13 trucchi per riuscire a scrivere

Scritto da Alberto Cassani lunedì 22 settembre 2008 
Archiviato in Quelli che scrivono...

Quello che segue è uno scritto di Chuck Palahniuk tratto dal suo sito ufficiale, in cui l’autore di Fight Club e Soffocare dà alcuni consigli a chi sta pensando di farsi strada nel mondo della scrittura. Sono ovviamente consigli dedicati a chi si occupa di scrittura creativa, ma alcuni di questi sono utilissimi anche per chi fa scrittura giornalistica. Critica cinematografica compresa.

Vent’anni fa, sotto Natale, camminavo con un’amica nel centro di Portland. I grandi magazzini: Meier and Frank… Frederick and Nelson… Nordstroms… Le loro grandi vetrine avevano tutte una scena semplice e carina: un manichino vestito o una bottiglia di profumo adagiato su della neve finta. Ma la vetrina del JJ Newberry – diamine – era strapiena di bambole e lattine e spatole e cacciaviti e cuscini, aspirapolveri, appendiabiti, roditori, fiori finti, caramelle… Avete capito, insomma. Ognuno di quelle centinaia di oggetti aveva il suo cartellino rosso con il prezzo. Camminandoci davanti la mia amica, Laurie, guardò a lungo quella vetrina e disse “il loro vetrinista dev’essere convinto che se la vetrina non sembra abbastanza bella, bisogna metterci ancor più roba”.
Fece il commento giusto al momento giusto, e io me lo ricordo ancora due decadi dopo perché mi fece ridere. Tutte quelle altre belle vetrine… Sono sicuro che fossero eleganti e piene di gusto, ma non ho nessun vero ricordo di come fossero.

Per questo saggio, il mio scopo è di metterci ancor più roba. Di mettere insieme una specie di calza natalizia di idee, con la speranza che qualcosa vi possa essere utile. Un po’ come fare un pacco regalo per i lettori, mettendoci dentro delle caramelle e uno scoiattolo, un libro, dei giocattoli e una collana, sperando che ci sia una sufficiente varietà di oggetti che anche se qualcosa sembrerà totalmente stupido, qualcos’altro potrebbe invece essere perfetto.

Numero Uno: Due anni fa, quando scrissi il primo di questa serie di saggi, scrissi del mio “metodo del cuociuova”. Voi quel saggio non l’avete mai visto, ma ecco in cosa consiste il metodo: quando non avete voglia di scrivere, settate il timer che usate quando cucinate su un’ora (o anche mezz’ora) e mettetevi a scrivere fino a quando il timer non suona. Se continuate a non aver voglia di scrivere, siete liberi per un’ora. Di solito, però, ora che il timer suona siete talmente assorti nel vostro lavoro da non avere nessuna voglia di smettere, e allora andate avanti. Invece del timer della cucina potete fare il bucato e usare la lavatrice come timer. Alternare il mentalmente pesante lavoro di scrittura con compiti come lavare i piatti o fare il bucato, in cui non c’è molto da pensare, vi darà l’intervallo di cui avete bisogno per farvi venire nuove idee o arrivare a nuove intuizioni. Se non sapete come andare avanti con quello che state scrivendo… pulite il cesso! Cambiate le lenzuola del letto. Per Dio, ripulite la tastiera del computer. Vi verrà un’idea migliore.

Numero Due: I vostri lettori sono più intelligenti di quanto pensate. Non abbiate paura di fare esperimenti con le forme narrative o con i flashback. La mia teoria personale è che i lettori più giovani leggono poco non perché loro siano più stupidi dei lettori delle generazioni precedenti, ma perché sono più svegli. I film ci hanno resi più sofisticati, riguardo alle storie che ci piace sentirci raccontare. E i vostri lettori sono molto più difficili da colpire di quanto possiate immaginare.

Numero Tre: Prima di sedervi a scrivere una scena, pensateci a lungo e cercate di capire quale sia l’utilità di quella scena. Come l’avete preparata nelle pagine precedenti? E a cosa porterà nelle pagine seguenti? Come farà progredire la trama, questa scena? Fatevi in continuazione queste domande mentre lavorate, mentre guidate o mentre siete in palestra. Prendete anche appunti, quando vi vengono delle idee. Solo quando avete finalmente deciso l’ossatura della scena, solo allora sedetevi e scrivetela. Non mettetevi davanti a quel vecchio computer senza avere in mente qualcosa. Ed evitate ai vostri lettori di dover leggere una scena in cui succede poco o niente.

