Chi è il primo uomo?
Scritto da Alberto Cassani venerdì 20 aprile 2012
Archiviato in Quelli che scrivono...
Mi è già capitato di raccontare come una cosa scritta su internet finisca spesso per rimbalzare di sito in sito fino a sembrare notizia vera nonostante sia inventata di sana pianta. Ancora più spesso capita che un errore commesso da qualcuno finisca per apparire a prima vista un’informazione corretta perché viene riportato pari pari da millemila siti. Il giornalismo italiano via internet è infatti ormai diventato la terra del copincolla più selvaggio, e anche la filosofia del “sapere condiviso” sembra più spesso una “ignoranza condivisa”. A farne le spese sono stati, in questi giorni, i lettori che cercavano in rete informazioni sull’ultimo film di Gianni Amelio, Il primo uomo.
Lo scrittore Jean Cormery torna nella sua patria d’origine, l’Algeria, per perorare la sua idea di un paese in cui musulmani e francesi possano vivere in armonia come nativi della stessa terra. Ma negli anni ’50 la questione algerina però è ben lontana dal risolversi in maniera pacifica. L’uomo approfitta del viaggio per ritrovare sua madre e rivivere la sua giovinezza in un paese difficile ma solare. Insieme a lui lo spettatore ripercorre dunque le vicende dolorose di un bambino il cui padre è morto durante la Prima Guerra Mondiale, la cui famiglia poverissima è retta da una nonna arcigna e dispotica. Gli anni ’20 sono però per il piccolo Jean il momento della formazione, delle scelte più difficili, come quella di voler continuare a studiare nonostante tutte le difficoltà. Tornato a trovare il professor Bernard, l’insegnante che lo ha aiutato e sorretto, il Cormery ormai adulto ascolta ancora una volta la frase che ha segnato la sua vita: “Ogni bambino contiene già i germi dell’uomo che diventerà”.
Quella qui sopra è la trama del film così com’è raccontata nel sito del Corriere della Sera. E in diversi altri, alla lettera, virgole comprese. Ad esempio, la recensione che Adriano Ercolani ha scritto su MyMovies inizia esattamente così. Alla lettera, virgole comprese. A dir la verità non sono riuscito a capire dove questa trama sia originata, chi l’abbia scritta per primo. Potrebbe anche averla scritta Ercolani, che è stato poi copiato da tutti, Corriere incluso. Ma ha poca importanza, perché in realtà io del “successo” di questo paragrafo mi sono accorto solamente perché contiene un clamoroso errore che ha fatto ancor più proseliti.
Guardando il trailer qui sopra, avete notato che il protagonista si chiama Jacques e non Jean com’è scritto nella trama? Ora, a prescindere da chi abbia scritto originariamente la trama in questione, possibile che nessuno di quelli che l’hanno copiata avesse visto il film? E possibile che quelli che l’hanno copiata nelle loro recensioni abbiano trovato il film così soporifero da non aver neanche capito il nome del protagonista? E possibile che chi ha pubblicato le loro recensioni non abbia nemmeno sfogliato il press-book, dove il nome è scritto bello chiaro?
La cosa è ancora più grave rispetto alla “semplice” trama copiata perché questo errore lo si ritrova in molti più siti. Secondo Google, ci sono circa 13.700 pagine in cui compare il nome “Jean Cormery” associato ad “Amelio”. Tra questi la pagina di Wikipedia italiana dedicata al film (quella francese invece è corretta), la scheda del film sul portale di Libero, recensioni sparse su siti grandi e piccini (compreso un portale il cui direttore editoriale mi ha già accusato di diffamazione una volta e di cui quindi non cito il nome) e persino alcune interviste allo stesso Gianni Amelio.
Ma al di là dell’errore in sé, com’è possibile che queste 13.700 pagine presentino tutte lo stesso identico errore? E’ molto semplice: hanno copiato tutti da IMDb. E non è mica l’unico errore che hanno copiato, da lì. Sempre Ercolani, ad esempio, scrive:
Ogni primo piano su volti segnati dalla loro vicenda personale è preciso, giustificato, emozionante. In questo lo supporta alla perfezione la fotografia accurata ma mai espressionista di Luca Bigazzi, tornato con questo lungometraggio ai livelli altissimi che gli competono.
IMDb riporta infatti il fotografo milanese come direttore della fotografia, e così fanno – sempre secondo Google – 604 pagine. Qui c’è il manifesto del film. Se scorrete in fondo, c’è scritto “fotografia Yves Cape”. La stessa cosa è scritta sul press-book e sul sito ufficiale dello stesso Cape. E presumibilmente anche nei titoli di testa che Ercolani e tanti altri hanno visto scorrere sullo schermo durante la proiezione.
Insomma, fatto salvo che la cosa importante per chi scrive di cinema è guardare (e ascoltare) con attenzione i film di cui si deve scrivere, se si vogliono poi cercare informazioni bisogna capire quali sono le fonti realmente attendibili cui rifarsi. E non è detto che queste siano quelle più blasonate.
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