione – qualcuno che lo corregge – migliora più velocemente, ma anche da soli ci si riesce, posto di avere almeno un po’ di autocritica.
Ad esempio, io non sono contrario allo scrivere in prima persona – come peraltro fanno i critici di tutto il resto del mondo – ma in italiano bisogna scrivere molto bene per riuscire a scrivere in prima persona senza suonare fastidiosi. Tant’è vero che io ho smesso da tempo di usare la prima persona e sono passato all’impersonale (il “noi” non mi piace). La prima persona, invece, va benissimo in ogni caso quando si scrive una specie di diario, com’è questo blog.
Il problema è quando lo stile prende il sopravvento sul contenuto, quando si cercano per forza delle “belle frasi” o quando si vuole provocare in continuazione. Una bella stroncatura ci sta, di tanto in tanto, così come una bella provocazione, ma a cercare sempre quella linea si finisce per perdere di credibilità. Il politically correct, invece, secondo me fa più danni che altro: critici alla Maurizio Porro, che danno la sufficienza a tutti i film, rendono un cattivo servizio a quei film che davvero sono solamente sufficienti e quindi non si stagliano al di sopra di quelli che lui ha definito sufficienti solo per bontà d’animo anche se non lo avrebbero meritato. Però ci sono un sacco di critici che dicono che a parlar male dei brutti film si ammazza il cinema…
Le tue recensioni fanno cagare.
Beh, almeno in determinate situazioni vengono utili…
Alberto -come disse Penelope Cruz di Castellitto in un osceno David di Donatello Show- …sei il mio èroe!
Dalle stalle alle stelle nel giro di tre giorni… Grazie, comunque: speriamo di fare una fine migliore di quella di “Non ti muovere”…
Interessante questa discussione.
per esperienza personale posso dire che il miglior esercizio è ovviamente guardare tanti film, concedendo ad ognuno la dovuta attenzione. Poi è utile leggerne di ognuno le recensioni in giro, indagando su ciò che non si capisce o non si conosce.
Beh, ovviamente il guardare film è una cosa obbligatoria, visto il lavoro che si vuole fare… E’ vero però che il tempo è quello che è… Diciamo che guardare i film originali quando si sta per vedere un remake/sequel e recuperare con calma i classici che ci mancano è già una bella cosa.
Giusto dire che bisogna concedere “ad ognuno la dovuta attenzione”, ma bisogna sempre approcciare ogni film con la medesima professonalità: bisogna capire l’importanza del film e farlo capire quando se ne scrive a proposito, ma non bisogna sottovalutarne la visione. “Massì: sarà un filmaccio, posso pure tenere il cellulare acceso e mandare messaggi agli amici” non è il modo giusto per andare al cinema.
Leggere le recensioni altrui è utile, anzi utilissimo, ma quando si è agli inizi mi sa che si rischia di farsi influenzare. Meglio leggerle dopo aver visto il film, e per quanto è meglio fare una rassegna stampa il più completa possibile penso sia importante trovare uno/due critici di riferimento cui ispirarsi, non necessariamente italiani. Poi scrivendo e crescendo lo stile si evolve e si riesce a capire come e dove raffinarsi.
per “dovuta attenzione” intendevo proprio dire che ad ogni film bisogna dedicarsi completamente, nel senso che è più utile guardare 2 film con attenzione che guardarne 100 con il cellulare acceso e messaggiando (cosa che fra l’altro trovo odiosa).
Certo è anche vero che è più utile guardare una volta “Quarto potere” che 10 cinepanattoni 🙂
Purtroppo devo dire che ci sono molti critici cinematografici che tengono acceso il cellulare durante le proiezioni. Ogni tanto capita persino che qualcuno risponda se riceve una telefonata, ma gli SMS non si contano. E’ l’unico vantaggio della fobia dell’antipirateria che ci obbliga spesso a lasciare cellulari e apparecchiature elettroniche fuori dalla sala.
Umberto Eco aveva scritto in un editoriale su L’Espresso una decina d’anni fa che “si può essere colti allo stesso modo avendo letto dieci libri o avendo letto lo stesso libro dieci volte”, ma per il nostro lavoro è essenziale poter vedere più film possibile. Possibilmente tutti almeno dieci volte…
Carmine, adesso mi spieghi com’è possibile. Cos’ho fatto, esattamente?
mi hai dato un gran aiuto grazie molto di tutto mi hai fatto superare il compito di italiano
non capisco molto bene come si possa superare un compito di italiano con questo… Pero’ sei molto bravo e’ vero, sei stato chiaro e conciso, con una certa ironia che rendeva la lettura piu’ scorrevole.
Mi sono inoltrato in questo sito perche’ vorrei aprire un blog con recensioni cinematografiche, ma avendo solo quindici anni capisci che io non abbia molta esperienza, pero’ dopo questa lettura ho le idee piu’ chiare su come organizzare il mio lavoro, grazie mille.
Immagino che a scuola gli avessero dato da fare una recensione, e lui abbia preso spunto da questi miei consigli per scriverla.
Comunque Francesco, essere molto giovane può essere un vantaggio perché puoi farti adesso l’esperienza che magari altri fanno a vent’anni. Aprire un blog è un attimo, fallo con il giusto impegno e vedrai che pian piano le cose che scrivi miglioreranno. In bocca al lupo!
Si’ spero proprio che ne uscirà qualcosa di interessante…. Vedremo 😉