Numero Quattro: Sorprendetevi. Se potete portare la storia – o farvi portare dalla storia – in un luogo che vi stupisce, allora potrete stupire anche i vostri lettori. Perché se preparate troppo bene la vostra sorpresa ve ne accorgerete, e ci sono buone possibilità che se ne accorga anche il vostro sofisticato lettore.

Numero Cinque: Quando siete bloccati, tornate indietro e leggete le scene precedenti. Cercate personaggi che avete lasciato da parte o particolari che potete riprendere come fossero delle pistole nascoste sotto il cuscino. Quando stavo finendo di scrivere “Fight Club” non avevo idea di cosa avrei fatto del palazzo dove si trova Tyler Durden, ma rileggendo le prime scene ho trovato quell’indicazione sul mescolare nitroglicerina e paraffina e farci dell’esplosivo al plastico. Al di là del commento che avevo fatto all’inizio  del libro (“…la paraffina con me non funziona mai…”), quella era una “pistola nascosta” perfetta per salvarmi il culo.

Numero Sei: Usate il fatto di essere uno scrittore come una scusa per organizzare una festa ogni settimana – anche se poi la festa la chiamate “incontro di lavoro”. Ogni volta che avete la possibilità di passare del tempo con persone che apprezzano il vostro lavoro vi rifarete delle ore che avete speso da soli, a scrivere. Anche se un giorno riuscirete a vendere i vostri scritti, non esiste cifra al mondo che vi ripagherà delle ore che avete passato da soli. Quindi prendetevi questa specie di “anticipo”, fate in modo che la scrittura sia una scusa per stare in mezzo alla gente. Quando sarete alla fine della vostra vita – credetemi – non sarà ai momenti passati da soli cui ripenserete.

Numero Sette: Fate in modo di rimanere nell’Ignoranza. Questo è un consiglio che è passato attraverso centinaia di persone importanti, e da Tom Spanbauer è arrivato a me ed ora a voi. Più tempo permettete alla storia di prender forma, migliore sarà il risultato. Non affrettate le cose, e non forzate il finale di una storia. L’unica cosa che dovete conoscere è la scena successiva a quella che state scrivendo, o comunque le scene successive. Non avete bisogno di avere in mente ogni singolo risvolto dall’inizio alla fine. In effetti, se così fosse sarebbe un lavoro tremendamente noioso.

Numero Otto: Se avete bisogno di maggior libertà con la vostra storia, versione dopo versione, cambiate i nomi ai personaggi. I personaggi non sono persone reali, non sono come voi. Cambiando i loro nomi in maniera arbitraria prenderete la distanza giusta per poterli torturare liberamente. O peggio, per cancellare totalmente un personaggio, se è questo ciò di cui la storia ha bisogno.

Numero Nove: Ci sono tre tipi di dialogo – in realtà non so se questo è vero, ma l’ho sentito ad un seminario e mi sembrava avesse un senso. I tre tipi sono Descrittivo, Istruttivo ed Espressivo. Descrittivo: “Il sole splendeva alto…”, Istruttivo: “Cammina, non correre…”, Espressivo: “Ahia!”. La maggior parte degli scrittori ne usa soltanto uno – al massimo due. Voi cercate di usarli tutti e tre, mescolateli. È così che la gente parla.

Numero Dieci: Scrivere il libro che vorreste leggere.

Numero Undici: Fatevi fare la foto per la quarta di copertina adesso, quando siete giovani. E fatevi dare i negativi e i diritti della foto.

Numero Dodici: Scrivere delle cose che veramente vi interessano. Sono queste le cose che vale la pena scrivere. Nel suo seminario intitolato “Scrivere pericolosamente”, Tom Spanbauer disse che la vita è una cosa troppo preziosa per sprecarla scrivendo storielle convenzionali e trame per le quali non abbiamo nessun interesse. Tom parlò di un sacco di cose, durante quel corso, ma io me ne ricordo appena la metà: l’arte della “manomissione”, cioè l’attenzione che ci vuole per far muovere il lettore da un momento all’altro della storia; e la “sotto convenzione”, che da quello che ho capito indica il messaggio nascosto al di sotto di una storia apparentemente ovvia.

Numero Tredici: Un’altra storia sulle vetrine natalizie. Quasi ogni mattina faccio colazione nello stesso bar, e questa mattina un uomo stava dipingendo sulla vetrina le decorazioni natalizie. Finti pupazzi di neve, fiocchi di neve, campane, Babbo Natale. Se ne stava sul marciapiede gelato a dipingere, con il respiro visibile nel freddo ad alternarsi a colpi di pennello di questo o quel colore. All’interno del bar, i clienti e i camerieri lo guardavano spennellare di rosso, bianco e blu. Alle sue spalle, la pioggia ha cominciato a diventare neve. I suoi capelli erano grigi, e la sua faccia era piena di rughe e pieghe quanto il sedere dei suoi jeans. Tra un colore e l’altro, si fermava per bere da una tazza di plastica.
Guardarlo dall’interno del bar, mangiando uova e toast, lo si sarebbe detto triste. Un cliente disse che probabilmente si trattava di un pittore fallito, e che probabilmente nella tazza di plastica c’era del whisky. Che probabilmente il suo appartamento era pieno di dipinti invenduti e che ormai era costretto a decorare vetrine per vivere. Una cosa triste, triste, triste.
Il pittore continuava ad aggiungere colore su colore. Prima tutta la “neve” bianca, poi un po’ di rosso e di verde. Quindi alcuni bordi neri che diede ai colori la forma di alberi di Natale e di calze appese al camino. Un cameriere, camminando vicino alla vetrina per portare del caffè ai clienti, disse “è così bravo, vorrei saperlo fare anch’io…”. E che noi si invidi quell’uomo o che lo si compatisca, lui continuava a dipingere, aggiungendo un dettaglio dopo l’altro. E non saprei dire esattamente quando è successo, ma ad un certo punto lui se n’è andato. Le immagini che aveva disegnato erano così ricche da riempire benissimo la vetrina, i colori erano così brillanti che il pittore se n’era andato. Che fosse un fallito o un eroe. È semplicemente scomparso, andato, e l’unica cosa che noi potevamo vedere era il suo lavoro.

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Commenti

31 risposte a: “13 trucchi per riuscire a scrivere”

  1. spaceodissey ha scritto martedì 23 settembre 2008 08:43

    Bello. Chi si offre di farmi la foto per la quarta di copertina?

  2. angela ha scritto martedì 23 settembre 2008 11:57

    mi offro per le foto per la quarta di copertina

  3. spaceodissey ha scritto martedì 23 settembre 2008 12:50

    uhm… se sei una donna bisogna chiedere la liberatoria a mia moglie, ma va bene.

  4. Alberto Cassani ha scritto martedì 23 settembre 2008 21:15

    Ma tu sei già vecchio, Space: ormai è ora di appendere penna e calamaio al chiodo!

  5. spaceodissey ha scritto mercoledì 24 settembre 2008 13:06

    Io vecchio!? Ma se non sono nemmeno a un quarto del mio cammino terreno?

  6. Alberto Cassani ha scritto mercoledì 24 settembre 2008 13:13

    Non barare: non è che passiamo tutti lo stesso tempo, su questa Terra….

  7. kim ha scritto mercoledì 24 settembre 2008 16:19

    ..ragazzi ho un dubbio atroce che non centra nulla con il post..ma non mi fa dormire la notte..secondo voi perchè mai giusepe Lago ha lasciato l’isola dei famosi?:-)))

  8. spaceodissey ha scritto giovedì 25 settembre 2008 13:18

    Infatti, Alberto. Io ho meno anni di te. Vivrò meno di te su questa terra. Ciò non toglie che sono a un quarto della mia vita terrena. Circa.

  9. kim ha scritto venerdì 26 settembre 2008 13:41

    ..e Alberto quanti anni ha?se il suo blog si chiama Diario di un Giovane critico sarà sicuramente molto giovane e quindi se tu Space sei a un quarto del tuo cammino..mettiamo per una media di 90 anni(la vita si è allungata)dovresti avere..22 – 23anni..è corretto?
    io penso di essere ormai un po’ in là dato che ho già superato i fatidici 30 e purtroppo anche i 35 e viaggio per i quaranta..:-(((((
    beata giovinezza!!!!

  10. Alberto Cassani ha scritto venerdì 26 settembre 2008 13:47

    L’età è uno stato mentale, che non necessariamente coincide con quello che c’è scritto sulla carta d’identità… Diciamo che sono cresciuto con Shingo Tamai invece che con Holly & Benji.

  11. kim ha scritto venerdì 26 settembre 2008 14:23

    ..quindi desumo che tu sia più sulla trentina che sulla ventina..:-)ma al giorno d’oggi si è ancora dei ragazzini fino a 30 anni non è più come una volta che a quell’età si era già sposati con due figli!comunque concordo..l’età anagrafica non conta!soprattutto detto da no dche ormai è verso i 40..:-)

  12. Alberto Cassani ha scritto venerdì 26 settembre 2008 14:36

    Diciamo che tra un mese sarò più vicino ai 40 che ai 30…

  13. kim ha scritto lunedì 29 settembre 2008 10:48

    una news per voi critici..ciao!

    “Lo spettatore professionista

    Ad Alessandria torna il festival dedicato alla critica del cinema (2-4 ottobre). Ospite Liliana Cavani”

  14. Alberto Cassani ha scritto lunedì 29 settembre 2008 14:38
  15. Kim ha scritto giovedì 23 ottobre 2008 17:27

    nessuno va alla Festa di Roma?

  16. Alberto Cassani ha scritto giovedì 23 ottobre 2008 17:54

    C’è quasi tutta la redazione, al Festival. E’ che per adesso è successo davvero poco, ma può darsi che domani parta il diario. In meno di un’ora, invece, dovrebbe essere on-line la recensione del film d’apertura, “L’uomo che ama”.

  17. Tommaso ha scritto giovedì 23 ottobre 2008 19:51

    Cassani delivers.

  18. Marco cavalleri ha scritto giovedì 23 ottobre 2008 21:05

    In uno stato realmente democratico (l’Afghanistan talebano o il Kazakistan odierno, fari mdella civiltà)uno come lui sarebbe stato passato per le armi da mo’.
    Detto questo, capirai che lo stimo molto e seguirò sicuramente le sue dritte…
    Beato te che sei a Roma! Salutami il compagno Alemanno.

  19. Alberto Cassani ha scritto giovedì 23 ottobre 2008 22:58

    Vai tranquillo, caro Marco, che qui a Roma c’è qualcuno he sta seriamente pensando di farmi passare se non per le armi, almeno per le mani di qualche suo amico grande e grosso, possibilmente in un vicolo buio.

  20. Alessia ha scritto venerdì 13 febbraio 2009 15:47

    ciaoooooooooooo t.v.b

  21. pottericchio ha scritto martedì 5 maggio 2009 20:26

    vi propongo questo sito dove tutti possono scrivere un capitolo per esercitarsi e avere critiche sul proprio lavoro (anche se in realtà amate altri generi)
    http://www.harrypotter8.altervista.org

  22. mercurioide ha scritto sabato 23 maggio 2009 08:44

    Considero il punto numero 6 un insulto per chi scrive. Codesto individuo afferma a chiare lettere che “non esiste cifra che vi ripagherà delle ore che avete passato da soli”; ma dico, stiamo bestemmiando?! Personalmente ho avuto momenti di godimento pieno e completo durante la scrittura e non ho mai considerato l’atto dello scrivere come se fosse una segregazione deprivante il cui danno debba essere risarcito da eventuali incontri organizzati per racimolare cifre che riscattino dalla “solitudine”. Scrivere è un traguardo di per se, certamente non è l’unico traguardo possibile, ma mettere in relazione la scrittura con un presunto “male” per il cui risarcimento non ci sia cifra adeguata lo considero un travisamento gravissimo dell’atto compositivo in quanto espressione genuina della creatività perconale. Ben vengano quindi le ore e ore in solitudine di fronte ad un foglio elettronico o cartaceo che sia, altro che cifre e milioni! (ciò non significa che non siano bene accetti, ma farne il parametro di soddisfazione e compensazione di qualcosa che viene presentato come un supplizio mi sembra scandaloso).

  23. Alberto Cassani ha scritto mercoledì 27 maggio 2009 15:51

    Mah… In realtà io sono d’accordo con Palahniuk, invece. E’ vero che scrivere – l’atto dello scrivere – può essere estramamente appagante, ma non puoi fare dello scrivere la tua unica espressione di vita, non puoi rinunciare a tutto il resto per scrivere e basta. Anche perché senza interagire con gli altri non si può avere nulla di interessante da raccontare… Se lo chiedeva già François Truffaut quarant’anni fa: “è più importante il cinema o la vita?” Con la scrittura è la stessa cosa, e Palahniuk sta dicendo che senza la vita non ci può essere (buona) scrittura.
    Ma in ogni caso, Palahniuk ha dato questi suggerimenti a chi inizia a scrivere, a chi fa fatica a scrivere perché non ha esperienza né tantomeno ha ottenuto soddisfazioni da quello che ha scritto. Non ne fa una questione di soldi, nel punto sei, tutt’altro: ne fa una questione di apprezzamento, di autostima. Non dice di incontrare quelli che hanno comprato i tuoi libri, o quelli che potrebbero pubblicarli, dice di incontrare gli amici che apprezzano quello che fai, e di non preoccuparsi se con la scrittura non ci si guadagna una lira. Essere circondato da persone che hanno stima di te ha effetti positivi sulla stima che tu hai di te stesso, e la cosa si ripercuote positivamente su quello che scrivi. Perché scrivere può essere bello, ma se nessuno ti legge diventa triste. E anche se alla fine arrivi a guadagnare dei soldi con quello che scrivi, è sicuramente più appagante parlare con chi apprezza i tuoi scritti che fare la fila in banca per versare l’assegno. E forse, parlare con i tuoi lettori soddisfatti è più appagante dell’atto di scrivere.

  24. -y*-y=y as ewfqvd ha scritto sabato 26 dicembre 2009 02:57

    Leggendo i vostri primi post mi era venuto in mente qualcosa da scrivere che ho prontamente dimenticato. Fortunatamente è arrivato Mercurioide che, con la sua discutibile punteggiatura, ha portato la discussione in riga e sollecitato Alberto Cassani a una risposta con un minimo di applicazione cerebrale.
    Scusate il ritardo, non avevo mai visto questo spazio.
    Ehm…cosa c’è scritto sulla maglietta di Palahniuk?

  25. Alberto Cassani ha scritto domenica 27 dicembre 2009 13:59

    In effetti in questo thread ci eravamo dati al cazzeggio selvaggio… Nessun problema per il ritardo, comunque: il bello di internet è anche questo.

    Comunque, sulla maglietta c’è scritta una citazione da un libro di un autore a caso: “First rule of Fight Club: you don’t talk about Fight Club – Tyler Durden”.

  26. -y*-y=y as ewfqvd ha scritto domenica 27 dicembre 2009 22:42

    Come sospettavo. Maledetti sponsor! Maledetto marketing!

  27. -y*-y=y as ewfqvd ha scritto domenica 27 dicembre 2009 22:48

    Ahia, come sospettavo. Maledetti sponsor, maledetto marketing! O fotomontaggio? Non mi stupirei.

  28. Alberto Cassani ha scritto domenica 27 dicembre 2009 22:51

    No, non mi sembra un fotomontaggio. Però non ho idea di quale sia l’occasione in cui è stata scattata la foto, non mi stupirei se risalisse (vista anche la pettinatura) ai tempi del lancio del film.

  29. -y*-y=y as ewfqvd ha scritto domenica 27 dicembre 2009 23:18

    Sicura è la sua non-abitudine a indossarla quando passeggia per Portland o Vancouver.

  30. Peppo ha scritto giovedì 16 settembre 2010 16:57

    Dopo aver letto i 13 consigli e’ mia opinione che ce ne siano alcuni in conflitto fra loro e vorrei sentire l’opinione di altri in proposito.
    Per es. il n. 5 cita:
    Quando siete bloccati, tornare indietro e leggete le scene precedenti…
    Il n.7 invece dice:
    L’unica cosa che dovete conoscere è la scena successiva a quella che state scrivendo…
    Non avete bisogno di avere in mente ogni singolo risvolto dall’inizio alla fine.

    Ma se io avessi in mente tutto dall’inizio alla fine non correrei il rischio di rimanere bloccato.
    O no?

  31. Alberto Cassani ha scritto giovedì 16 settembre 2010 17:06

    In realtà non sono in contraddizione, anzi. Il 5 è una conseguenza del 7: se l’unica cosa che conosciamo è la scena successiva a quella che stiamo scrivendo perché è meglio rimanere nell’ignoranza, è facile arrivare ad un punto in cui non siamo sicuri di come proseguire.
    Peraltro, anche se avessimo già tutta la storia in mente prima di iniziare a scriverla è probabile che i singoli particolari li si controlli mano a mano, e quindi potrebbe comunque esserci un momento di impasse.
    Ad ogni modo, dipende tutto dalla sensibilità e dalle abitudini del singolo scrittore: c’è chi preferisce pianificare ogni singolo dettaglio prima di scrivere e chi invece parte con l’idea base e poi improvvisa mano a mano.

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